
Fra le varie tematiche che riguardano il variegato mondo del lavoro, si sente sempre più spesso parlare di welfare aziendale. Con questa espressione che mescola italiano e inglese ci si riferisce alle varie iniziative che un’azienda mette in atto per migliorare il benessere (welfare) e l’engagement dei propri dipendenti.
Favorire il miglioramento della qualità della vita del personale ha indubbi benefici sia per i dipendenti sia per l’azienda. È infatti piuttosto facile intuire che un clima positivo all’interno della struttura aziendale migliora le motivazioni dei lavoratori, l’attaccamento al brand e la produttività.
Fra le varie iniziative per il welfare all’interno di un’organizzazione si ricordano principalmente i benefit aziendali, strumenti sempre più presi in considerazione dalle aziende. Fra i tanti possibili esempi che si possono fare si possono citare i buoni pasto, i buoni acquisto e il credito welfare. Scopriamo di cosa si tratta.
Benefit aziendali: fondamentali per l’employee engagement e il work life balance
I vari benefit aziendali come quelli citati in precedenza sono considerati fondamentali per l’employee engagement e il work life balance.
Con employee engagement si fa riferimento al coinvolgimento del dipendente verso la sua organizzazione e alla condivisione dei valori aziendali.
Con work life balance, invece, si fa riferimento all’equilibrio tra la vita professionale e quella privata; per un’ottima qualità della vita è infatti fondamentale trovare il giusto equilibrio tra il tempo trascorso nell’ambiente di lavoro e quello dedicato alle attività personali.
Iniziative di welfare come buoni pasto, buoni acquisto e credito welfare rappresentano in tal senso una risposta concreta.
I buoni pasto
I buoni pasto sono fra i benefit aziendali più noti. Si tratta di buoni (cartacei o elettronici) che il dipendente può sfruttare in moltissime strutture convenzionate come per esempio i bar, i ristoranti, le trattorie, i supermercati, i centri commerciali ecc. In sostanza il dipendente consuma un pasto oppure fa la spesa presso una di queste strutture e provvede al pagamento tramite il buono distribuito dall’azienda.
Si tratta di un concreto beneficio economico che peraltro fino a una certa soglia non rientra nei redditi da lavoro. I buoni pasti cartaceo godono di un’esenzione fiscale di fino a 8 euro giornalieri, mentre quelli cartacei di fino a 4 euro giornalieri. Per le aziende le spese sostenute per il loro acquisto sono deducibili al 100%.
Questi benefit, tra cui per esempio i Buoni Pasto Pluxee, consentono di fatto alle aziende di aumentare lo stipendio dei propri dipendenti senza aumentare il carico fiscale e contributivo.
I buoni acquisto
I buoni acquisto per dipendenti, altresì noti come buoni spesa o buoni regalo, sono dei voucher che un’azienda elargisce al proprio personale. I beneficiari possono utilizzarli per effettuare acquisti nei vari punti vendita convenzionati sia fisici che online. È possibile acquistare di tutto: beni alimentari, articoli di abbigliamento, apparecchi elettronici, libri, carburanti ecc. Gli esercizi commerciali che li accettano come mezzo di pagamento sono infatti di vario tipo.
I Buoni Acquisto Pluxee, per esempio, sono utilizzabili in 20.000 negozi e shop online convenzionati, offrendo ai lavoratori massima libertà di scelta tra spesa, shopping e carburante.
I buoni spesa possono essere digitali o cartacei; i primi vengono distribuiti via e-mail e possono essere utilizzati dopo averli stampati o mostrati all’esercente tramite smartphone; i secondi vengono consegnati ai dipendenti per posta o di persona.
Nel caso degli acquisti online si utilizzano, prima di procedere con il pagamento, inserendo il loro codice nel campo apposito.
Il credito welfare
Con credito welfare si fa in genere riferimento a un importo che consente al dipendente di ottenere, in aggiunta al normale stipendio, l’erogazione di beni o servizi. Di norma il credito welfare viene sfruttato tramite un’apposita piattaforma welfare.
Le modalità di utilizzo sono varie: rimborso di determinate spese tramite presentazione di ricevute, scontrini o altri giustificati; utilizzo di voucher per servizi o per l’acquisto di beni; versamento del credito su un fondo previdenziale ecc.