Molte aziende saranno costrette a chiudere e ci sarà una grave ricaduta sotto l’aspetto della tutela ambientale, idraulica e paesaggistica.
Confagricoltura ha fatto i conti e i decreti Monti e “salva Italia” peseranno davvero troppo sul comparto.
Il dato è eclatante: l’incidenza sul prodotto interno lordo nazionale delle varie manovre è pari all’1,3 per cento, mentre sul pil agricolo l’incidenza supera il 5 per cento.
Come farà il mondo degli imprenditori agricoli a sopportare un simile carico?
Ad interrogarsi è Alessandro Cinughi de Pazzi, presidente dell’Unione Provinciale Agricoltori di Siena (associata a Confagricoltura).
“Il peso delle tasse – afferma – sarà ben maggiore rispetto agli altri settori economici e per l’agricoltura non è accettabile, perché già deve scontare tutte le criticità strutturali del settore, l’apertura dei mercati a livello mondiale, il maltempo. Adesso ci mancava solo il Governo Monti con i suoi provvedimenti a dare una mazzata ad un settore la cui importanza va oltre il mero contributo economico del prodotto interno lordo”.
All’agricoltura viene chiesto di contribuire in maniera più massiccia rispetto al pil nazionale.
“In fatto di liberalizzazioni – spiega Cinughi – non ce ne sono per il mondo dell’agricoltura e di questo se ne stanno accorgendo anche le istituzioni, dal momento che il governatore della Toscana, Enrico Rossi ha scritto al Governo dicendo che la manovra non è sostenibile per l’agricoltura”.
“Per cui – sottolinea il Presidente – per noi agricoltori di Confagricoltura la manovra salverà l’Italia, ma ucciderà molte aziende agricole che non potranno più fare fronte a tasse e oneri e si vedranno costrette a chiudere”.
Tra i provvedimenti più spigolosi che riguardano l’agricoltura c’è la prevista rivalutazione delle rendite catastali che va ad aggiungersi ad una rivalutazione già applicata negli anni passati. Se in altre parti d’Italia le rendite sono basse, nel senese la rivalutazione è già cospicua.
Secondo Confagricoltura ci sarà dall’Ici (Imposta comunale sugli immobili) all’Imu (Imposta municipale unica) un aumento di 3/4 volte, ovvero il tra il 300 e il 400 per cento.
Sono state tolte tutte le agevolazioni che c’erano per i fabbricati non abitabili, di pregio storico o artistico. Addirittura per quelli strumentali all’attività agricola.
In quest’ultimo caso è un po’ come se si andasse a tassare un macchinario, come se cantine e magazzini (ad esempio) fossero mezzi di produzione.
Non solo. Aumentano anche le aliquote Inps degli imprenditori agricoli e dei coltivatori diretti. Altri costi aziendali che si aggiungono all’Imu.
Sul fronte carburanti, poi, la situazione non migliora: hanno subito, come tutti, i recenti aumenti e per l’agricoltura il gasolio è fondamentale per tutta una serie di attività che non sono il solo movimento dei macchinari, ma anche il riscaldamento di ambienti di lavoro, agriturismo, irrigazione estiva. Spesso nelle fattorie o nelle aziende agricole la rete del metano non arriva affatto. Questo significa che l’aumento del gasolio è significativo per tutti, ma per un’azienda i costi si moltiplicano.
“Si fa appello a tutti i politici e agli Enti locali – aggiunge Cinughi – affinché guardino al comparto agricolo con una certa attenzione, perché sarà molto difficile non far chiudere le aziende più piccole e quelle che si trovano in territori più marginali e difficili da mantenere, compromettendo anche la conservazione delle tradizioni socio culturali delle campagne”.
“Nel mondo agricolo – conclude il presidente dell’Unione – c’è molto fermento perché è in gioco la sopravvivenza del settore e non perché non vogliamo salvare l’Italia. Per farlo le aziende devono essere in buona salute”.
Il tutto è stato discusso anche in un recente convegno organizzato dall’Unione Provinciale Agricoltori di Siena a Serre di Rapolano sul tema “Novità fiscali sul lavoro nel settore agricolo”.
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