Avevo lanciato già qualche mese fa l’allarme usura per molte delle imprese e delle attività commerciali che stanno attraversando tutte le difficoltà legate alla difficile situazione economica che stiamo attraversando.
L’Ufficio Studi della Confcommercio rilancia questo delicato tema conducendo una nuova indagine tra le piccole imprese del commercio e dei servizi, piuttosto rappresentativa, dopo quella dello scorso maggio.
Il punto cruciale sul quale ruota l’intero ragionamento è legato all’importanza della liquidità, il “discrimine” tra la vita e la morte delle imprese, che, senza, non possono andare avanti. Dalle risultanze emerge la casistica di coloro che hanno dichiarato di non aver ottenuto credito dal sistema bancario.
La stima di coloro che non hanno ricevuto i prestiti richiesti nel 2020, in numero assoluto, è di 290.000 soggetti.
Come potrebbero queste persone e queste famiglie non essere preoccupate e non risultare esposte al rischio usura, di fronte a un bisogno urgente di liquidità e a una evidente riduzione generale del fatturato?
La loro linfa vitale è venuta a mancare: senza fatturato non si possono sostenere costi fissi, e questo problema emerge nel giro di qualche mese.
Dai risultati – se pensiamo che è molto difficile dichiarare che si è venuti in contatto con questo mondo sotterraneo – viene fuori che sono stati offerti prestiti fuori dal mercato ufficiale a ben il 13% degli imprenditori e commercianti intervistati, e che il 14% si è rivolto a canali non ufficiali per avere un prestito. Tali percentuali si raddoppiano nel Mezzogiorno e nelle strutture ricettive. Quindi, in netto peggioramento, sia la percezione che si debba percorrere tale strada per risolvere il problema della liquidità, che l’esperienza di aver cercato canali alternativi.
Dalla stima prudenziale abbiamo un potenziale di soggetti a rischio usura di 30-40.000 imprese che diventano più di 70.000 se si ragiona sui numeri complessivi dell’indagine.
Imprese, in pericolo!
Oltre a questa situazione di pericolo ne emerge un’altra: imprenditori o commercianti che hanno subito pressioni per vendere le proprie attività a prezzi molto inferiori a quelli di mercato. Detto, in parole crude “sciacallaggio” allo stato puro.
Il fenomeno è veramente presente e concreto.
Indicazioni allarmanti in questa direzione provengono anche dalle Forze dell’Ordine impegnate costantemente nella lotta all’usura e al contrasto alle varie forme di riciclaggio del denaro sporco.
Per capire quanto sia presente questo fenomeno pensate che, solo nei primi nove mesi del 2020, il Comitato di solidarietà delle vittime di estorsioni e usura ha deliberato l’elargizione di circa 19 milioni di euro.
Queste persone e queste famiglie non vanno lasciate da sole. Occorre far arrivare messaggi forti, c’è sempre paura a denunciare di essere vittime di usura ed estorsione.
Un po’ come nella povertà, quella vera, in cui si cerca di mantenere intatta la dignità.
Occorrono anche interventi straordinari per coloro che hanno bisogno di ricevere credito e che non riescono ad averlo, allontanarsi dalle logiche dei numeri, perché non ci rientreranno mai nei parametri richiesti. Pensare a delle forme di sostegno diverse dagli schemi tradizionali, sostenibili per entrambe le parti, chi chiede il prestito e chi lo eroga.
Non permettiamo alla criminalità di infiltrarsi. Anche la criminalità è un virus potente.
Maria Luisa Visione