È allarme mutui per una parte delle famiglie italiane, come già anticipato in questa rubrica, qualche settimana fa.
Le cause le conosciamo: il rialzo continuo dei tassi di interesse che pesa sulle rate dei finanziamenti e il carovita, che non si arresta, sul quale la politica monetaria restrittiva della BCE non risulta efficace.
Come constatiamo tutti ogni giorno, i prezzi di beni e servizi sono saliti in maniera vertiginosa. Sulla base di una classifica stilata dall’Unione Nazionale Consumatori, per i voli europei parliamo di un rialzo del 139% rispetto a giugno 2021, e si tratta del rincaro più importante registrato.
Il settore alimentare non è da meno: tutto costa di più, dall’olio (non di oliva) al burro, alla pasta, alla frutta fresca, al pollame. È proprio nella vita di tutti i giorni che influiscono gli aumenti generalizzati.
E purtroppo, gli impegni inderogabili come i mutui, iniziano a trasformarsi in sofferenze. Le elaborazioni della Fabi, realizzate con le statistiche della Banca d’Italia, attestano, a marzo 2023, quasi 15 miliardi di euro di rate non pagate da quasi un milione di famiglie italiane. In particolare, 5,7 miliardi sono sofferenze, cioè credito che non verrà più rimborsato; 7,1 miliardi sono inadempienze probabili, a rischio recupero, e circa 2 miliardi sono rate scadute. In quest’ultimo caso il rischio di mancato rientro del debito è minore.
Scatta allora il memorandum dell’ABI sulle tematiche dedicate a coloro che si trovano in difficoltà a causa della scelta di mutui a tasso variabile, sui quali l’aumento dei tassi di interesse rende difficile la sostenibilità.
L’ABI invita il titolare del mutuo a rivolgersi alla propria banca, con la certezza che riceverà tutte le informazioni per comprendere le diverse opzioni e per valutare preventivamente gli impatti, in modo da trovare una soluzione. Le opzioni disponibili sono: concordare un allungamento della durata del proprio mutuo; rivedere le condizioni contrattuali; procedere a surroga del proprio mutuo ipotecario senza costi e spese presso altra banca; ricorrere alla sospensione dei versamenti fino a 18 mesi, attuando il cosiddetto “Fondo Gasparrini” e allungando il piano di ammortamento per il periodo della sospensione, in caso di eventi come la perdita del posto di lavoro, la cassa integrazione, la riduzione del fatturato; trasformare il mutuo da tasso variabile a tasso fisso.
Attenzione a quanto previsto dalla legge di bilancio per il 2023: le banche sono obbligate per legge alla trasformazione, su richiesta del mutuatario non in ritardo nei pagamenti, per mutui di importo fino a 200.000 euro e ISEE del mutuatario non superiore a 35.000 euro.
In prospettiva, la BCE ha preannunciato un nuovo aumento dei tassi di interesse il prossimo 27 luglio dello 0,25%, che porterà il tasso base al 4,25%.
In questo momento diventa importantissimo rivolgersi a un consulente per fare un’attenta valutazione, sia sui debiti in essere che su nuove scelte di indebitamento.
Circa un terzo dei mutui erogati sono a tasso variabile.
È molto importante fare le verifiche di sostenibilità prima di indebitarsi, ma anche durante, per riposizionarsi, considerando l’impatto della variabile inflazione sulle spese che non si compensa con un rispettivo aumento dei redditi.
Maria Luisa Visione
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