Le intenzioni, nelle dichiarazioni, delle Banche centrali di riportare il tasso di inflazione al 2% strutturale non sembrano invertire la rotta. Tuttavia, la politica monetaria della BCE, stando alle stesse dichiarazioni dei vertici, nei prossimi mesi continuerà ad essere restrittiva.
Le conseguenze dell’aumento dei tassi di interesse hanno iniziato a sentirsi molto bene nel settore dei mutui e finanziamenti.
Facciamo il punto della situazione attingendo agli ultimi dati pubblicati dal barometro CRIF, in tema di mutui casa, di particolare interesse nei portafogli delle famiglie italiane.
Dall’inizio dell’anno, nei primi cinque mesi, stiamo assistendo a un atteggiamento prudente e alla contrazione generale dei mutui immobiliari di ben -24,2%.
Rispetto alla fascia di età più interessata, sono i giovani a prevalere, a conferma della presenza del bisogno abitativo primario nello sviluppo degli obiettivi del ciclo di vita economico familiare. In particolare, quasi due domande di mutuo su tre si concentrano tra gli under 34, oppure tra i 35-44 anni per un importo medio di 143.390 euro e una durata media di 31 anni (Fonte: il Sistema di Informazioni Creditizie EURISC).
Proviamo allora a simulare, partendo dall’ammontare del finanziamento medio, l’importo della rata, sia su una durata ventennale che su una durata trentennale, per comprendere, come, di fatto agisce nelle tasche l’aumento regolare dei tassi di interesse.
Il miglior TAEG di mercato attuale, che è l’Indice Sintetico di Costo, comprensivo di tutti gli oneri e le spese accessorie, utile per un confronto equo, è pari al 3,68% sui 20 anni e al 3,42% sui 30 in caso di tasso fisso. In termini di rata mensile, significa una differenza di 202 euro.
Vediamo cosa succede con il tasso variabile; il TAEG più favorevole è del 4,49% sui 20 anni e del 4,45% sui 30 anni, con una differenza di rata di poco più di 180 €. Che convenga la tipologia di tasso fisso adesso è evidente, tanto che tra la metà del 2023 e i primi tre mesi del 2023, chi aveva in pancia il tasso variabile ha visto aumentare la rata da restituire mediamente del 28%. Attualmente, tale situazione non è destinata a rientrare, anche se, sul segmento privati e famiglie circa un mutuo ipotecario attivo su quattro risulta sempre a tasso variabile.
La tendenza che si registra, invece, nell’ambito dei prestiti finalizzati e personali di chi richiede per la prima volta un finanziamento, i c.d. New2Credit, è una contrazione degli importi medi finanziati e un leggero aumento della durata media dei contratti; elementi che confermano i cambiamenti di mercato in atto e la necessità di dimensionare l’importo del prestito e/o allungare la durata, per essere sostenibili di fronte a TAEG che superano l’8%. In estrema semplificazione, su un importo di 12.000 €, significa, sulla massima durata restituire circa 6.000 € in più.
Valutare una scelta di finanziamento, piuttosto che ottimizzare una posizione debitoria esistente, rinegoziando le condizioni o surrogando il mutuo, in un momento così complesso, con scenari ancora poco favorevoli, richiede di affidarsi alla consulenza specifica.
Non sottovalutiamo mai gli impatti di un finanziamento nel medio lungo periodo e l’importanza di costruire sempre un trade off coerente tra esigenze di investimento ed esigenze di indebitamento, salvaguardando il tenore di vita.
Aspetto per niente scontato, di questi tempi!
Maria Luisa Visione