Economia

Coldiretti Siena, via al pomodoro rosso trasparente

Via al pomodoro rosso trasparente. Anche per Coldiretti Siena è importante valorizzare la filiera italiana con etichette trasparenti.

“Etichette trasparenti non solo per passata ma anche per pelati, polpe, sughi e concentrati” È quanto afferma il presidente della Coldiretti Toscana Tulio Marcelli nel commentare positivamente l’annuncio del Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina di voler estendere anche ai prodotti derivati dal pomodoro l’etichettatura obbligatoria dell’origine delle materie prime, come fatto con latte, pasta e riso.

Ad oggi – sottolinea la Coldiretti – l’obbligo di etichettatura di origine è in vigore in Italia solo per le passate ma non per pelati, polpe, sughi e soprattutto concentrati che l’Italia ha importato dalla Cina nel 2016 per un totale di 91 milioni di chili che riportato al fresco significa attorno il 20% della produzione nazionale. Un fiume di pomodoro che – denuncia la Coldiretti – viene poi spacciato nel mondo come italiano per la mancanza di un sistema di etichettatura di origine obbligatorio.

Anche il mondo agricolo della provincia di Siena e quello toscano aspettano questa decisione con ansia. “Seppure calata nel corso degli ultimi anni la produzione di pomodoro da industria interessa in modo significativo alcune aree della nostra regione – dice Antonio De Concilio, direttore Coldiretti Toscana – soprattutto nelle province di Siena, Grosseto, Arezzo e Livorno, dove si trovano oltre 2200 ettari investiti a pomodoro che interessano 400 imprese agricole”. A conti fatti si tratta di 12 milioni di euro di plv agricola regionale.”

Mentre volge al termine un’annata difficile per il comparto, causa siccità ed alte temperature, la buona notizia per il mondo del pomodoro nostrano arriva dal Consorzio Casalasco del Pomodoro che ha annunciato che dopo Pomì acquista lo storico marchio De Rica che quindi resta in Italia direttamente in mano al mondo agricolo cooperativo, con un forte legame col territorio d’origine.

“Si inverte quindi la tendenza – conclude De Concilio – che vede i nostri marchi più prestigiosi oggetto di attenzioni da parte delle multinazionali agro-alimentari. È bene quindi che il prodotto simbolo della dieta mediterranea resti saldamente in mani italiane per rafforzare il sistema di filiera Made in Italy”. Ricordiamo che gli italiani consumano in media all’anno 35 chili di pomodoro in conserva tra passate, polpe, concentrato e pelati sotto le tendenze salutistiche che spingono alla ricerca dei superfood come l’ingrediente principale della dieta mediterranea che è riconosciuto essere un potente antiossidante.

Arianna Falchi

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