Viene consacrata la cappella del Laterino, “sfrattata” la Pantera da qui nascerà la rivalità con la Selva

Il 19 giugno 1786 fu benedetta la cappella del nuovo camposanto del Laterino e vi fu officiata la prima messa dal canonico, il reverendo Periccioli. I lavori per la realizzazione del nuovo cimitero, erano iniziati il 16 ottobre 1784 in località detta Poggio del Cardinale, nel podere dell’arciprete Luti. La creazione di un cimitero fuori delle mura cittadine si era reso necessario perché le sepolture nelle chiese e, soprattutto, quelle fatte nel Santa Maria della Scala, erano ormai incompatibili con una nuova e più avanzata idea di salubrità dell’ambiente urbano. Le opere terminarono nel 1786, ed il 1 giugno, come racconta scandalizzato Pietro Pecci, arrivò da Firenze un “beccamorto reale per interrare tutte le sepolture e farci sopra la volta”, visto che dal 1 luglio i morti dovevano essere seppelliti nel nuovo cimitero.
Al Pecci non piacque il metodo usato dal becchino: “fu il più barbaro e il più indecente”, scrive, entrando nelle chiese cittadine (nelle quali si effettuavano le sepolture) seguito da una “turba di muratori senesi” e scoperchiando i sepolcri, spesso distruggendoli insieme alle lapidi, per estrarre i resti mortali. “La prima chiesa che soffrì il sacco militare”, continua l’annotazione irata di Pietro Pecci, “fu la chiesa di S. Caterina in S. Domenico, oggi uffiziata (…) dai monaci neri che prima stavano a Munistero, nelle lapide che furono fracassate si sono perdute moltissime memorie di famiglie antiche e spente”. Le lapidi delle famiglie ancora esistenti, invece, una volta tolti i resti mortali delle salme, vennero rimesse nelle chiese e nei chiostri come quella della stessa famiglia del cronista che dice “in Sant’Agostino se ne vedono molte (…) e fra queste quella della mia famiglia Pecci, che era nel primo chiostro a mano manca per entrare in chiesa dalla porta di fianco, adesso si vede murata nella muraglia”.
Il nuovo camposanto creò gravi problemi anche alla Contrada della Pantera che il 4 luglio dovette abbandonare la cappella di San Giovanni Decollato (nella quale officiava dalla metà del XVII secolo) che venne adibita all’esposizione delle salme prima della sepoltura. Da qui nascerà, come conseguenza, la secolare inimicizia con la Selva, cessata solo nei primi anni del Novecento. Inizialmente alleate, infatti, rompono i rapporti proprio quando, nel 1786, alla Pantera rimasta senza oratorio si concede di officiare nella chiesa dei Tessitori, che è la cripta di quella di San Sebastiano in cui officia
la Selva. Quest’ultima viene sfrattata ed è costretta a trasferirsi
nell’oratorio di San Desiderio, portandosi dietro un rancore nei confronti della consorella sentita come “usurpatrice”, che
non si finisce nemmeno quando, nel 1813, la Pantera si trasferisce nella chiesa di San Quirico (che peraltro è nel territorio della Chiocciola), nè quando la Selva, nel 1818, fa finalmente ritorno nel suo San Sebastiano.
Maura Martellucci
Roberto Cresti