Qual è la direzione del Governo sul piano di rientro della nostra economia verso l’obiettivo programmatico, raccomandato, discusso, concordato con l’Europa?
Come ogni anno, con l’arrivo dell’autunno, arrivano i conti pubblici e quanto è stato pianificato in aprile è revisionato perché, nel frattempo, qualcosa è cambiato. Il Parlamento prende atto della durata e della misura dello scostamento presentato dal Governo dopo aver sentito la Commissione Europea, lo autorizza per le correzioni necessarie nell’esercizio successivo e si riprende la via. L’aspetto cruciale resta: a quali finalità destinare le risorse disponibili, non trascurando la necessità di adottare un piano mirato, se siamo lontani dall’obiettivo.
Che cosa è cambiato?
Il Pil reale è rivisto in salita nel 2017 e fino al 2019, attestandosi all’1,5%; tuttavia, cresce sempre meno rispetto alla media dell’UE, mentre il tasso di disoccupazione resta elevato. Così avanza l’idea di assicurare una “fiscal stance”. Per i non addetti ai lavori significa adottare una politica di bilancio di carattere anticiclico, al fine di operare un’efficace funzione di stabilizzazione del ciclo economico. In sostanza, se siamo in una fase espansiva, (come ci dicono) è bene mettere in atto azioni di consolidamento fiscale (viceversa nelle fasi recessive). Per ora la Commissione Europea non ha quantificato la nostra correzione fiscale strutturale per il 2018, richiedendo solo un “ragguardevole sforzo di aggiustamento fiscale”. Di questi tempi, si sa partono le lettere: la nostra in risposta (del MEF) argomenta che, adesso, sul tavolo ci sono ripresa economica e coesione sociale da salvaguardare e che non possiamo permetterci un inasprimento fiscale. Quindi, nel 2018, l’orientamento sarà aggiustare il saldo strutturale in misura pari a 0,3 punti di Pil. Senza entrare nel dettaglio dei conti ipotizzati, la direzione è chiara: pareggio di bilancio nel 2020, sia nominale, che strutturale. In ultimo, rispetto al DEF di aprile, l’indebitamento netto sul Pil non riuscirà a scendere a zero nel 2020, come si sperava.
Le risorse recuperate, grazie alla revisione al ribasso dell’indebitamento netto, saranno destinate a disattivare “parte degli aumenti IVA” previsti e a sostenere investimenti pubblici e privati, con un occhio alla ricerca e all’innovazione, per essere competitivi.
Dal momento che la Commissione Europea consente un margine di tolleranza di 0,25 punti sul pareggio di bilancio strutturale, dalle previsioni di questo settembre, ci attesteremo a -0,2 punti di PIL nel 2020 di saldo strutturale (in linea).
Per dovere di cronaca, avevo scritto che avrei vigilato per rendere conto sul tema lavoro; le parole di Padoan:
“Il sostegno all’occupazione giovanile è qualcosa che nessuno può negare debba essere affrontato. Ma su questo nelle prossime settimane daremo indicazioni più precise”, confermano che la coperta è corta.
Prima dell’approvazione della legge di bilancio entro il prossimo 20 ottobre, di fatto il Governo dovrà utilizzare il margine di deficit disponibile per la disattivazione delle clausole di salvaguardia IVA (6 decimi di punto, pari a circa 10 miliardi di euro).
In attesa dei “decimi” sul lavoro.
Maria Luisa Visione