Persone con i incarichi pubblichi ma anche le loro famiglie e, perché no, i loro amici. Perché lesinare? Se ci sono debitori da oltre 300 milioni come Sorgenia, che saranno mai 67 milioni, dei quali ben 61 non performing?
I numeri vengono comunicati dalla Banca stessa nel corso dell’assemblea ordinaria dei soci di Banca Monte dei Paschi per l’approvazione del bilancio 2017, in risposta a un azionista: “Al 31 dicembre 2017 il gruppo Mps vanta crediti nei confronti di 13 partiti politici per complessivi 10 milioni di euro, di cui 9,7 milioni non performing. Il gruppo vanta crediti per complessivi 67 milioni” di cui 61 non performing, nei confronti di “persone fisiche che occupano o che hanno occupato importanti cariche pubbliche come pure i loro familiari diretti o coloro con i quali tali persone intrattengono notoriamente stretti legami”. Dei 9,7 milioni di crediti non performing nei confronti dei partiti, 8,2 milioni rientrano nell’operazione di cessione e cartolarizzazione di crediti in sofferenza”.
Alcuni di quei partiti non esistono nemmeno più, eppure attraverso pignoramento di beni immobiliari qualcosa si potrebbe recuperare.
Ma ci sono anche buone notizie: “Nel 2018 abbiamo una ripresa degli impieghi vivi lordi, che è il primo segnale importante che la banca si è rimessa in cammino”. Lo ha detto l’ad di Mps, Marco Morelli, nel suo intervento all’assemblea. Fra l’altro, Morelli ha detto che l’obiettivo è “chiudere entro maggio il processo” di cessione degli npl, “quindi anticipare di un mese rispetto alla scadenza prevista” e che i dati al primo trimestre, che saranno diffusi il 10 maggio, evidenziano anche “un’ottimizzazione della raccolta”. Quello che aspetta la banca, ha aggiunto, è comunque “un percorso lungo, duro e difficile, con diverse incognite”.
Calano anche i rischi da cause, da 8,3 a 3,9 miliardi. La cifra massima che Mps rischia di dover pagare nel caso in cui perda le cause intentate contro la banca è calata dagli 8,3 miliardi del 2016 ai 3,9 miliardi del 2017. E’ quanto risponde per iscritto la banca a un azionista, in occasione dell’assemblea. A fine 2016 le cause erano oltre 8.500 (al netto di quella promossa da Codacons – rpt Codacons – con una richiesta da 4 miliardi, oggi chiusa),
mentre quelle a fine 2017 erano oltre 7.200. Le richieste in via stragiudiziale ammontavano a 193 milioni nel 2016 e a 663 milioni nel 2017.
Il deputato del Movimento 5 Stelle, Carlo Sibilia, ha chiesto che l’assemblea di Mps voti sulla richiesta di
azione di responsabilità proposta da un socio contro gli amministratori e sindaci della banca in carica dal 2012 al 30 giugno 2015, fra i quali l’ex amministratore delegato Fabrizio Viola e l’ex presidente Alessandro Profumo. “Non votare l’azione di responsabilità – ha spiegato Sibilia intervenendo in assemblea – sarebbe un incentivo alla frode, che non ci possiamo permettere”. Nel caso in cui ciò non avvenga, “quando, come è inevitabile, si formerà un governo diverso da quello di adesso – ha detto Sibilia – con il 68% delle azioni convocherà un’assemblea e
chiederà di votare l’azione di responsabilità. Che facciamo, in 5 mesi andiamo in contrasto con noi stessi?”.
«Una ulteriore riduzione e un contingentamento degli stipendi dei componenti di tutto il top management». E’ quanto chiedono in una nota i dipendenti di Banca Mps, assieme a tutte le organizzazioni sindacali. Il top management complessivamente inteso – si legge nella nota – continua infatti a percepire, pur nel rispetto dei tetti previsti dalla normativa, livelli retributivi non coerenti con gli indirizzi in proposito espressi dalle autorità di vigilanza che legano le remunerazioni ai risultati. Per quanto concerne i costi si rileva, inoltre, che le spese legate alle consulenze esterne continuano ad incidere in maniera significativa, anche se spesso risultano del tutto superflue».
In sintesi, il Gruppo ha chiuso il 2017 con una perdita netta consolidata di esercizio pari a 3,5 miliardi di euro, impattato, tra le altre cose, da circa 4 miliardi di euro di rettifiche non ricorrenti connesse all’operazione di cessione, tramite cartolarizzazione, di un insieme di esposizioni creditizie classificate a sofferenza.
Per quanto riguarda i coefficienti patrimoniali, al 31 dicembre 2017 il Common Equity Tier 1 Ratio si è attestato al 14,8%, rispetto all’8,2% di fine 2016, e il Total Capital Ratio è risultato pari al 15%, che si confronta con il valore del 10,4% registrato a fine dicembre 2016.
L’Assemblea ha inoltre deliberato la non ammissibilità dell’azione di responsabilità proposta dal socio Bluebell Partners ed altri.
Sono stati inoltre approvati dall’Assemblea degli azionisti la relazione sulla remunerazione prevista dall’art. 123-ter del Decreto Legislativo n. 58 del 24 febbraio 1998 (“Testo Unico della Finanza”), e il piano, ai sensi dell’art. 114-bis del Testo Unico della Finanza, di utilizzo delle azioni proprie a servizio del pagamento di severance a favore di personale del Gruppo Montepaschi, con autorizzazione al compimento di atti di disposizione su azioni proprie ex art. 2357 e 2357-ter del Codice Civile.