Modello universalistico, ispirato a principi di solidarietà inclusivi, quello adottato in Italia per rispondere all’aumento della povertà con misure di protezione sociale destinate ai più deboli e bisognosi.
Con la partenza del Reddito di inclusione, REI, dal 1° gennaio 2018, in via preliminare, il Consiglio dei Ministri dà il via all’attuazione della prima legge italiana esistente sulla povertà, la n. 33/2017, in un panorama che vede l’Italia, in media con l’Europa nel rapporto spesa per protezione sociale/PIL. Spendono, invece, di più anche in servizi: Danimarca, Francia, Finlandia e Grecia. E di meno: Estonia, Lituania, Romania, Lettonia.
I numeri, però, sono molto diversi tra i Paesi se si considera il dato di spesa pro-capite, a seconda che il PIL sia alto o basso. Tanto che, per esempio, in Grecia, il pro-capite risulta molto basso rispetto alla media Ue (5.247 contro 7.406 euro), nonostante la percentuale di spesa per protezione sociale sul PIL sia tra le più alte in Europa (31,6%). Sul livello pro-capite poi permangono differenze addirittura nell’ordine di 12 volte a favore di Paesi come Danimarca, Svezia, Paesi Bassi, Finlandia rispetto a Bulgaria e Romania. (fonte: ultima Relazione annuale Istat anni 2005-2013).
Il punto è che la povertà è diventato un problema serio, in un contesto nel quale esistono differenze culturali importanti che si riflettono sul modello di welfare e che dal 2007 nel Sud Europa, la spesa per protezione sociale è stata contenuta a causa della crisi.
Nell’ottica della tutela, dare un sostegno economico con l’obiettivo di rimuovere le cause sulla povertà deve significare favorire l’inclusione sociale.
Cosa prevede il REI?
Prevede l’erogazione solo condizionatamente all’adesione a un progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa. In sintesi:
- Hanno diritto le famiglie italiane residenti e quelle straniere con permesso di soggiorno lungo (almeno 5 anni di permanenza);
- Hanno priorità le famiglie con minori, disabili, donne in gravidanza e over 55 disoccupati;
- Le soglie di accesso fissate sono: € 6.000 ISEE e € 3.000 ISRE (al netto di affitti e altre detrazioni);
- Il valore degli immobili detenuti, esclusa la casa di proprietà, non può superare € 20 mila;
- Il patrimonio mobiliare detenuto (conti correnti bancari o postali; certificati di depositi e credito, buoni fruttiferi e assimilati; azioni e obbligazioni) non può superare € 10 mila;
- è escluso il cumulo con altre forme di sussidio, fatta salva l’indennità di accompagnamento;
- Il massimo beneficio possibile è di € 485 mensili (limite dell’assegno sociale);
- Il beneficio dipenderà dal reddito familiare e dalla soglia reddituale di accesso, calcolata sulla base del numero dei componenti;
- Inizialmente, la soglia sarà coperta al 75%.
Per presentare la richiesta di REI verranno attivati desk ad hoc sul territorio. Il Comune raccoglie le domande, verifica i requisiti e le inoltra all’Inps entro 10 giorni lavorativi. L’Inps controlla entro altri 5 giorni lavorativi e in caso di esito positivo accredita la Carta REI. In tutto massimo 20 giorni.
Tuttavia a volte le statistiche raccontano che chi ha diritto non presenta domanda.
A mio parere è fondamentale che corrisponda al beneficio economico la reale possibilità di reinserimento nel mondo del lavoro. Se, davvero accadrà lo verificheremo, consultando l’andamento dei prossimi numeri sulla povertà.
Maria Luisa Visione