A che punto siamo in Italia con l’Educazione Finanziaria

Risparmiare non basta: il budgeting e l’educazione finanziaria

A che punto siamo con l’Educazione Finanziaria in Italia? E quanto siamo vicini o distanti dal Resto del mondo?

Queste domande, all’apparenza semplici, non hanno, invece, una risposta altrettanto semplice. Il motivo è che dobbiamo partire da lontano, e precisamente dal 2005, quando l’OCSE dava la definizione di Educazione Finanziaria, invitando i Paesi a intraprendere quanto prima la strada per trasformare la definizione in concretezza e fatti confrontabili. Sono passati quasi 16 anni e sono stati fatti molti passi in avanti. Eppure, la strada da percorrere è ancora piuttosto lunga.

Nella definizione, che rappresenta una pietra miliare dell’evoluzione dell’Educazione Finanziaria in tutto il mondo, le parole “magiche” sempre attuali e punto di riferimento per chi davvero ha raccolto l’appello e la raccomandazione, sono molte:

“L’Educazione Finanziaria è il processo attraverso il quale gli investitori migliorano  la propria capacità di comprensione dei concetti e dei prodotti finanziari  mediante l’informazione, l’istruzione e/o i consigli,  con l’obiettivo di sviluppare le competenze e le abilità per diventare più consapevoli dei rischi e delle opportunità finanziarie, per effettuare scelte informate,  per sapere dove andare per chiedere supporto e  per mettere in atto azioni efficaci al fine di migliorare il proprio benessere finanziario”.

Si parla di processo perché senza una sequenza ordinata e conseguenziale di azioni non si influisce sui comportamenti attivi, di conseguenza non si mette in pratica quanto appreso per operare un cambiamento concreto negli esiti della propria vita economica. La capacità di comprensione è nel suo senso più lato, cioè è l’importanza attribuita a concetti che dalla percezione comune sono ritenuti complicati, lontani dalla propria sfera di accesso alla conoscenza, sottolineando la differenza tra informazione, istruzione e consigli. Informazione sta per presa visione di fatti, dati e analisi sulle tipologie e sulle opportunità finanziarie disponibili, sulle scelte e sulle conseguenze relative. Istruzione, invece, richiede di fare uno sforzo in più al fine di acquisire le competenze necessarie per capire le funzionalità e i rischi connessi alle tipologie di prodotti ed essere in grado di fare confronti e valutazioni. Infine, consigli vuol dire “consulenza generica”: il processo educativo indirizza verso la pianificazione finanziaria, economica e patrimoniale personale che si fonda sugli eventi di vita dai quali si originano le esigenze, allargando lo sguardo al futuro e alla progettualità. Quindi, la scaletta di apprendimento “informazione + istruzione + consigli” conduce all’acquisizione delle competenze e a una diversa consapevolezza, sia dei rischi che delle opportunità; consapevolezza per scegliere sapendo il perché e avendo compreso il come, ma anche consapevolezza verso la richiesta di supporto, nell’adottare comportamenti finalizzati a una migliore qualità della vita, perché il benessere finanziario è correlato a quello psicologico e alla serenità di tutti e non deve dipendere dal fai da te.

Sono partita dalla definizione in quanto credo che le ragioni per cui come Paese stentiamo a diventare educati finanziariamente siano culturali, nel pensare di sapere quando invece dobbiamo ancora imparare. In fondo, non ci sarebbe nulla di strano: l’Educazione Finanziaria non è una materia insegnata a scuola! Per fortuna, però, in questi ultimi anni c’è stata una sterzata sull’argomento. Dopo tanti interventi normativi frammentati, nel 2017 è stato istituito il Comitato Nazionale EDUFIN, di emanazione governativa in applicazione dell’art. 24-bis del Decreto Salva Risparmio: le crisi finanziarie e il risparmio minato da scelte sbagliate avevano decretato l’urgenza di intervenire. È stato istituito il Mese dell’Educazione Finanziaria, che in questo anno si avvia alla quarta edizione, e sono davvero moltissime le iniziative in tutta Italia degli operatori di mercato, del terzo settore, del volontariato, nonché istituzionali che abbracciano le vulnerabilità e che colmano le criticità in una sorta di Welfare-mix per superare il gap di conoscenza e di consapevolezza che ad oggi persiste.

Allo stesso tempo, abbiamo una sitografia ricchissima, se vogliamo imparare almeno i contenuti di base, dal portale di Quellocheconta.it, all’Economia per tutti della Banca d’Italia e alla sezione di Educazione Finanziaria della Consob. E poi c’è il sito del Museo del Risparmio in cui si possono visitare le stanze, quello della Fondazione FEDUF, l’Educazione assicurativa dell’IVASS e io-welfare.it dedicato all’economia personale di qualità, in cui si può realizzare addirittura il proprio progetto di vita. In ognuno c’è da imparare e lo si può fare anche giocando, oltre che materiali, simulatori di calcolo e guide a disposizione per accrescere il personale livello di cultura finanziaria e capire un po’ di più di budgeting, protezione, previdenza, investimento per vivere meglio e affrontare il futuro più equipaggiati.

Per dare uno sguardo al mondo basta visitare il portale UK; l’Inghilterra è sempre stata all’avanguardia nei programmi di Educazione Finanziaria:  https://www.mneyadviceservice.org.uk/en (disponibile anche in lingua italiana), frequentemente rinnovato e con utili indicazioni post Covid19. Insomma, ce n’è per tutti i gusti se si vuole sperimentare in autonomia. Diverso è seguire un percorso di apprendimento mirato con un Educatore Finanziario o programmi organizzati e continuativi per trasformare le conoscenze in comportamenti. Su questo la Banca d’Italia porta avanti diversi progetti nelle scuole di ogni ordine e grado nelle Regioni per diffondere conoscenze e competenze in materia di economia e finanza in generale e, attraverso il canale della scuola, ai giovani in particolare. Ma c’è bisogno di programmazione sugli adulti, gli imprenditori, i soggetti vulnerabili. In un articolo del Sole 24 Ore del 7 marzo, Annamaria Lusardi, la direttrice del Comitato EDUFIN afferma: «La pandemia ci ha dimostrato che avere conoscenze di base di economia e finanza ci può aiutare a “navigare” più agevolmente nel mondo intorno a noi, in particolare nei momenti di difficoltà» e propone di inserire l’Educazione Finanziaria nell’ Educazione Civica che è diventata materia curriculare ed è insegnata a partire dalle scuole elementari per recuperare il ritardo accumulato sul tema nei piani didattici.

Io credo che non sia mai troppo tardi per imparare. Dipende soprattutto da noi. E come dico sempre: l’ignoranza ha un costo. In questo caso monetario.

Maria Luisa Visione