Mps – Nomura, pace fatta. Più o meno. Il contenzioso tra la Banca senese e la giapponese Nomura sul derivato Alexandria finisce con un compromesso sul derivato Alexandria. Le due parti hanno raggiunto un accordo transattivo che chiude un litigio incrociato dannoso per entrambi che andava avanti dal 2009 e che aveva per oggetto un investimento in BTP in asset swap con scadenza 2034, del valore di Euro 3 miliardi, finanziato con un Long Term Repo di pari durata.
L’accordo, comunicato nella notte, è positivo per Mps, tanto che in Borsa il titolo è volato, poco prima delle 15 di oggi, fino all’8%. A nemmeno ventiquattr’ore dalla prima conferenza stampa del presidente Tononi, arriva un primo sospiro di sollievo.
In base all’accordo, Mps lascerà cadere una richiesta di danni nei confronti di Nomura per 1,5 miliardi di euro in Italia e a loro volta le due banche ritireranno i procedimenti legali in corso a Londra. Alexandria fu sottoscritto nel 2009 dagli ex vertici della banca senese per nascondere le perdite dopo la costosa acquisizione di Antonveneta.
Cosa succede, di fatto? “Sono soddisfatto di aver chiuso l’ultima operazione problematica legata alla precedente gestione della banca, questo importante risultato rafforza patrimonialmente Banca Monte dei Paschi, migliora la sua redditività prospettica e normalizza la sua posizione finanziaria – ha dichiarato l’ad Fabrizio Viola – . La transazione è stata possibile grazie al costruttivo contributo dell’attuale management di Nomura e chiude il contenzioso aperto con la stessa Nomura. Questo importante passaggio ci offre la possibilità di guardare avanti con maggiore tranquillità continuando l’attività di rafforzamento e rilancio della banca”.
Con la transazione, l’esborso a carico di Mps si è ridotto a 359 milioni rispetto ai 799 milioni dell’eventuale chiusura anticipata secondo un metodo di pricing condiviso tra le parti. Si tratta quindi di un “sconto” di 440 milioni di euro, che però di fatto si riduce a 252 milioni in quanto Mps ha riconosciuto a Nomura 188 milioni come ristoro della perdita di funding benefit.
BMpse ha specificato che l’impatto negativo one-off dell’accordo transattivo a conto economico è di circa 130 milioni, pari a 88 milioni al netto delle imposte.
Termina così l’ultimo contenzioso legato alla precedente gestione. Dal punto di vista dei coefficienti patrimoniali, il beneficio secondo i criteri di Basilea 3 è di 56 punti base su base transitional e di circa 70 in termini di “common equity full application”. Secondo Mps, l’incremento del patrimonio netto tangibile è di 257 milioni e l’impatto positivo di liquidità è di 500 milioni, mentre d’ora in poi si potrà registrare un vantaggio prospettico sul margine di interesse da circa 40 milioni per anno.
Per quanto riguarda la nipponica Nomura, essa chiude i conti con l’eredità della precedente gestione, che aveva rilevato asset e personale europeo e asiatico dalla fallita Lehman Brothers. Sul bilancio del secondo trimestre, la transazione avrà un impatto negativo di 34,5 miliardi di yen. Nomura consegnerà a Mps, a valori di mercato, un portafoglio composto prevalentemente di Btp in asset swap di medio-lunga durata per 2,635 miliardi di euro di valore nominale.
Restano strascichi del passato per entrambe le società. La transazione lascia impregiudicata l’azione di responsabilità di Mps verso i suoi ex vertici ed eventuali altri soggetti corresponsabili in riferimento all’operazione Alexandria.
Per Nomura, i grattacapi procurati da spregiudicati ex finanzieri Lehman permangono negli Stati Uniti. Due settimane fa sono stati incriminati formalmente nel Connecticut tre ex trader di Nomura: Ross Shapiro, Michael Gramins e Tyler Peters, arrivati nel 2009 negli uffici di New York del gruppo giapponese per espandere il trading sui mutui residenziali. Secondo l’accusa, avrebbero costantemente manipolato i prezzi a danno della clientela per incrementare i ricavi per la società. E quindi i propri compensi.
In particolare, applicando una metodologia di pricing condivisa tra le parti, la chiusura anticipata della posizione complessiva (rappresentata da BTP, Long Term Repo, Interest Rate Swap e Liquidity Facility), di per sé considerata, avrebbe comportato un esborso di Euro 799 milioni, inclusivo di Euro 188 milioni corrispondenti al ristoro della perdita di funding benefit che Nomura ha subito per effetto della chiusura anticipata dell’operazione. All’esito della transazione l’esborso effettivo a carico di BMPS si è ridotto a Euro 359 milioni. Conseguentemente BMPS ha beneficiato di un minor esborso di Euro 440 milioni rispetto al pricing condiviso della transazione.
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