Economia

Arriva la “spinta gentile” per le fusioni bancarie

La chiamano spinta gentile, Nudge, per gli addetti ai lavori. Si tratta di “aiuti positivi” indiretti per influenzare le azioni verso una decisione che, diversamente, tarderebbe ad arrivare.

Di questi tempi ce ne sono state tante di accelerazioni verso direzioni che solo meno di un anno fa sembravano richiedere ancora un tempo infinito.

L’argomento non è dalle corde facili: mi riferisco al sistema bancario italiano e alla sua trasformazione in atto, non indenne dalla pandemia.

La norma, introdotta nel Documento Programmatico di Bilancio 2021, per le banche italiane vale denaro in caso di fusione. In sostanza, è stata inserita dal Governo una misura per incentivare le fusioni aziendali tramite la conversione di attività fiscali fuori bilancio in crediti di imposta. Il riferimento è alle cosiddette “DTA”, Attività Fiscali Differite (derivanti da perdite fiscali), che verrebbero così computate a bilancio, diventando capitale a tutti gli effetti. Quindi, se le banche si fondono possono utilizzare asset fiscali, che altrimenti rimarrebbero fuori dai conteggi per i requisiti di patrimonializzazione. In genere, quando un’azienda quotata o una banca quotata ha bisogno di ricapitalizzarsi si rivolge al mercato finché ci sono i numeri per chiedere tale fiducia e rafforzarsi. 

Vediamo, invece, cosa permetterà la norma appena inserita. Coloro che si aggregheranno nel 2021 computeranno nel capitale le DTA; il primo anno il 25% e il secondo anno il restante 75%, fino all’importo massimo del 2% dell’attivo della più piccola tra le due banche che si fondono. Per semplificare, diciamo che il capitale ottenibile cambierà in base ai soggetti che decidono di aggregarsi, in quanto possono essere diversi sia per dimensioni che per quantità di DTA da trasformare. La stima riportata da “Il Sole 24 Ore” dello scorso 28 novembre targata   Mediobanca Securities per i gruppi quotati in Borsa, si aggira intorno a 5 miliardi di euro. 

Il punto è che questa norma rimette tutto in discussione, soprattutto per le banche di piccole dimensioni, per quelle che fino ad oggi erano restie a questo tipo di soluzione per rafforzarsi patrimonialmente, e domani anche per quelle non quotate. Infatti, ogni banca avrà la sua dote fiscale per le nozze.

In questo momento si sono così riaperti i giochi e ognuno sta facendo le proprie valutazioni.

L’effetto Covid per il sistema bancario lo vedremo nell’ipotesi, purtroppo realistica, dell’aumento del rischio sui crediti detenuti in pancia, a causa della crisi economica, che richiederà necessità di maggiori coperture di capitale a bilancio. Di conseguenza, la Nudge in questione diventerà attrattiva a breve per tutti.  I tempi per decidere, però, sono stretti in quanto chi ne vorrà approfittare dovrà fondersi entro il 2021.

Appena la norma passerà l’iter parlamentare, probabilmente arriverà anche il benestare formale delle Autorità Europee, in linea di continuità con l’indirizzo favorevole dato dalla BCE in tema di aggregazioni. D’altra parte, questo è un modo per evitare che lo Stato debba intervenire con aiuti o nazionalizzazioni in favore delle banche più fragili onde evitare il dissesto o il burden sharing, facendo pagare ancora una volta i risparmiatori.

Per molte banche si prospettano grandi cambiamenti nel 2021. Ma la strada verso le fusioni è stata tracciata da diverso tempo. 

Adesso è solo un boccone ancora più ghiotto per molti.

Maria Luisa Visione

Francesco Laezza

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Francesco Laezza
Tags: Nudge

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