Sono sempre stato un po’ scettico sulla reale possibilità di creare un’Europa unita della finanza e del commercio.
Convinto della bontà ma molto perplesso sulla reale fattibilità.
In effetti sono molti di più i colpi gobbi e le scorrettezze fra Stati che non le collaborazioni e le sinergie, come dovrebbe essere.
Al di là del fatto che non esiste una legge fiscale comune, un codice commerciale univoco né tutele similari a livello di imprese e lavoro ( e questo basterebbe per dire che si è fatto poco o nulla) il problema vero si sposta sul campo degli interventi, delle acquisizioni e dei mercati.
Non esiste regola, etica o visione di periodo.
Leggevo, distrattamente a dire il vero, le notizie economiche sul Sole24Ore, il quotidiano “colorato” più famoso in Italia (chiaramente dopo la Gazzetta dello sport) e mi sono soffermato su un pezzo che parlava della partita a scacchi che si sta giocando, in questi periodi, fra Italia e Francia nei settori della moda, della finanza, del lusso e (per ultimo) nelle comunicazioni.
Leggo in maniera più approfondita e realizzo che negli ultimi quindici anni la Francia ha letteralmente depredato marchi di estrema rilevanza ed importanza, comprandoli o altrimenti acquisendoli e ugualmente l’Italia ha piazzato i suoi colpi facendo mercato sulla piazza di Parigi.
Nella moda dopo Fendi, nel 1999, sono sbarcati in oltralpe Gucci, Loro Piana, Pucci, Bulgari e, più recentemente, Cova.
Tralasciando la confusione biblica dell’affaire STX/Fincantieri, l’Italia ha piazzato modestissimi colpi con Atlantia (ha acquisito l’aeroporto di Nizza), Lavazza e Campari (comprati Carte Noir e Grand Marnier).
Il saldo è clamorosamente negativo, se si pensi anche al “depredamento” dei tedeschi su nostri marchi storici (Ducati, MV agusta, Italcementi….)
In nome della globalizzazione dei mercati e della razionalizzazione dei settori, alla parola d’ordine del “grande è bello”, stiamo assistendo alla riallocazione delle aziende e dei marchi in senso orizzontale, non avendo riguardo alla nazionalità ma al settore di intervento.
Si scopre così che la moda, come il lusso, sono cose di Francia e che in Italia resta aperta la sola partita delle comunicazioni (Telecom e Mediaset), pena dover rinunciare a sovranità, marchi e posti di lavoro.
Un bel problema: anche perché, se ci guardiamo bene, dopo averci portato via anche le mozzarelle ed il vino rischiamo di vederci riconosciuto solo il mare, il sole e il mandolino. Buoni per l’inizio di un’apericena. Ma solo l’inizio.
Viva, comunque e sempre, l’Italia.
Luigi Borri