«Il territorio senese ha già pagato duramente sulla propria pelle l’aver dato mano libera agli amministratori di Banca MPS e Fondazione su decisioni che si sono poi rivelate fatali, facendo saltare un modello di sviluppo che era costruito intorno a questi due pilastri. Il sostegno agli investimenti degli Enti Locali, l’occupazione diretta ed indiretta, la disponibilità di credito per famiglie ed imprese, l’indotto per forniture di beni e servizi, sono in corso di drastico ridimensionamento e chi è colpevole della crisi di Banca e Fondazione, lo è nei confronti di un’intera comunità che va dall’Amiata alla Valdelsa. Tutto ciò ha precise responsabilità in chi ha diretto la banca, in chi ha amministrato la Fondazione, negli enti nominanti, nell’establishment politico e sociale che ha avvallato tutto questo, nelle autorità di vigilanza che non hanno esercitato la propria funzione di controllo».
Bruno Valentini, sindaco di Monteriggioni, interviene per commentare la situazione della Banca Monte dei Paschi e dell’economia cittadina anche a seguito della difficile vertenza sindacale all’interno della banca.
«Dopo le terribili lezioni del recente passato, non è ammissibile che la comunità senese assista passivamente al rischio di un ulteriore colpo alla sua autonomia, che sarebbe quello definitivo. A nessuno sarà più consentito di dire che tutto ciò è avvenuto a sua insaputa. Non sono certo Profumo e Viola ad aver azzoppato Banca MPS ed il primo compito del nuovo management è quello di riportare alla redditività la banca, altrimenti non c’è futuro. Il passaggio decisivo è quello del recupero di produttività, che comporterà un duro ripensamento del contributo dei lavoratori alla loro azienda, ma che ho l’impressione venga affrontato dal lato sbagliato. È stato lo stesso presidente Profumo a dichiarare che il rilancio del sistema Italia è “più un problema di investimenti e innovazione che di costo del lavoro. Scaricare solo o prevalentemente sul lavoro non risolve il problema e riduce un reddito disponibile già basso. Bisogna lavorare sulla qualità della gestione, sulla flessibilità, sul quadro normativo…”. Non mi pare che ciò stia ancora accadendo in Banca MPS e sono meravigliato che gli osservatori locali esterni, partiti compresi, non reclamino a gran voce proprio quel rilancio commerciale, di prodotti e di efficienza che non è ancora avvenuto e che sarebbe la leva della ripartenza».
Un po’ tutte le grandi banche italiane in crisi si stanno concentrando, sotto la guida dell’ABI, sul taglio al costo del lavoro ed agli organici, alle esternalizzazioni di segmenti aziendali con peggioramento delle condizioni contrattuali, anziché su processi di innovazione e di recupero del rapporto di servizio e di fiducia con i clienti. A molti sfugge il significato di laboratorio di alcune vertenze in corso, come quella in corso in Banca MPS, che segneranno il futuro delle relazioni sindacali nel sistema creditizio, che non pongono al centro né il nodo della produttività e né di quali servizi mettere a disposizione di un mercato evoluto. Un altro passaggio decisivo è quello legato all’equilibrio di poteri fra nominanti e nominati».
«Ho già avuto modo di dire che la politica ed in particolare il PD, partito di maggioranza relativa, ha una responsabilità in più in una fase nella quale il commissariamento del Comune di Siena e l’incertezza sull’Amministrazione Provinciale, unite alla oggettiva debolezza di una Fondazione MPS super-indebitata rischiano di accentuare oltre misura lo spazio decisionale dei nuovi vertici della banca. Credo vada fatto di tutto per non sbilanciare l’equilibrio fra proprietà ed amministratori, fra azionisti e top management. Troppo facile prendere decisioni azzardate coi soldi degli altri. Già è accaduto per l’incauto acquisto di Antoveneta, adesso significherebbe rendersi esecutori testamentari di quello che resta dell’unica grande banca nazionale che non aveva radici nei templi del potere nazionale. Il punto cruciale è che però questa autonomia non te la regala nessuno perché sei in una città o in una provincia straordinaria (lo stesso vale per la difesa della Provincia) ma solo se hai un progetto adeguato. Pertanto ogni giorno in più perduto a litigare su quanti dipendenti vanno rimossi dal monte salari della banca piuttosto che ad inventare nuovi prodotti, a rendere più utili e convenienti i servizi offerti, a rimuovere sprechi e privilegi interni, è un giorno buttato».