I giorni dell’emergenza sanitaria passano inesorabili scanditi da un tempo lento, per ognuno di noi.
Il canto in tutte le strade e in tutti i luoghi, vicini e lontani, ha riscaldato i nostri cuori: una voce unanime capace di assordare il silenzio, in un’emozione senza pari verso il grido della speranza. Tante volte abbiamo raccontato che l’economia e la vita delle persone sono legate da un filo rosso e stretto, e come mai in questi momenti questo legame emerge netto.
Adesso è tempo di rimanere concentrati su quanto è stato fatto finora, spostando poi lo sguardo su quello che verrà fatto ancora, armati di coraggio, di fede e di fiducia.
Affinché non valesse la regola del pareggio di bilancio è stata attivata la cosiddetta “clausola di crisi generale”, presente nel Patto di stabilità, per consentirci di deviare dal percorso di aggiustamento sugli obiettivi di bilancio assunti prima dell’uragano coronavirus, con la garanzia che le spese necessarie per affrontare tale uragano non saranno conteggiate ai fini del calcolo del deficit strutturale, il parametro chiave cui guardano le regole europee. Ora deve valere l’eccezione, non la regola.
I 25 miliardi di euro stanziati applicano finalmente la spesa in deficit, e non importa se ciò è stato determinato dalla minaccia della stabilità economica dell’Eurozona. L’importante è che ora si tutelino le persone prima dei conti di bilancio.
Dal 21 febbraio ad oggi sono stati adottati dal Governo 18 atti tra decreti legge, decreti del Presidente del Consiglio e ordinanze, che contengono divieti e restrizioni al fine del contenimento del virus e misure economiche per far funzionare sistema sanitario e sicurezza, dare sostegno a lavoratori, imprese, famiglie e a tutti coloro che non godono di entrate certe e fisse, a causa dell’attuale congiuntura, delle contingenze e di situazioni pregresse.
Il carattere dell’ultimo decreto, il “Cura-Italia”, definito al pari di una diga dal premier Conte, argina e risponde a breve, in maniera sufficientemente universalistica, a un’inondazione che non ha lasciato nessuna categoria di lavoratori e nessun tipo di attività e di ruolo indenni. L’obiettivo economico è garantire liquidità, dare ossigeno per far fronte a domanda crescente di necessità nuove e altre rispetto a ieri, e rendere il sistema sostenibile nel suo complesso. Di utilità fondamentale lo stop ai versamenti fiscali, la sospensione dei mutui per le famiglie, l’allargamento del credito per le imprese, nonché le varie indennità a supporto della mancata attività lavorativa. I 600 euro una tantum per le partite Iva voglio pensare che siano solo tampone per il mese di marzo, dato che è evidente che non sono affatto risolutivi. C’è da dire che l’incertezza sulla durata di questa odissea fa intravedere l’esigenza di ulteriori interventi di questo tipo, quindi, accogliamo l’ipotesi di un nuovo decreto ad aprile e di una manovra finanziaria di stimolo per rilanciare l’economia, successivamente. Confidando che non mancherà la rapidità della risposta alle necessità nuove e altre.
Molta è la preoccupazione per i numeri della recessione economica che potranno derivare da questa emergenza e per i tempi di recupero, ma la difficoltà straordinaria che viviamo deve farci navigare a vista e farci considerare che quando si ripartirà lo faremo alla grande e che l’ordine delle cose ha assunto una veste mondiale. Lo faremo alla grande perché mai come in questo momento abbiamo riascoltato il suono della libertà, assaggiato il sapore di stare in salute, visto con il cuore e con l’anima le persone. E avremo una voglia immensa di uscire, correre, abbracciarci, guardare le opere d’arte, cenare in un ristorante e comprare quel vestito speciale da mettere, perché la vita è speciale.
In economia si sta riproponendo la possibilità di una crisi economica a “V”, e se non sappiamo ancora dove arriverà la discesa, la prospettiva di tale configurazione è che la ripresa sarà speculare, dunque poderosa, altrettanto forte e rapida.
Nei momenti di difficoltà straordinaria, bisogna essere straordinari e lo stiamo dimostrando, ma non dobbiamo abbassare la guardia. Arriverà il tempo di fare i conti e nel tavolo metteremo azioni, comportamenti, aiuti, chiusure di frontiere, carezze e schiaffi. Sappiamo tutti che quando prolifera il caos c’è sempre qualcuno pronto ad approfittarsene. Ma la storia non teme inganni.
Quindi avanti, ognuno per la sua parte. Come ho detto, adesso è tempo di coraggio, di fede e di fiducia perché quest’emergenza ci insegna che è sempre questione di anima.
Maria Luisa Visione
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