«Siamo contenti per questi primi, incoraggianti dati, che danno ragione alla nostra scelta di dare fiducia alla legge obiettivo. La situazione rimane tuttavia difficilissima per le imprese agricole e per questo teniamo alta la guardia, affinché si prosegua negli abbattimenti. Questa, infatti, risulta l’unica strada percorribile per diminuire i danni che falcidiano i redditi agricoli. Oltre al cinghiale abbiamo quindi l’obbligo di diminuire la popolazione di capriolo che altrettanti problemi crea agli agricoltori».
Così Simone Solfanelli, direttore Coldiretti Siena, commenta il primo bilancio della legge obiettivo per il contenimento degli ungulati, presentato dall’assessore all’agricoltura Marco Remaschi. Legge fortemente richiesta da Coldiretti anche con una clamorosa manifestazione dello scorso agosto in Piazza Duomo a Firenze.
«Questi primi risultati – ha detto Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana – ci dicono che la strada intrapresa è quella che noi abbiamo sempre sostenuto per un contenimento degli ungulati che creano enormi danni alle attività agricole. I dati forniti dalla Regione dicono che nel 2016 siamo arrivati ad un prelievo di circa 100.000 cinghiali. Al vertice Siena con 19.800 prelievi seguita da Grosseto con 18.400 e poi Firenze con 16.500 ed Arezzo con 14.400».
Nel 2016, nonostante la legge sia stata attivata in ritardo in molte province, vi è stato un deciso aumento dei capi di cinghiale abbattuti che in Toscana è 4,5 volte superiore al normale e che ha creato gravissimi danni all’agricoltura. Nel solo 2016 sino al mese di novembre sono stati accertati danni per oltre 2 milioni e mezzo di euro. Il dato più generale, quello sui prelievi complessivi di cinghiali effettuati in tutta la regione mostra un incremento netto rispetto agli altri anni con 93.306 capi abbattuti (erano stati 79.330 nel 2015 e 83.578 nel 2014 e 70.482 nel 2013).
«Quest’anno le cose andranno ancora meglio – dice Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana – perché la legge viene applicata in modo più tempestivo così da ridurre la proliferazioni di cinghiali in Toscana che ha ormai superato quota 230.000 capi. Auspichiamo che presto – conclude De Concilio – possano essere preservate tutte le aree non vocate del territorio toscano a seguito della nuova delimitazione delle aree vocate e non vocate al cinghiale. Su questo argomento Coldiretti Toscana ha già formulato una ipotesi chiara, che fa coincidere le aree in cui non possono essere presenti i cinghiali, e non solo, con quelle destinate alle attività agricole ed in riferimento alle quali vengono erogati gli interventi della Politica Agricola Comune (PAC)».
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