E’ un dato di fatto ormai che i lavori a tempo indeterminato abbiamo subito una brusca inversione di tendenza. Solo nel 2015 rappresentavano il 42% del totale delle assunzioni, ma a distanza di qualche anno continuano la discesa e si attestano ad appena il 23,2% (dati Inps). Segno di un’epoca che è cambiata?
Sembra proprio così, visto il dato nettamente in controtendenza dei contratti a chiamata, che, invece, nello stesso periodo di rilevazione, anno 2017, impennano in una crescita del 120%.
Se dovessimo calcolare l’indice di stabilità del lavoro, in pratica, meno di un’assunzione su quattro è da considerarsi lavoro fisso. Quel concetto di lavoro, però, alle nuove generazioni non appartiene più, perché l’aumento dell’occupazione, nel nostro Paese, è dovuto soprattutto alla crescita dei contratti a tempo determinato e all’apprendistato. Trasformazioni in atto che delineano una fotografia nuova.
I lavori del futuro guardano all’innovazione tecnologica da una parte; dall’altra, nascono dal senso di creatività e di ri-contestualizzazione di virtù come competenza e passione. Una lotta estrema e, a volte, impari, che vede galoppare velocemente la tecnologia e rimanere indietro la cultura.
Intanto, lo smart working e i device mobili si affacciano all’orizzonte come la soluzione che mette insieme l’agilità del lavoro (non dovendo svolgerlo fisicamente in un luogo e in un orario determinati) e la riduzione dei costi a carico del datore di lavoro. Pensate che si prevede che nel 2020 più della metà della forza lavoro nazionale potrebbe lavorare in modalità agile, attraverso l’utilizzo dei device mobili.
Mi sorgono spontanee due riflessioni. La prima, che questa tendenza indirizza verso un criterio di imprenditorialità, di autonomia, di indipendenza, al posto del caro vecchio lavoro subordinato. L’altra è che, essere antica, mi fa sempre pensare con nostalgia a quando tornavi a casa dal caro vecchio lavoro fisso, staccavi la spina e ti sorprendevi a vivere l’altra parte del mondo: la famiglia, l’arte, il gioco, la lettura, gli amici.
Allora, forse in questo tempo che si evolve e nel lavoro che cambia possiamo leggere anche la trasformazione di un modello di società. Quello in cui vince la piattaforma più forte e, in cui, la dipendenza dal mondo virtuale cresce sempre di più.
Oggi sono cambiati i sogni di ciò che possiamo diventare: e-mail marketing manager, chief digital officer, cloud architect o cyber security manager sono mestieri diversi, i lavori del futuro, che in comune hanno i sistemi virtuali e la digitalizzazione, a prima vista.
Invece, a guardare bene, potrebbero condividere la nuova sfida di usare lo spazio e il tempo che la tecnologia fa risparmiare vivendo la vita vera, non isolandosi. Spegnendo cellulare e device, senza la paura che non essere connessi in maniera planetaria per un po’ ci faccia rimanere indietro, riconquistando la lentezza di esseri umani.
Lasciando la velocità ai robot e la creatività alla mente umana.
Maria Luisa Visione