L’etichettatura di origine obbligatoria per il grano usato per produrre la pasta risponde all’esigenza di smascherare l’inganno del prodotto estero spacciato per italiano in una situazione in cui un pacco di pasta su tre contiene grano straniero senza che i consumatori possano saperlo. Coldiretti plaude così al decreto che introduce l’indicazione obbligatoria dell’origine del grano impiegato nella pasta, condiviso dai ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e inviato, secondo procedura, alla Commissione Europea.
«Nonostante il mercato stia lentamente dando segnali di ripresa, il grano duro per la pasta è stato pagato anche 18 centesimi al chilo nei mesi scorsi, mentre quello tenero per il pane è sceso addirittura ai 16 centesimi al chilo, su valori al di sotto dei costi di produzione che mettono a rischio il futuro del granaio Italia. Ciò ha causato un vero e proprio crack per le imprese cerealicole. In pericolo non ci sarebbero state solo la produzione di grano – oltre un milione di quintali nella nostra provincia – e la vita di oltre trecentomila aziende agricole che lo coltivano ma anche un territorio di 2 milioni di ettari a rischio desertificazione e gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione Made in Italy. Il decreto con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano impiegato nella pasta e nel pane segna un passo da gigante – commenta il direttore di Coldiretti Siena Simone Solfanelli – perché risponde alla necessità di maggiore trasparenza sul mercato, ma è anche necessario ribadire che occorre estendere i controlli al 100% degli arrivi da Paesi extracomunitari dove sono utilizzati prodotti fitosanitari vietati da anni in Italia e in Europa e fermare le importazioni selvagge a dazio zero che usano l’agricoltura come mezzo di scambio nei negoziati internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale».
L’Italia è il principale produttore europeo di grano duro, destinato alla pasta con 4,9 milioni di tonnellate su una superficie coltivata pari a circa 1,3 milioni di ettari. Nonostante ciò sono ben 2,3 milioni di tonnellate di grano duro che arrivano dall’estero in un anno senza che questo venga reso noto ai consumatori in etichetta. L’81 % dei consumatori italiani ritiene che la mancanza di etichettatura di origine nella pasta possa essere ingannevole.
Il Decreto che introduce la sperimentazione dell’indicazione obbligatoria dell’origine per la filiera grano pasta inviato a Bruxelles prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicato in etichetta il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato e se proviene da più paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: paesi UE, paesi NON UE, paesi UE E NON UE. Inoltre, se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: “Italia e altri Paesi UE e/o non UE”. Queste indicazioni sull’origine dovranno essere apposte in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo, in modo da essere facilmente visibili, chiaramente leggibili ed indelebili.
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