Il direttore di Siena Simone Solfanelli sottolinea l’importanza dell’etichettatura per la pasta.
«Se tutti i Comuni della nostra provincia si mobilitassero in maniera univoca, sarebbe un passo in avanti nella giusta direzione». A sostenerlo è Simone Solfanelli, direttore Coldiretti Siena, che raccogliendo la proposta del Comune di Monteriggioni lancia un appello a tutte le amministrazioni comunali del territorio senese mirate al sostegno della produzione cerealicola minata dall’aumento delle importazioni estere e dal crollo del prezzo del grano.
Il consiglio comunale di Monteriggioni ha infatti approvato un ordine del giorno impegnando il sindaco e la giunta ad attivarsi presso il Governo al Parlamento per la tutela del settore cerealicolo. Tra le richieste quella di prevedere una campagna di promozione e valorizzazione della pasta toscana e italiana nel mondo. Coldiretti rilancia, al capoluogo e a tutti gli altri Comuni: «Rivolgo un plauso al Comune di Monteriggioni per la sensibilità dimostrata. Oggi il grano duro per la pasta viene pagato anche 18 centesimi al chilo mentre quello tenero per il pane è sceso addirittura ai 16 centesimi al chilo, su valori al di sotto dei costi di produzione che mettono a rischio il futuro del granaio Italia. Ciò ha causato un vero e proprio crack per le imprese cerealicole. In pericolo non ci sono solo la produzione di grano e la vita di oltre trecentomila aziende agricole che lo coltivano ma anche un territorio di 2 milioni di ettari a rischio desertificazione e gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione Made in Italy. Da pochi centesimi al chilo dipende la sopravvivenza di centinaia di migliaia di imprese agricole, ma anche il futuro del 15% del territorio agricolo nazionale che l’Italia deve difendere» prosegue Coldiretti.
«Serve più trasparenza sul mercato con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano impiegato nella pasta e nel pane, ma è anche necessario estendere i controlli al 100% degli arrivi da Paesi extracomunitari dove sono utilizzati prodotti fitosanitari vietati da anni in Italia e in Europa e fermare le importazioni selvagge a dazio zero che usano l’agricoltura come mezzo di scambio nei negoziati internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale. Per restituire un futuro al grano italiano occorre l’indicazione in etichetta dell’origine del grano utilizzato nella pasta e nei derivati/trasformati – conclude Coldiretti – ma anche l’indicazione della data di raccolta (anno di produzione) del grano assieme al divieto di utilizzare grano extra comunitario oltre i 18 mesi dalla data di raccolta».