Dopo una crescita del PIL nord-africano che nel 2010 ha raggiunto il 3.8%, le attese[1] sul PIL 2011 dei paesi coinvolti nella stagione della primavera araba sono di una modesta crescita per Tunisia (+0% rispetto al +3.1% del 2010) ed Egitto (+1.2% rispetto al +5.1% del 2010), nonché di un calo a doppia cifra per la Libia. Algeria e Marocco, meno impattate dal movimento rivoluzionario, dovrebbero attestarsi su una crescita di circa il 4% in linea con il 2010. Queste le prime valutazioni emerse da uno studio realizzato dall’Area Research della Banca Monte dei Paschi di Siena attraverso il quale è stato analizzato l’impatto che le turbolenze politiche hanno avuto sui sistemi bancari locali e come stia proseguendo il processo di bancarizzazione
Un forte impatto negativo è stato registrato anche in un settore strategico per l’area come il turismo, che rappresenta circa il 10% del PIL per l’Egitto e la Tunisia, e che ha visto crollare gli arrivi del 40% da inizio anno per l’Egitto ed in misura più significativa per la Tunisia. I CDS governativi dei paesi del Nord Africa sono ritornati su livelli massimi da inizio anno, oltre che per le tensioni politiche, anche per il significativo indebolimento dei conti pubblici con il rapporto deficit su PIL pesantemente salito nel 2011.
In particolare, l’Egitto sta cercando una nuova normalità all’indomani della primavera araba che ne ha modificato profondamente il quadro politico ed economico. Il settore bancario sembra tuttavia non essere stato scosso più di tanto dagli eventi recenti; lo stock di crediti infatti è cresciuto del 3.5% nei primi sei mesi del 2011. Il settore che ha risentito maggiormente del rallentamento economico è stato quello del commercio che ha visto un calo significativo degli impieghi bancari da inizio anno. Per gli altri settori, gli impieghi hanno continuato a crescere da inizio anno, proseguendo così l’espansione che faceva dell’Egitto, fino allo scorso anno, un candidato per entrare nel gruppo dei BRICS. L’instabilità politica ha avuto una serie di impatti collaterali; in particolare la popolazione ha aumentato in misura significativa i depositi in valuta estera che hanno raggiunto la quota del 18% del totale mentre ha ridotto quelli in valuta locale. La liquidità del sistema bancario rimane abbondante considerando che il rapporto impieghi su raccolta è di circa il 50%. A questa liquidità sta facendo ricorso sempre di più il Governo che, per finanziare la ricostruzione, è stato costretto ad aumentare in misura significativa il suo indebitamento presso le Banche locali; il peso del debito governativo sui bilanci delle banche egiziane è così aumentato dal 32% di inizio anno al 37% del totale attuale. I tassi interbancari hanno registrato delle tensioni, con il tasso overnight che ha raggiunto il record degli ultimi anni, al livello del 9%. Nonostante il numero delle filiali in Egitto sia cresciuto significativamente negli ultimi mesi, il paese rimane profondamente sotto penetrato in termini di filiali per abitante; è superiore solo allo Yemen ed alla Siria. La profittabilità del sistema bancario rimane elevata con un ROE medio per le maggiori banche del paese che si attesta al 20%; le prospettive di crescita sono importanti soprattutto nel settore retail dove gli impieghi sono appena il 20% del totale.
Più delicata è la situazione per la Tunisia che ha visto crollare, nei primi mesi del 2011, dell’80% i ricavi derivanti dal turismo, mentre il settore tessile, altra colonna portante dell’economia locale, subisce la concorrenza degli altri paesi in via di sviluppo. La crescita degli impieghi continua tuttavia ad essere importante; nei primi otto mesi del 2011 sono aumentati, infatti, del 10% rispetto al 2010. Importante è anche il ricorso del Governo ai finanziamenti attraverso emissioni di debito. Il debito a breve termine è aumentato del 40% da inizio anno mentre quello a medio lungo termine del 12%. La liquidità del sistema bancario è sostenuta dalla Banca Centrale con massicci interventi, nonostante le spinte inflazionistiche derivanti dall’aumento dei prezzi alimentari.
Il sistema bancario in Algeria è stato meno impattato dalla primavera araba, in virtù di una struttura bancaria caratterizzata per lo più da banche governative. Attualmente sono attive solo 16 banche estere (in maggioranza francesi); tuttavia la bancarizzazione dell’economia algerina rimane molto limitata. Le banche continuano ad essere molto caute nel concedere impieghi a medio lungo termine, come testimonia il fatto che il rapporto impieghi su depositi rimane sotto il 50%.
In Marocco il sistema bancario continua con lo stesso passo del 2010; gli impieghi sono in crescita anche nel 2011 per più del 6%, sostenuti in particolare dalla componente retail con richieste di finanziamenti e mutui. Tuttavia il sistema bancario marocchino si contraddistingue per una liquidità limitata dovuta alla importante crescita degli ultimi anni degli impieghi rispetto alla raccolta. La raccolta che rappresenta il 92% degli impieghi è rimasta stabile nei primi sei mesi del 2011 rispetto al 2010.
Il problema principale del sistema bancario del Nord Africa rimane tuttavia l’alto livello di sofferenze. Nel 2005 il livello medio delle sofferenze variava da un minimo del 17% del Marocco (lo Stato più virtuoso da questo punto di vista nel Nord Africa) al 33% della Libia; dopo un processo di profonde ristrutturazioni e rettifiche i livelli sono scesi rispettivamente al 7% e 24%. Tuttavia il tasso di generazione di sofferenze rimane ancora decisamente elevato e il rapido rallentamento economico potrebbe far riemergere l’antico “male”. In Marocco la qualità del credito non ha subito particolari deterioramenti rispetto al 2010 con un rapporto tra sofferenze ed impieghi che scende al 5.1% rispetto al 5.6% del primo semestre 2011.
Il processo di bancarizzazione del Nord Africa
Il numero di banche, presenti in ogni paese del Nord Africa, varia anche a seconda delle forme di governo; in alcuni casi l’influenza dello stato nel sistema bancario è rilevante, tanto che la maggior parte di esse sono banche pubbliche o private con ampie partecipazioni pubbliche. Basti pensare che il controllo pubblico varia dal 27% degli attivi bancari in Marocco, all’85% in Algeria. L’Egitto è il paese con un numero più alto di banche, 39; a seguire il Marocco con 26 istituti di credito, infine Algeria e Tunisia contano entrambe 21 banche. Tra le migliori 50 banche del continente, il peso del sistema bancario nordafricano, in termini di attivi, è significativo e corrisponde a più di 350 miliardi di dollari, circa il 35% del totale. L’Egitto, per la struttura del suo sistema bancario e la posizione di leader che occupa nel Nord Africa, contribuisce alla performance dei top 50 con 22 banche e una percentuale di attivi sul totale del continente di circa il 30%. Marocco, Algeria e Libia contribuiscono rispettivamente per il 24%, 15% e 11%; la Tunisia, nonostante abbia un numero elevato di banche, detiene un livello di attivo pari a 27 miliardi, nettamente inferiore ai 3 paesi precedenti, rappresentando il 7% del totale; ciò mostra che le migliori banche tunisine non hanno dimensione contabile equiparabile a quella dei paesi circostanti. Per capire l’effettiva estensione del sistema bancario, non è sufficiente considerare solo il numero di banche presenti in un paese ma è importante anche esaminare l’andamento della densità bancaria, cioè la distribuzione delle banche per ogni singolo paese rispetto agli abitanti.
L’Egitto ha registrato, nel 2009, la più alta densità bancaria dell’area, con 22 filiali ogni 100.000 abitanti. Il Marocco e la Tunisia, rispettivamente con 19 e 15 filiali, si sono mantenuti su valori approssimativamente vicini a quello egiziano; fa eccezione l’Algeria che ha una densità di due terzi inferiore a quella della Tunisia, nonostante entrambe abbiano lo stesso numero di banche. Un raffronto essenziale, per valutare lo sviluppo del sistema bancario nordafricano, va fatto con la media UE, pari a 42, indicativa del fatto che i panorami bancari europei sono di gran lunga più evoluti, ramificati e ben distribuiti.
La scarsa bancarizzazione del continente africano è senza dubbio correlata alla limitata diffusione delle filiali bancarie, basti pensare che l’Etiopia conta una filiale ogni 100.000 abitanti mentre la Spagna presenta 96 filiali ogni 100.000 abitanti. Le Banche locali, per avvicinare la popolazione africana al mondo bancario, hanno adottato diverse strategie. Le filiali mobili prefabbricate alimentate ad energia solare, per esempio, hanno permesso di superare il problema (evidenziato da un recente sondaggio condotto dall’ONU e da CGAP in Sud-Africa) della distanza tra le banche e i potenziali ‘clienti’, consentendo pagamenti alternativi al contante nelle zone più recondite del Paese. Tuttavia la costruzione di reti di filiali risulta altamente costosa, per questo la soluzione migliore per il continente africano sembra essere il mobile banking che permette di utilizzare i cellulari per effettuare pagamenti, fare dunque money transfer, un servizio a basso costo che sfrutta un mezzo altamente diffuso (lanciato da Vodafone e Safaricom nel 2006 e attualmente utilizzato da quattro milioni di Keniani). Basti pensare che nel 1996 il numero di telefoni cellulari in Africa ammontava appena ad un milione, attualmente se ne contano ben 278 milioni.
La Finanza Islamica ed il Nord Africa
La penetrazione della Finanza islamica nei paesi del Nord Africa, al contrario di quello che si potrebbe pensare, è ad oggi molto limitata. Solo il 4.9% degli attivi finanziari in Egitto sono legati alla finanza islamica, appena il 2.2% in Tunisia e l’1.1% in Algeria. In Marocco ed in Libia non ci sono banche islamiche. Questi dati contrastano con il 100% in Iran, il 61% nei paesi del Golfo ed il 30% in Malesia.
Le ragioni del ritardo dello sviluppo della finanza islamica nei paesi del nord africa sono molteplici e non soltanto politiche; la mancanza di conoscenza della finanza islamica nel Nord Africa è senz’altro un tema. In Malesia e nei paesi del Golfo le banche islamiche sono state supportate dai governi locali con molta enfasi al contrario dei paesi del nord Africa. Basti pensare che in Marocco solo dal 2007 sono permesse la diffusione di prodotti alternativi a quelli della finanza “classica”, come il leasing islamico, i mutui ed una forma di equity financing Sharia Compliant (Mousharaka).
In generale la normativa su prodotti bancari islamici è assente o insufficiente. Nei paesi del Nord Africa le regolamentazioni bancarie non distinguono tra finanza convenzionale ed islamica per quanto riguarda il reporting finanziario, i ratios patrimoniali e la regolamentazione sulla liquidità, determinando un chiaro svantaggio competitivo per le banche Sharia Compliant che hanno un diverso business model. Da sottolineare anche che il successo di prodotti sharia compliant, laddove presenti nel Nord Africa, è limitato al momento come testimonia un rapporto delle Nazioni Unite del 2010. Anche l’attenzione della stampa per questo tipo di prodotti è decisamente inferiore nei paesi del Nord Africa rispetto ai paesi del Golfo.
La struttura del sistema bancario è altrettanto importante per capire i motivi del ritardo e del ridotto interesse. Le banche presenti nei paesi del Nord Africa sono prevalentemente commerciali e convenzionali, dove la base di clientela ha un PIL pro capite inferiore almeno del 50% a quello dove la finanza islamica è invece più sviluppata (paesi del Golfo, Malesia). L’assenza di interesse sulla raccolta, come previsto dalla finanza islamica, determina un importante svantaggio competitivo per paesi dove la competizione per i depositi retail è elevata. In questo senso, altro importante tema di svantaggio competitivo, è che le istituzioni finanziarie “sharia compliant” non possono detenere nei loro bilanci titoli governativi con cedole di interessi. I governi del Nord Africa, negli ultimi anni, hanno fatto ampio ricorso al debito pubblico convenzionale per finanziare la crescita e le infrastrutture in assenza di risorse di materie prime (come nel caso dei paesi del Golfo). I sukuk, forma di titoli di debito sharia compliant, finora emessi in tutto il Nord Africa sono appena quattro, tutti emessi in Egitto, per un controvalore di 250 milioni di dollari rispetto ai 18.8 miliardi di dollari emessi nel solo 2011 nel mondo. Il mutamento del quadro politico in atto nel Nord Africa, con la vittoria del partito islamico in Tunisia ed il successo dei movimenti filo islamici in Egitto potrebbe sicuramente generare, almeno da un punto di vista normativo e politico, un risveglio di interesse per la finanza islamica nel Nord Africa. In questo senso, il Presidente del CNT libico, Jalil, nella sua dichiarazione per la liberazione nazionale, ha annunciato un’apertura storica alla finanza islamica. Gli istituti di credito non potranno imporre interessi sui prestiti inferiori a 5.000 euro e sui mutui per la casa. Da un punto di vista normativo il dado è tratto. Per verificare l’interesse reale da parte della popolazione locale per prodotti Sharia Compliant ci vorranno diversi anni.