“E’ ormai diventato un costo di produzione insostenibile quello che sono costrette a subire le nostre aziende per i danni provocati dagli animali selvatici” dice il presidente di Coldiretti Toscana Tulio Marcelli.
Erano scesi in campo in oltre 200, anche con qualche trattore, per il sit in di Coldiretti Siena di venti giorni fa, per protestare con forza davanti alla sede dell’Atc provinciale contro la legge che riguarda gli ungulati che continuano ad aumentare e a fare danni all’agricoltura nelle zone più ‘difficili’ ma non solo. Secondo una stima di Coldiretti Toscana, sono oltre 300 gli incidenti stradali anche gravi provocati nell’ultimo anno dalla fauna selvatica in Toscana, che conta 400mila esemplari (200mila cinghiali, 200mila caprioli, 8mila daini, 4mila cervi).
Oggi sul tavolo del governatore della Toscana Enrico Rossi e dell’assessore all’agricoltura Marco Remaschi è arrivata nuovamente la richiesta da parte di Coldiretti, decisa a non mollare la presa, perché “E’ ormai diventato un costo di produzione insostenibile quello che sono costrette a subire le nostre aziende per i danni provocati dagli animali selvatici, cinghiali ed altri ungulati, oltre ai lupi o agli ibridi di questi ultimi” esordisce la nota inviata da Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana – “Continuano ad essere richiesti interventi e segnalati danni, ma nulla si muove. La sentenza della Consulta dello scorso aprile, riferita alla illegittimità costituzionale di una parte della legge regionale 88 del 2014, rischia di complicare una situazione che era già in fase di stallo e che, di fatto, impediva di svolgere efficacemente il proprio compito anche agli Ambiti Territoriali di Caccia (Atc)”. Infatti, nella stessa nota, Coldiretti evidenzia che anche l’operatività degli Atc era già di fatto in stallo per la complessità burocratica innescata dalla delibera della giunta regionale 310 dell’11 aprile scorso.
“Con questa delibera si sono individuate procedure complicate e lunghe, quando gli interventi richiesti dalle aziende dovrebbero essere immediati, se si vuole evitare l’amplificarsi a dismisura del danno – evidenzia Antonio De Concilio, direttore Coldiretti Toscana – Vi è inoltre la necessità di individuare in modo chiaro quali siano le aree coltivate in cui la fauna può essere presente rispetto a quelle in cui non può esserlo, le cosiddette aree vocate e non vocate. Noi abbiamo indicato in modo puntuale quale debba essere la cartografia da adottare, conforme a quanto prescritto dalla legge regionale n. 10 del febbraio 2016”.
Nel 2016, lo ricordiamo, complici il passaggio di competenze dalle Province alla Regione e le nuove disposizioni emanate dal governo regionale, non sono stati realizzati, se non in minima parte, gli interventi di contenimento degli animali. A complicare la situazione, la mancata applicazione della legge obiettivo con cui la Toscana ha dichiarato di voler correre ai ripari contro l’esubero dei selvatici. Il rischio più grave è rappresentato dai cinghiali, responsabili in Toscana dei due terzi dei danni alle colture agricole. Il piano di controllo approvato recentemente dalla Regione non ha modificato sostanzialmente le modalità di gestione di questo ungulato. Il numero di animali presenti sul territorio quindi continuerà a crescere. Con una serie di artifici, infatti, le aree vocate, che avrebbero dovuto essere ridimensionate, sono aumentate, di 1089 ettari nella sola provincia di Siena, con conseguenze che si annunciano drammatiche per gli imprenditori agricoli. Ancora una volta quindi l’agricoltura viene sacrificata sull’altare di una gestione faunistica approssimativa e inefficace. L’equazione più cinghiali meno agricoltura continua a produrre risultati devastanti per il settore che, con l’avanzata della fauna selvatica, vede aumentare la moria di imprese e la scomparsa di realtà importanti per l’economia e il presidio del territorio. Da non sottovalutare anche il pericolo rappresentato dagli ungulati per i cittadini comuni, in quanto è sempre più facile trovarli in aree abitate o su strade trafficate.