I Fondi Sovrani, generalmente traggono le proprie risorse dai proventi derivanti dalle materie prime del Paese (è il caso della maggior parte dei fondi sovrani sauditi, di Abu Dhabi, del Kuwait e in genere del Medioriente) o dai ricavi ottenuti dalle esportazioni (è il caso dei fondi cinesi e del Sud Est asiatico in particolare). In genere un fondo sovrano può ottenere le proprie risorse anche da surplus della bilancia dei pagamenti del Paese che lo controlla, da operazioni in valuta straniera, dai proventi di operazioni di privatizzazione, o da surplus fiscali.
A partire dalla fine degli anni ’90 il numero e l’importanza dei fondi sovrani è cresciuta esponenzialmente. La crisi dei mutui subprime ha portato inoltre molti di questi a guadagnare posizioni strategiche in industrie e istituzioni di primo piano dei mercati maturi come l’Europa e gli Stati Uniti. Negli anni della grande crisi finanziaria globale, il peso dei fondi sovrani è raddoppiato, passando dal 3% al 6% del PIL mondiale, il loro numero è salito da 45 a 62 negli ultimi cinque anni e si prevede possano raggiungere i 70 nel 2015.
Il patrimonio gestito dai Fondi Sovrani è cresciuto da 2 a 5.1 trilioni di dollari USA nel periodo considerato ed è stimato che raggiungerà i 10 trilioni dollari USA nel 2015. Tali fondi sono dotati principalmente di risorse pubbliche, appartenenti principalmente ai Governi di paesi caratterizzati da consistenti surplus commerciali derivanti dall’esportazione di beni, servizi e materie prime. Sono tipicamente gestiti da un Governo o un’autorità governativa, separatamene dalle riserve nazionali ufficiali (l’analisi integrale è richiedibile all’indirizzo servizio.pianificazionesbd@banca.mps.it).
In Italia i Fondi Sovrani detengono partecipazioni azionarie nel 36% circa delle società quotate, nel 25% di quelle del Regno Unito, mentre tale dato scende tra il 17% e il 19% per quanto riguarda le società tedesche e francesi. Nel nostro paese sono stati realizzati nel 2011 investimenti dei Fondi sovrani per c500 milioni di euro. Nei primi giorni di Novembre del 2012 si concretizzerà il passaggio di una nota casa di moda italiana al fondo del Qatar per 735 milioni di euro. Altre importanti operazioni si sono concretizzate nel 2012 come l’acquisto di una quota rilevante di Finmeccanica da parte del Fondo Libico, l’aumento in Unicredit al 6.5% (dal 4.9%) dal fondo sovrano di Abu Dhabi, e l’acquisto di Ferretti da parte di un conglomerato controllato dal Governo Cinese. Rimane il Fondo Sovrano Norvegese il più presente con investimenti in azioni pari a €4.7 miliardi e €6.3 miliardi in obbligazioni di cui €4.2 miliardi in Titoli Governativi.
Le strategie variano molto tra i 62 Fondi Sovrani attualmente in essere, dai Fondi di stabilizzazione, creati per proteggere e stabilizzare l’economia nazionale dalla volatilità dei prezzi delle materie prime e dell’export (es. General Investment Fund amministrato dalla Kuwait Investment Authority) ai Fondi di Diversificazione creati per differenziare le fonti di ricchezza nazionale (es. Qatar Investment Authority-QIA), fino ai Fondi creati con il fine di supportare il sistema pensionistico del paese. (es. Norwegian Government pension Fund). Sono inoltre da evidenziare, i fondi creati con lo scopo di finanziare progetti di sviluppo socioeconomico ed industriale del Paese (es. Fondo del Venezuela) ed i Fondi creati per ridurre il costo opportunità di mantenere immobilizzate riserve in valuta in eccesso e/o per cercare di massimizzare il rendimento degli investimenti. (es. Korea Investment Corporation).
Tra le strategie d’investimento più rilevanti, emergono quelle dei fondi: norvegese, cinesi, di Abu Dhabi e Singapore, quattro nazioni con differenti stili strategici.
Il primo per patrimonio gestito, il norvegese GPFG Government Pension Fund – Global (attivi per 656 mld di $), ha l’obiettivo di salvaguardare e creare benessere finanziario per le future generazioni e si caratterizza per un forte investimento sul mercato italiano. La responsabilità sociale è il pilastro su cui si basano gli investimenti e pertanto valuta solamente le società che rispecchiano i principi etici del fondo su un orizzonte temporale di lungo periodo. Il “council of ethics” svolge proprio la funzione chiave di valutare e garantire che gli investimenti rispettino gli standard previsti. Il portafoglio è composto per il 60% in equities, 35/40% in fixed income e per circa il 5% in real estate.
I fondi cinesi sono tre, il CIC China Investment Corporation (patrimonio gestito di 482 mld di $), è il più attivo a livello globale, grazie anche al suo mandato. I suoi investimenti hanno l’obiettivo di diversificare all’estero parte delle ampie riserve governative. Il fondo inoltre investe anche entro i confini nazionali, svolgendo un ruolo fondamentale nel rifinanziare direttamente gli istituti di credito in difficoltà, assumendo una connotazione simile al prestatore di ultima istanza. Tendenzialmente, il fondo non influenza in maniera diretta il management delle compagnie in cui investe, ne modifica i loro core business. Inoltre, molti investimenti piuttosto che tendere al massimo rendimento, sono volti ad acquisire attività, territori, giacimenti minerari strategici con il fine di garantire alla Repubblica Popolare Cinese le risorse necessarie per sostenere alti livelli di crescita. Il SAFE Investment Company (patrimonio gestito di 568 mld di $) è l’altro fondo cinese, a differenza del primo investe in una larga varietà di strumenti soprattutto finanziari che includono: azionario domestico ed estero e fixed income securities. Il principale obiettivo del “SAFE” è ridurre l’esposizione della Cina alle fluttuazioni nel valore del dollaro USA, dato l’ammontare di debito statunitense detenuto in dollari dalla Cina. Inoltre la mission, è aumentare la diversificazione cercando di massimizzare i rendimenti da investimenti finanziari. L’ultimo è il NSSF, National Council of Social Security Fund (patrimonio gestito di 135 mld di $), ha l’obiettivo di diversificare all’estero parte delle riserve del governo cinese in asset più rischiosi e fortemente speculativi capaci di generare alti rendimenti.
I Fondi di Abu Dhabi, sono i tipici fondi mediorientali le cui fortune si basano sui surplus dell’attività di export sul petrolio. Abu Dhabi possiede quattro fondi di investimento, il primo l’ADIA (Abu Dhabi Investment Authority con patrimonio gestito di 627 mld di $) investe nei mercati internazionali sui principali strumenti equities, fixed income, real estate, private equity and alternatives. L’80% del patrimonio Adia è affidato a gestori di fondi esterni, il 60% dell’investito segue strategie di replica di indici. Il Fondo ADIC (Abu Dhabi Investment Council) gestisce gli investimenti interni all’emirato di Abu Dhabi che erano precedentemente gestiti dalla Abu Dhabi Investment Authority (ADIA). Il governo di Abu Dhabi controlla il 100% del fondo che focalizza i propri investimenti in private equity, infrastructure e real estate, prevalentemente nella zona MENA. Il Mubadala (patrimonio gestito di 48 mld di $), ha il compito di fungere da catalizzatore nella diversificazione degli asset di Abu Dhabi. Mubadala opera formando nuove compagnie o acquisendo partecipazioni in compagnie esistenti sia nell’UAE che all’estero, al fine di generare benefici economici per Abu Dhabi attraverso partnerships con compagnie locali, regionali e internazionali. In fine l’IPIC (patrimonio gestito di 65 mld di $) è il fondo che mira a sviluppare e rafforzare la presenza di Abu Dhabi nel settore degli idrocarburi investendo in progetti petroliferi. Il governo ha incaricato IPIC fin dalla sua nascita, di garantire la raffinazione di petrolio greggio e di svolgere un ruolo centrale nella formazione e gestione di alleanze internazionali. IPIC investe nei settori non-idrocarburi e attività spaziali attraverso Aabar (partecipazione del 6.5% di Unicredit).
Infine, i fondi di Singapore, sono due Il GIC (patrimonio gestito di 248 mld di $) che investe tendenzialmente a medio e lungo termine (20 anni) su un portafoglio composto per circa il 50% dei sui assets in equities, il 30% in fixed income e un 20% in private equity, real estate, commodities e altri investimenti.
Altro fondo di Singapore è Temasek, (patrimonio gestito di 162 mld di $) che investe in mercati ed aziende con alti tassi di crescita e ampie potenzialità di espansione in modo da garantire ritorni significativi ogni anno. Dal punto di vista geografico tende ad investire in zone ad elevati tassi di crescita con orizzonti temporali medio lunghi. Il portafoglio è estremamente diversificato, sia in termini di asset class, che in termini di aree geografiche, inoltre pone estrema attenzione nella correlazione tra gli investimenti fatti.
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