Ci risiamo! Alle porte dell’autunno manca poco e la prima scadenza per la Nota di aggiornamento al DEF è al solito in calendario il 27 settembre. Subito dopo, entro il 15 ottobre, l’Italia trasmetterà alla Commissione Europea e all’Eurogruppo il progetto di bilancio pubblico del prossimo anno.
Quindi, come ha giustamente sottolineato Tria, il momento è caldo, dato che si tratta di aggiornare le previsioni per delineare il quadro macroeconomico e quello dei conti dello Stato, e, in genere, “bene è che lo spread dei Titoli di Stato non aumenti proprio prima o a ridosso della manovra”. Per il Ministro, però, non c’è da preoccuparsi, visto che il deficit si prospetta per il 2020 inferiore al 2,1% previsto.
Tuttavia, la legislazione vigente, come modificata dalla Legge di Bilancio 2019, prevede nero su bianco un aumento delle aliquote IVA a gennaio 2020 dal 22% al 25,2% (ordinaria) e dal 10% al 13% (ridotta) che prosegue a gennaio 2021 su quota 26,1%, nonché un lieve rialzo delle accise sui carburanti a gennaio 2020.
Dal momento che non pervengono dichiarazioni certe sull’aver trovato i corrispondenti stimati 23 miliardi di euro necessari per evitare che scatti l’aumento dell’IVA e delle accise, ma tutto cambia da un giorno all’altro, alla fine ho fatto un pensiero. E ve lo racconto.
Vuoi vedere che la corta coperta va a coprire un po’ di tutto e magari l’IVA ordinaria te la portano al 24% e al 12% quella ridotta?
Perché se accadesse, dopo tutta sta’ tiritera, e non sapendo se ci sarà l’esercizio di governo provvisorio, un nuovo governo di intesa politica maggioritaria, o un altro governo tecnico, alla fine, la maggior parte delle persone, ormai abituate a vivere in un’incertezza economica e politica perduranti, tra il peggio e il meno peggio, si accontenterebbe del meno peggio.
Se poi, insieme, a questo regalo ti arriva anche un po’ di riduzione delle tasse da un’altra parte o per altre categorie, come si dice, un po’ per tutti, fa meno male.
Vedete, a mio avviso, il problema è proprio questo, che le risorse in una Legge di Bilancio, come ha il detto il Ministro, si prendono da una parte e si mettono dall’altra, perché è una scelta politica.
Siamo al punto che parlare di macroeconomia o di economia in genere, senza aver ben presente l’aspetto politico, rimane solo teoria, in quanto puoi enunciare e dimostrare la validità scientifica di una tesi economica, ma se non c’è la volontà di metterla in pratica, rimane nel cassetto. Purtroppo, però, in quel cassetto, c’è rimasto per ora l’aumento dell’IVA e un po’ per colpa dell’andamento economico negativo del PIL, un po’ per colpa del rapporto debito/PIL che sale, un po’ per la recessione che sembra affacciarsi anche per gli altri Paesi europei, è sempre in quel cassetto.
In alternativa a questo pensiero vedo un’altra strada che è: a chi si darà il cerino in mano di questo famoso disinnescamento.
Quando ormai è chiaro a tutti che in fase di rallentamento economico o di recessione non fa bene aumentare le tasse, ma occorrerebbe aumentare la spesa pubblica, il prossimo light motiv sarà che, a causa dei conti pubblici noi, a differenza di altri Paesi, non abbiamo spazio.
Staremo a vedere! Si è condotta per anni una politica economica comunitaria a difesa dell’inflazione, ma se poi il prezzo di molti beni e servizi di largo consumo aumenta, non era meglio pensare a far crescere i redditi?
Maria Luisa Visione