Occorre una strategia per rilanciare il comparto ovi-caprino toscano, questo in sintesi il leitmotiv dell’incontro che ha visto ieri a Firenze riuniti pastori provenienti da ogni angolo della regione, e dove era presente anche una nutrita delegazione di allevatori del territorio senese. A fare il punto della situazione con l’Assessore all’agricoltura Marco Remaschi i rappresentanti delle Coldiretti territoriali guidati dal presidente Fabrizio Filippi e dal direttore Antonio De Concilio.
Il vertice, richiesto nei giorni scorsi da Coldiretti Toscana con una nota scritta, è stato l’occasione per affrontare le emergenze con una riflessione a 360° sul settore. I pastori hanno rappresentato le sofferenze del comparto per la situazione di allarme per i continui attacchi dei predatori e l’ultima tegola le disdetta dei contratti di fornitura di latte che alcuni caseifici stanno comunicando ai pastori con l’intenzione di cessare il ritiro del latte con la prossima campagna. Il comparto ovi-caprino toscano nel corso degli anni ha ridotto il suo peso economico che comunque resta importante contando oltre 1500 aziende per un valore in termini di latte di circa 55milioni di euro ed interessa 5000 posti di lavoro. Il valore della filiera ovi-caprina nel complesso è stimato in 110milioni di euro. Molti dei 550mila quintali di latte vengono utilizzati per ottenere i rinomati pecorini Dop come il Pecorino Toscano e il Pecorino delle Balze Volterrane. Il 30% del latte ovino regionale è utilizzato per la produzione di Pecorino Toscano Dop. In Toscana, quarta regione per numero di pecore, dopo la Sardegna, la Sicilia e il Lazio, i capi arrivano ad oltre 425mila e sono prevalentemente allevati in maniera estensiva: pascolano all’aperto nella maggior parte dell’anno e vengono ricoverate in ovile solo nei mesi più freddi.
“La domanda che gli allevatori toscani si pongono – ha detto Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana – è semplice ed immediata: qualcuno vuol far sparire il latte toscano per far sparire il Pecorino Toscano? Se questa guerra al latte della nostra regione dovesse concretizzarsi il danno per i territori interessati, in genere aree interne e marginali dove non esistono alternative, sarebbe gravissimo sia in termini economici che occupazionali ed anche ambientali”. “Gli allevatori ovicaprini toscani subiscono la concorrenza del latte proveniente dall’esterno acquistato dai caseifici per produrre e commercializzare formaggi che, in vari modi, si richiamano alla toscanità. La recente introduzione dell’etichettatura d’origine obbligatoria per latte e prodotti lattiero caseari, fortemente voluta da Coldiretti – sottolinea Filippi – rappresenta un elemento di chiarezza e al tempo stesso, in prospettiva, una boccata d’ossigeno per il settore”.
“Le richieste che abbiamo messo sul tavolo dell’assessore sono chiare – dice Antonio De Concilio, direttore Coldiretti Toscana – occorre un piano di rilancio del settore che si sostanzia in azioni di sostegno. Abbiamo evidenziato altresì la necessità di definire un programma finalizzato alla valorizzazione della filiera ovi-caprina che, anche per i problemi legati alla predazione, è interessata da una preoccupante crisi, con numerose aziende costrette a cessare le attività, soprattutto nelle aree marginali. Bisogna riuscire a valorizzare ancora di più le denominazioni di origine e rafforzare la capacità di penetrazione sui mercati, non solo regionali e nazionali, delle produzioni sia di formaggi che di carne provenienti dai nostri allevamenti, rendendo credibili traiettorie di futuro per produttori che svolgono una funzione fondamentale sul piano economico e sociale, presidiando altresì territori il cui abbandono e degrado determinerebbero gravi rischi
anche sul piano idro-geologico”. “Nello specifico – continua De Concilio – abbiamo chiesto alla Regione di attivare con adeguate risorse nella nuova programmazione dei fondi strutturali della misura per il benessere degli animali. Prevedere nei prossimi bandi della misura 2.1 “consulenza” del Psr l’attribuzione di priorità per la consulenza tecnico–veterinaria a favore delle aziende ovicaprine. Promuovere, grazie anche all’intervento della Regione, accordi pluriennali che consentano all’impresa agricola di programmare e realizzare investimenti finalizzati alla destagionalizzazione della produzione di latte. Sostenere agli allevatori che realizzano, anche in forme associate, impianti di trasformazione della propria produzione di latte. Per questo non si comprendono – conclude De Concilio – miopi strategie commerciali che mettono a rischio un
mondo, fatto di tradizioni rurali e passioni, che sta dietro ogni forma di pecorino, un prodotto legato
in maniera forte alla terra di origine: la Toscana”. L’Assessore Remaschi nel prendere atto delle richieste del mondo agricolo si è impegnato per una rapida convocazione delle parti per un rilancio della filiera anche con la sottoscrizione di impegni contrattuali per una programmazione delle attività del comparto ovino.
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