Come cambia il mondo delle donne? Il ruolo femminile ha subito profonde trasformazioni nel tempo. La sua evoluzione è oggetto di studio da parte dell’Istat fin dal 2004, attraverso analisi comparative con il genere maschile e nei diversi contesti economici del nostro Paese.
Mutazioni intervenute all’interno della famiglia, in ambito economico e nella società che evidenziano un cambiamento di coscienza che ha interrotto il capitolo della violenza nei confronti delle donne, verso l’apertura all’analisi anche di questo elemento nell’ insieme degli stereotipi che da sempre caratterizzano il tema di genere.
Le donne investono nell’istruzione staccando con i risultati di diversi punti gli uomini, sia a scuola che all’Università; recuperano il margine a loro sfavore nella diffusione di nuove tecnologie; è in crescita la loro presenza in ruoli decisionali politici e economici; conquistano spazio come breadwinner, dimostrando di saper affrontare con decisione e capacità di tenuta i momenti di crisi. Tuttavia, anche se accorciata, la distanza reddituale tra i generi a favore degli uomini c’è ancora, così come l’asimmetria dei ruoli da conciliare con i tempi di vita, all’interno delle coppie. L’aspetto della maternità penalizza sempre le donne nell’accesso al mondo del lavoro, ma sono le anziane che guadagnano anni di vita e anni in buona salute, conquistando un ruolo attivo nella fase dell’invecchiamento. Emerge, poi, il nuovo soggetto delle immigrate che, dal 2004 al 2014, occupa un peso sempre più rilevante nella nostra società.
In ambito demografico, nel 2016, l’aspettativa di vita media del genere femminile è di 85,1 anni, a differenza di quella maschile pari a 80,6 anni; riguardo alla fecondità, il dato medio è di 1,34 figli per donna, considerando anche i nuovi modi di formazione della famiglia, come l’unione libera o quella monogenitoriale. Numeri che influenzeranno i comportamenti generazionali del futuro.
Molte cose sono cambiate, è vero; eppure per le donne italiane il tasso di occupazione 2015 è del 50,6% contro il 70,6% degli uomini, quando sui 28 paesi dell’UE, le percentuali sono rispettivamente del 64,2% e del 75,8%. Se dovessimo raccontare la giornata di una donna italiana in ore, emergerebbe il maggior tempo dedicato al lavoro familiare, rispetto alle minori ore di lavoro retribuite e lo stesso numero di ore dedicato all’istruzione e alla formazione, con risultati, tuttavia, ben diversi. Donne, che avanzano in un mondo che invecchia sempre di più e dove le nascite diminuiscono. Donne, da sole con figli, che dimostrano di essere in grado di provvedere alla famiglia e che vivono l’anzianità da sole, visto che madre natura le crea più longeve, rimanendo il punto di riferimento della famiglia. Anche se, la società economica le fa lavorare ancora meno degli uomini, in proporzione, retribuendole meno. Anche se, si laureano di più. Sono sempre pronte ad accudire un familiare e a far tornare i conti.
Quel posto unico nel cuore di ognuno di noi che solo le donne trovano non dipende solo dal cuore, però. Ma da un cammino costante che dimostra, nei fatti, il loro valore.
Maria Luisa Visione