Dal convegno di questa mattina organizzato dalla Federazione provinciale nella sede della Camera di Commercio di Siena, Coldiretti lancia un messaggio chiaro riguardo alla questione dell’olio di oliva tunisino: no al protezionismo assoluto, sì al protezionismo culturale. Un’iniziativa voluta da Siena per un confronto aperto, con gli organi regionali e nazionali, degli associati e del pubblico. Per discutere di come proteggere le produzioni olearie di qualità. E la richiesta al governo italiano e all’UE è di tracciare il più possibile i prodotti. Non solo, dall’incontro è venuta fuori anche la proposta di inasprire le sanzioni contro le truffe o le sofisticazioni.
L’Italia è il secondo produttore e il primo importatore mondiale di olio di oliva. Proprio questa necessità interna di prodotto oleario preoccupa la Coldiretti, in quanto è previsto che le importazioni dalla Tunisia aumenteranno del più 481% nel prossimo biennio dopo la decisione dell’Europarlamento di concedere all’olio tunisino di arrivare a dazio zero. Il problema nasce dalla possibilità che l’olio del paese africano venga confuso o usato per contraffazioni che danneggerebbero il prodotto italiano e toscano in primis. Gli agricoltori quindi non si oppongono alla solidarietà verso la Tunisia, ma chiedono che venga tracciato approfonditamente ogni singolo litro di olio di oliva.
Il direttore di Coldiretti Siena Simone Solfanelli che ha aperto i lavori della conferenza ha sottolineato: «Abbiamo il dovere di tenere alta l’attenzione sulla questione della tracciabilità dell’olio di oliva. Lo dobbiamo ai produttori e ai consumatori. Se questi ultimi comprano un olio di oliva a due euro possono essere certi che non è nostro. Consiglio di acquistare il prodotto direttamente nelle aziende, visto che sul territorio ce ne sono molte».
Rolando Manfredini, capo area Sicurezza alimentare Coldiretti nazionale, ha argomentato alla numerosa platea le differenze, dei vari oli di oliva: «Non è uno standard, in ogni paese viene prodotto in maniera diversa. Purtroppo c’è la contraffazione e avviene di frequente la sostituzione di olio italiano con quello straniero di qualità, anche organolettiche, più basse».
Coldiretti è cosciente del problema della contraffazione da tempo e si è mossa per dare un contributo per risolverlo, come ha detto il direttore di Coldiretti Toscana Antonio De Concilio:«Abbiamo costituito due anni fa un osservatorio sui reati alimentari. Al suo vertice è stato nominato Giancarlo Caselli, precedentemente a capo dell’Antimafia. Il governo poi ha replicato la nostra mossa con la costituzione di una commissione ad hoc, dove ha messo lo stesso Caselli. Questi due organismi non devono solo osservare, ma devono anche suggerire norme utili per contrastare le truffe e le sofisticazioni. Abbiamo proposto un inasprimento delle pene contro truffe e sofisticazioni. Ci vogliono delle norme antimafia su questi fenomeni».
La battaglia degli agricoltori è supportata anche dalla Camera di Commercio di Siena, il cui presidente Massimo Guasconi ha avvertito: «Quando in Toscana parliamo di olio, parliamo d’identità. Rischiamo un effetto domino negativo sulle altre produzioni agroalimentari».
A conclusione della conferenza c’è stato l’intervento del presidente di Coldiretti Toscana Tulio Marcelli, che ha puntualizzato le responsabilità di certi attori economici nel contrasto alla chiarezza sulla provenienza dell’olio: «Con la crisi per fare mercato alcuni settori, ad esempio la grande distribuzione, hanno abbassato i prezzi dei prodotti. Per fare questo è più facile che vadano a prendere oli lampanti prodotti in altri Paesi”. La proposta di Marcelli per risolvere il problema è netta: “Lo Stato italiano deve approvare velocemente le proposte di inasprimento delle norme. Le sanzioni economiche non bastano. Se ci fosse l’interdizione dalla possibilità di continuare a esercitare attività commerciali sarebbe diverso».