Anche la domanda cinese tira il fiato, in linea con il rallentamento della situazione mondiale, ma i tassi di crescita per le merci italiane si mantengono comunque elevati (+23,4% anno/anno nei primi sei mesi del 2011) ed i beni che si dirigono in Cina crescono a ritmi superiori rispetto a quelli diretti verso l’Europa (+15,9% anno/anno) e il Nord America (+17,6% anno/anno). Questo il trend esaminato dagli economisti dell’Area Research di Banca Monte dei Paschi di Siena che sul tema delle importazioni cinesi di prodotti italiani hanno elaborato un articolato rapporto.
Sale il peso che i paesi emergenti hanno tra i mercati di sbocco delle merci italiane. Negli ultimi 10 anni, infatti, la quota di esportazioni assorbite dall’Europa è rimasta sostanzialmente stabile (circa il 70%). Considerando solo le esportazioni extra europee la quota assorbita dagli Usa è scesa di quasi il 14%, mentre quella cinese è salita oltre il 6% e questo dato è destinato a crescere nei prossimi anni in linea con l’aumento dei redditi nel paese. Negli ultimi 4 anni la spesa per consumi delle famiglie cinesi in termini reali è cresciuta del 40% e nel 2010 il numero delle persone abbienti ha superato quello del Regno Unito. La Cina sta diventando un partner molto importante anche per gli altri Paesi europei, in particolare per la Germania che esporta in Cina oltre il 14% delle sue esportazioni extra UE.
Nel rapporto gli economisti di Banca Monte Paschi stimano che nel prossimo biennio la domanda cinese dovrebbe rimanere sostenuta, grazie ad un Pil che crescerà a ritmi superiori al 9%. I rischi di tale scenario sono contenuti e collegati principalmente alla situazione del comparto immobiliare. Sebbene negli ultimi mesi le vendite abbiano registrato un brusco ed inatteso calo (-44% anno/anno solo nella prima settimana di ottobre), la quota di cinesi residenti nelle aree urbane delle principali città è ancora talmente bassa (1%) da garantire un calo dei prezzi molto contenuto ed in parte fisiologico, dopo la corsa degli ultimi anni coerente con l’andamento dei redditi.
La domanda cinese nei confronti delle merci europee si concentra soprattutto nel settore dei macchinari e dei mezzi di trasporto. Secondo quanto rilevato da Eurostat, nel 2010, la richiesta rivolta a questo comparto ha assorbito da sola oltre il 12% delle esportazioni totali di settore dall’Eu-27 ed il Paese ha importato una quantità di beni che in valore sono stati pari a circa 70 miliardi di euro, valore doppio rispetto alle importazioni dalla Russia.
Anche la domanda cinese per le merci italiane si concentra negli stessi settori. Nei primi 6 mesi del 2011 la Cina ha importato dall’Italia oltre 2,4 miliardi di euro di macchinari (+28,3% anno/anno), assorbendo così oltre il 7% delle esportazioni italiane del settore. In aumento anche le esportazioni di prodotti chimici (+18,6% anno/anno), seconde solo ai macchinari come ammontare sul totale delle importazioni cinesi dall’Italia. I settori che potrebbero continuare ad essere favoriti anche nei prossimi mesi oltre a macchinari e chimico, risultano gli autoveicoli, i mobili e gli articoli di abbigliamento in forte accelerazione nella prima metà del 2011: nel primo semestre le esportazioni di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi verso la Cina sono cresciute di circa il 90% rispetto allo scorso anno, mentre quelle di mobilio di oltre il 60%.
La crescita cinese, secondo le stime del FMI, è attesa in rallentamento sia nel 2011 che nel 2012 al 9,5% e al 9% rispettivamente, dal 10,3% del 2010; alcune case di investimento prevedono invece una decelerazione leggermente superiore (+9% nel 2011 e +8,7% sia per Morgan Stanley che per CitiGroup): si tratta comunque di tassi che rimangono abbondantemente superiori alle aspettative di crescita di Europa e Stati uniti.
Il rallentamento sarà un “soft lending” ed i dati degli ultimi mesi lo confermano: la produzione industriale (+13,5% anno/anno in agosto dal 14,2% dei primi 6 mesi del 2011) e gli investimenti (+9% anno/anno nel secondo trimestre 2011 rispetto al +11% del primo) decelerano moderatamente e gli indicatori anticipatori mostrano espansione per i mesi futuri.
Il principale catalizzatore di attenzione risulta il settore immobiliare: le vendite del comparto mostrano a settembre e nella prima settimana di ottobre una brusca quanto inattesa frenata con le transazioni nelle 20 principali città che nella golden-week sono calate del 44%. Non è quindi da escludere un calo dei prezzi degli immobili anche a causa del crescente ricorso alla shadow finance, ma la flessione dei prezzi dovrebbe essere contenuta (circa 5%); la quota di cinesi che vivono nelle aree urbane delle grandi città rimane infatti ancora molto moderata (pari all’1% rispetto al 21% di Seul, al 12% di Londra ed al 7% di Tokio), ed il flusso di nuovi residenti urbani dovrebbe quindi mantenersi elevato anche nei prossimi trimestri, sostenendo così i prezzi delle abitazioni.