“Lascio la città che ho trovato”. La risposta è lapidaria almeno quanto la domanda e traccia il ritratto di una città che, seppur colpita al cuore, non ha ancora capito.
Il presidente uscente di Banca Monte dei Paschi, Alessandro Profumo, saluta la città alla vigilia del suo ultimo CdA (convocato per domani, 6 agosto ndr). La valigia è pronta ed è quella di un lungo viaggio, che vedrà Profumo impegnato in attività imprenditoriali: “Sono scelte che posso fare oggi o non le avrei fatte mai più” dice, di fronte ai giornalisti convocati a Rocca Salimbeni.
Dopo tre anni intensi passati alla guida di Banca Mps, un po’ di relax?
“Rispetto a questo periodo credo che mi rilasserò, sì. Ma non mancherà mai la tensione costruttiva, così come la passione, la serietà e con queste anche gli errori che si possono fare quando si lavora. Semplicemente, si tratta di una scelta diversa rispetto a quella, tre anni fa, di voler salvare un pezzo di storia d’Italia. E’ stato un percorso arduo, non credevo di poter trovare tutto quello che ho trovato. Eppure Mps ha una rete di persone fenomenale. E oggi, dopo grande complessità affrontate, la Banca ha un profilo di liquidità che non ha mai avuto in tempi recenti. Stiamo crescendo”.
Tre anni fa: una scommessa o un salto nel vuoto?
“Una sfida. Anzi, la vera sfida è stata quella di fare il presidente. Già alla viglia tutti dicevano che avrei discusso subito con Fabrizio Viola e invece sono stati anni condivisi in maniera costruttiva ed efficace, ho imparato anche a fare il presidente. Per il resto, avevo la certezza di rinunciare al compenso da presidente perché sapevo quale fosse la situazione anche rispetto a tanti dipendenti. E non mi aspettavo, lo ammetto, così come non se lo aspettavano le autorità, tutto ciò che è saltato fuori. Non è stata una scommessa perché ho ‘fatto’ banca tutta la vita, il mio lavoro mi piace e mi appassiona”.
Aggregazione: che futuro immagina per il lavoro che spetterà al suoi successore, Massimo Tononi?
“Tutti si focalizzano sui problemi di ordine giudiziario ma la Banca era mal gestita da un punto di vista operativo. In tre anni il management ha fatto un lavoro eccezionale e oggi la gestione operativa funziona. Rimangono 45 miliardi di sofferenze, problemi comunque definiti e in attesa di essere risolti. Se la situazione macroeconomica non peggiora allora piano piano tutto andrà a posto. La Bce è preoccupata per eventuale calo a livello nazionale, in quel caso, per fare un esempio, se l’Italia prendesse un raffreddore, per Mps sarebbe una broncopolmonite. Comunque, per sposarsi bisogna essere in due, anche senza amore ma il coniuge non è stato ancora trovato. Io credo nel miglioramento del Pil ma Siena e BMps devono farsi trovare pronti”.
In che modo?
“Siena deve essere attrattiva. Deve attrarre e saper mantenere. Una difficoltà doppia rispetto a una grande città, di solito ma a Siena non mancano certo le caratteristiche per guardare avanti con ottimismo”.
Dopo tre anni, cosa è cambiato? Che città lascia?
“Lascio la città che ho trovato. Magari si parla meno della Banca e più del futuro del territorio, per fortuna. Ma il vivere di economia assistita a lungo, ha fatto grandi danni. Oggi Mps continua ad essere un attore importante ma senza avere più potere degli altri. Ha solo più responsabilità. La città, con questo senso comunitario bello e produttivo dato dalle Contrade, deve essere caapce di aprirsi di più e di mostrarsi per quella che è, per quello che vale. Il tessuto sociale senese è un esempio positivo per l’Italia tutta ma la città deve assumere il ruolo di leadership del territorio che la obblighi ad uscire dai propri confini. La città ha un valore immenso ma non lo mostra”.
Per quanto riguarda il passaggio di tanti dipendenti a Fruendo? Convinto di aver fatto una scelta giusta?
“Sono certo di aver fatto benissimo. Le banche medie hanno bisogno e avranno sempre più bisogno di strutture analoghe a Fruendo. Le persone intelligenti, che hanno visione futura giusta, lo hanno capito. Diversamente, tutto si sarebbe tradotto in centinaia di licenziamenti certi. C’è da dire che molto danno lo fanno i sindacati e un clamore mediatico spesso strumentalizzato”.
La Fondazione Mps, oggi?
“Ritengo sia fortunata ad aver mantenuto quello che ha. E che avrebbe dovuto pensare molto tempo prima ad abbassare la soglia del 51%”.
Katiuscia Vaselli
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