Grande pubblico e bacchettate alla politica per il convegno “Diamo valore alla cerealicoltura toscana”
Il valore della pasta non sta nella ricetta ma nella qualità del prodotto base. Basti questo a far capire l’importanza dell’incontro di questa mattina a Siena, organizzato da Coldiretti. E basti a far capire anche l’importanza di una filiera che sia completa e adeguata dall’inizio alla fine.
I mesi scorsi hanno segnato numeri in rosso e allarme, nel territorio senese più che nel resto della Toscana, per la crisi del grano e del settore cerealicolo più in generale. Numeri che hanno fatto tremare le aziende agricole, i produttori. Le speculazioni sul commercio delle materie prime agricole hanno provocato il crollo dei prezzi del grano su livelli di 30 anni fa e hanno messo a rischio il futuro della coltivazione. Grande preoccupazione nelle aree a più alta vocazione cerealicola della Toscana, dunque: con Siena anche la Maremma e il pisano dove si producono la maggior parte dei 3,5 milioni di quintali di grano della regione. Coldiretti non ha mai fatto un passo indietro, mantenendo forti posizioni che si sono espresse anche con manifestazioni nazionali per la salvaguardia del grano.
Diamo valore alla cerealicoltura toscana. Questo non è solo il titolo di un evento ma un invito a non perdere di vista un settore strategico per l’economia senese. Forse anche per questo la sala dove si è svolto il convegno, all’hotel Garden, è stata riempita fino all’inverosimile di imprenditori agricoli arrivati non solo dal territorio senese ma anche dal resto della Toscana, dalle zone dove la vocazione cerealicola è sempre stata settore trainante e oggi è in ginocchio.“Con piacere abbiamo ospitato a Siena, terra di grandi produzioni cerealicole, l’iniziativa di Coldiretti Toscana che vuole fare il punto sulla produzione e sul mercato dei grani – commenta Simone Solfanelli, direttore Coldiretti Siena -. In un momento di crisi dei prezzi dei cereali, è importante infatti avere le idee chiare sulle prospettive e sul futuro che ci aspetta nonché sulle azioni che possono essere messe in campo per salvaguardare il reddito delle imprese. E proprio da questi lavori è arrivato un contributo importante per questo settore così strategico per la nostra provincia”.“La possibilità di dare giusto valore al grano dei nostri territori passa, per questa filiera come per le altre, dall’indicazione obbligatoria dell’origine in etichetta. Bisogna smascherare l’inganno del prodotto estero spacciato per italiano – ha detto Tulio Marcelli Presidente di Coldiretti Toscana – in una situazione in cui un pacco di pasta su tre contiene grano straniero senza che i consumatori possano saperlo. Siamo molto soddisfatti del percorso avviato con lo schema di decreto firmato dai Ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda per rendere obbligatoria l’indicazione di origine del grano utilizzato per la pasta, ora in attesa dell’ok definitivo da parte di Bruxelles.
“Non possono essere più tollerate speculazioni come quelle che hanno determinato il crollo dei prezzi del grano italiano al di sotto dei costi di produzione”, precisa Antonio De Concilio, Direttore di Coldiretti Toscana. “In pericolo non ci sono solo la produzione di grano duro e la vita delle aziende agricole che lo coltivano, fatto già gravissimo, ma anche un territorio a rischio desertificazione che vedrebbe stravolto lo stesso paesaggio toscano e con una perdita di un valore aggiunto per l’intera regione di oltre 200 milioni di euro. Questo incontro vuole essere il punto di partenza di un nuovo modello di filiera, perché così non funziona, non dà reddito. Ma noi i soldi non li vogliamo dal Ministero, li vogliamo dal giusto prezzo del lavoro, della produzione”.
Prima di entrare nel vivo, i saluti dell’onorevole PD Luigi Dallai e del vicesindaco di Siena Fulvio Mancuso: “Le misure prese per il settore sono state insufficienti e non è popolare adesso il ruolo della politica. Ora però è importante parlare di filiera e affrontare la questione partendo da qui. Per me è importante ascoltare oggi, ascoltare le vostre esigenze e proposte in modo da poter valutare le possibili interazioni tra produzione e distribuzione” ha detto Dallai.“Questa platea è degna della battaglia che Coldiretti sta portando avanti. Esprimo l’appoggio personale e dell’amministrazione comunale per la vostra lotta. E’grazie a voi, al vostro lavoro se il territorio è ancora sintesi di produttività e di bellezza. La speculazione sul settore cerealicolo è vergognosa. Una fiammella di speranza si è accesa grazie al risultato ottenuto dell’etichettatura di alcuni prodotti. Lo volete voi ma lo vogliono anche i consumatori, sempre più attenti ed esigenti. Le istituzioni locali possono supportarvi nella consapevolezza dell’importanza del settore dell’agricoltura. Possiamo aiutare a diffondere la consapevolezza e la cultura di che cosa possiamo portare in tavola. Lo facciamo tramite gli orti urbani, gli sgravi fiscali e anche i mercati di quartiere, a filiera corta. E con il progetto della banca della terra”.
Alberto Bertinelli, delegato confederale Coldiretti Siena ha parlato dell’importanza della cerealicoltura nel territorio senese: “Nella strategia avremo il successo economico delle nostre imprese”.
“Questa filiera è quella del pilastro del Made in Italy: la pasta – ha aggiunto Fabio Del Bravo, responsabile servizi sviluppo rurale Ismea – . La produzione mondiale è in crescita ma è concentrata in poche zone, come l’Ue e il Canada. Questo la rende molto legata agli agenti atmosferici. La filiera nazionale presenta molti produttori, molti centri di stoccaggio, pochi mulini, pochi centri distributivi. Questo riduce la forza contrattuale dei produttori. L’Italia è un Paese importatore di grano, specialmente da Canada e Usa. Esportiamo poi la pasta. Il paradosso è che il prezzo del grano italiano è più basso rispetto a quello estero. La redditività è sempre più bassa. Bisogna innescare un processo virtuoso per incrementare la qualità. Alessia Liguori responsabile marchio Coop settore pasta ha precisato: “Abbiamo lanciato Origini Trasparenti per dire al consumatore dove sono fatti i prodotti. Il 90% dei nostri fornitori è italiano”. Gianluca Lelli, capo area economica Coldiretti ha parlato in termini di numeri: “La nostra produzione agroalimentare del pane, della pasta e dei prodotti da forno non ha eguali per diversità e dimensione. Ma la produzione cerealicola è in calo, con un’industria molitoria spesso miope e inadeguata al futuro. Tre multinazionali hanno il 63% delle sementi. Tra il 2015 e 2016 i produttori toscani hanno rimesso 2,5 milioni di euro sul grano tenero e 40 milioni sul grano duro. Per reagire non possiamo che spingere per l’etichettatura obbligatoria. Bisogna bloccare l’importazione del grano extra Ue a dazio zero. L’assurdo è che poi noi esportiamo la pasta, ad esempio in Canada, sottoposta a dazi. In Canada come in Francia, però, il grano viene seccato con il glifosate, non con il sole. Ecco perché si deve controllare che i grani non vengano mischiati. Dobbiamo fare una borsa merci unica e riqualificare i centri di stoccaggio. Stiamo facendo una battaglia per avere rigore sulle microtossine, perché noi abbiamo meno problemi rispetto ai paesi del nord America”.
“Certe proposte la politica non le saprebbe formulare senza avere accanto la professionalità di Coldiretti. Abbiamo saputo dire a chi governa dove prendere i soldi per le esenzioni Irap e Irpef” ha concluso De Concilio.
Il presidente di Coldiretti Toscana Tulio Marcelli ha sintetizzato in quattro punti i lavori di questa mattina: “il nostro disegno strategico sulla cerealicoltura è: 1 – Togliere le aziende agricole dal radar del fisco, pagando meno o zero tasse. 2 – abbiamo dato più risorse in maniera puntuale, sia a livello locale che nazionale. In Toscana abbiamo fatto inserire la cerealicoltura come prioritaria per gli investimenti. 3 – La distintività è la chiave per la competitività. È la pietra miliare per dare più reddito alle nostre aziende. Lo ricerca anche il consumatore, che “compra” il territorio. 4 – Dobbiamo investire sulle filiere, anche con investimenti pubblicitari. Occorre fare dei contratti dove ci sia un’ancora al costo di produzione. Devo sapere chi mi ritira il prodotto e a quale prezzo. Ci vuole un prezzo garantito”.