Come riportano le Linee Guida della BCE sugli NPL datate marzo 2017, dall’indagine condotta su un campione di gruppi bancari significativi dell’Area Euro, i Paesi più colpiti dalla crisi finanziaria sono: Cipro, Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo, Slovenia e Spagna. Ovvero sono i Paesi che presentano il livello più elevato di crediti deteriorati nei bilanci delle loro banche.
Ciò rappresenta un chiaro fattore di rischio, oggetto delle azioni di vigilanza. Proprio nell’ambito di tale strategico compito, la BCE individua “un insieme di migliori prassi” da adottare da ora per il futuro, che si riassumono in due concetti base: accantonamento e cancellazione tempestivi.
Mentre sembrava rasserenarsi il nostro cielo italiano, arriva un’appendice alle Linee Guida degli NPL, che, in sostanza apre una consultazione pubblica da parte dell’autorità da concludersi entro il prossimo 8 dicembre, mirata a integrare e rafforzare quanto già stabilito. Nel progetto emergono le aspettative della BCE rispetto ai livelli quantitativi minimi di accantonamento prudenziale per i nuovi NPL. L’autorità europea si aspetta che le banche coprano integralmente la quota non garantita dei nuovi NPL al più tardi dopo due anni e, la quota garantita, dopo un massimo di sette anni. In presenza di scostamenti, occorrerà motivarne le ragioni e attenderne la valutazione, non escludendo eventuali misure aggiuntive. Ovvero: maggiore difficoltà, maggiore penalizzazione.
Ricordiamo che rispetto alle consistenze di NPL già rilevate, la richiesta della BCE è stata quella di definire specifiche strategie di riduzione da attuare nella prima metà di questo anno. Alcune banche hanno già avviato strategie credibili di riduzione, ma non tutte. Nel primo trimestre del 2018, all’esame della situazione reale, ci potrebbero essere, quindi, nuove disposizioni transitorie di intervento.
Appare evidente che alle scadenze indicate dei due e dei sette anni, si procederà alle svalutazioni automatiche degli NPL presenti in bilancio, con evidenti ripercussioni sull’economia reale e sulle imprese.
Così, mentre si completano gli stress test (SREP) per valutare la tenuta del livello patrimoniale del sistema bancario su diverse ipotesi di variazione dei tassi d’interesse, si prepara un nuovo scenario, che avrà impatti consistenti sulla redditività delle banche, destinata inevitabilmente a scendere con tali disposizioni, soprattutto per chi è già in difficoltà.
La BCE mette alla prova su coordinate estreme, ma con lo stesso parametro di valutazione, realtà europee che sono nella struttura e nella composizione dei loro attivi e passivi di bilancio completamente diverse. Nella nostra realtà, ad esempio, quando si parla di crediti deteriorati non garantiti, non ci si riferisce solo a quelli relativi al credito al consumo, ma anche a una parte dei crediti destinati alle Piccole e Medie Imprese.
Se è vero che su questo tasto siamo tra i Paesi più colpiti; se è vero che il nostro tessuto industriale è composto prevalentemente da PMI; come può una mera decisione tecnica, basata sui numeri, condurci a un percorso di crescita e risanamento?
Per non dimenticare come ciò si potrebbe conciliare con le regole europee relative al risparmio e con la realizzazione dell’Unione Bancaria Europea, che nel sogno, ancora prevede riduzione dei rischi e condivisione degli oneri, spostando la responsabilità da livello nazionale a livello comunitario.
Quando, invece, nella realtà, già si intravede che, in caso di crisi bancaria nazionale, la garanzia europea ci sarà, ma solo a fronte di un prestito.
Maria Luisa Visione