La giunta regionale approverà nella seduta di lunedì una delibera che blocca l’applicazione in Toscana del superticket di 10 euro sulle prestazioni diagnostiche e specialistiche.
Lo annuncia il presidente Enrico Rossi: “Un’altra volta – afferma Rossi – dobbiamo intervenire per stoppare una manovra del governo iniqua e probabilmente anche illegittima. Pur di tagliare i 486 milioni necessari alle Regioni, il governo scarica su di noi questo onere, concedendoci la possibilità di recuperare le risorse attraverso il superticket sulle prestazioni. Per la Toscana vengono così a mancare all’appello 35-40 milioni di euro. Secondo i nostri calcoli anche se imponessimo il superticket non riusciremmo a recuperare nemmeno 10 milioni, anche considerato che il 70% dei cittadini toscani godono dell?esenzione. Per tutto questo e per l?evidente ingiustizia di questa misura non l’applicheremo?.
La giunta si darà tempo quindi giorni per mettersi al lavoro insieme a tutti i soggetti interessati e studiare interventi alternativi che consentano di sostenere le conseguenze dei tagli senza però gravare su cittadini, ammalati e fasce più deboli della popolazione. Si sta pensando a forme di compartecipazione graduata ad esempio in base all?età e alle patologie.
“Nel superticket c’è un pericoloso paradosso – prosegue Rossi – Moltissime prestazioni rischierebbero di andare fuori mercato. Come può la sanità pubblica far pagare una prestazione più del suo costo effettivo? Non dobbiamo pensare solo alle 360.000 risonanze magnetiche, il cui ticket per il cittadino ammonta a 36 euro mentre per il sistema il costo oscilla tra i 130 e i 200 euro. Il problema sono i 50 milioni di analisi di laboratorio che il sistema sanitario pubblico eroga ogni anno. E’ lì, e in gran parte sui cittadini più vulnerabili, a reddito fisso, sui giovani e sugli anziani, che il ticket inciderebbe di più e, come abbiamo visto, con risultati insufficienti.
“E’ una manovra odiosa – prosegue Rossi – che rischia di allontanare la popolazione dal servizio sanitario pubblico, recidendo un legame essenziale per la qualità della salute e alimentando perfino un clima di incomprensione e ostilità in un momento di crisi che colpisce in modo durissimo le nostre famiglie. Noi non ci stiamo”.