“L’agricoltura e la zootecnia non possono continuare a subire danni. L’obiettivo delle aziende non è ottenere risarcimenti ma fare impresa producendo per i cittadini e non per animali selvatici e predatori. E’a rischio la sopravvivenza di nuove imprese, nate anche grazie ai sostegni per il primo insediamento, che rivendicano il diritto di una traiettoria di futuro per migliaia di giovani e per gli stessi territori in cui essi vorrebbero continuare a vivere”. Così il direttore di Coldiretti Siena Simone Solfanelli a margine dell’incontro in prefettura che si è appena concluso. Con Solfanelli, dal prefetto Gradone, una delegazione di agricoltori di Coldiretti Siena.
Il motivo dell’incontro è da ricondursi alla preoccupazione per la gestione degli animali selvatici – ungulati e lupi, in particolare – sul territorio senese. Coldiretti continua a restare in prima linea a fianco degli imprenditori agricoli perché vengano delineate le strategie per trovare una soluzione definitiva e duratura al proliferare di lupi ma anche di cinghiali e altri ungulati, come daini e caprioli.
“Il prefetto Armando Gradone, che solo pochi mesi fa aveva affrontato la questione dei predatori insieme a Coldiretti, si è reso disponibile a proseguire il monitoraggio della situazione con cura e in modo sistematico, su Siena e provincia – ha commentato il direttore Simone Solfanelli – . Abbiamo consegnato a Gradone un documento con proposte concrete per la soluzione del problema. Perché l’invasione degli animali selvatici provoca innanzitutto uno squilibrio dell’ecosistema anche guardando all’assetto idrogeologico oltre che produttivo, i numeri stanno diventando insostenibili nella nostra provincia per allevatori cerealicoltori: da una parte predatori come lupi e ibridi, dall’altra gli ungulati. La consistenza della piccola selvaggina si è ridotta. E adesso si profila anche il pericolo di possibili epidemie, visto che il numero di selvatici ha superato i livelli di sostenibilità del territorio.
Le imprese sono costrette a realizzare nuovi e importanti investimenti per recinzioni e altri sistemi di difesa i cui costi di manutenzione e ammortamento gravano pesantemente sulla gestione. L’aumento dei costi di produzione, a fronte di prezzi dei prodotti agricoli stabili in alcuni casi, ma spesso in marcato calo, fanno venire a mancare le condizioni minime necessarie per fare impresa” conclude Solfanelli.
Tra l’altro, l’attuazione della legge obiettivo, che si propone di conservare le specie autoctone nelle aree naturali e di tutelare le attività antropiche ed i valori ambientali tipici del paesaggio rurale, registra forti ritardi. La Regione non ha ancora approvato la revisione delle aree vocate per le diverse specie di ungulati, che, secondo le previsioni della legge doveva essere fatta entro maggio del 2016.
Le aziende agricole lamentano che gli indennizzi, pagati solo parzialmente e con notevoli ritardi,
non compensano una serie di danni strettamente connessi alla perdita di prodotto
Coldiretti ha ritirato formalmente l’adesione all’accordo del 16 Luglio 2014 (Accordo per
l’attuazione di interventi in materia di conservazione del lupo e prevenzione/riduzione delle
predazioni in Toscana) e lo ha comunicato alla Regione il 20/01/17. La scelta è motivata dal fatto
che tale accordo è rimasto inattuato nelle sue parti essenziali per carenze imputabili alla pubblica
amministrazione. E non riesce a decollare il Piano Lupo nazionale, fermo in Conferenza Stato-Regioni, per l’ostruzionismo di alcune regioni.
“Ecco i presupposti per le proposte di Coldiretti che abbiamo consegnato al prefetto in un documento ben dettagliato – spiega Solfanelli – . L’agricoltura e la zootecnia non possono continuare a subire danni. L’obiettivo delle aziende non è ottenere risarcimenti ma fare impresa producendo per i cittadini e non per animali selvatici e predatori. E’a rischio la sopravvivenza di nuove imprese, nate anche grazie ai sostegni per il primo insediamento, che rivendicano il diritto di una traiettoria di futuro per migliaia di giovani e per gli stessi territori in cui essi vorrebbero continuare a vivere”.