“Chiediamo agli enti locali tutti un impegno straordinario: ovvero quello di non far pagare Imu, Tari, Cosap alle aziende. Non solo sospendere. La situazione è drammatica per le nostre imprese. Le misure di sostegno non sono complete ed operative neppure per le parti già ufficializzate. E non bastano. Se gli enti hanno essi stessi minori entrate sui bilanci, si uniscano a noi nel chiedere a gran voce risorse al governo per tagliare le
tasse”. Sono queste le richieste che arrivano dalle imprese che aderiscono a Confcommercio Siena. Turismo, ristorazione, bar, commercio retail, servizi, agenti di viaggio, immobiliari, di commercio, tour operator, guide turistiche e tanti altri imprenditori. Un mondo che mette assieme circa 2500 operatori in provincia di Siena.
“La misura è colma, le aziende non ce la fanno più, sono allo stremo – fa notare l’associazione di categoria –. L’ultima beffa è arrivata per la ristorazione con il decreto sulle riaperture dal 4 maggio. Una misura
inaccettabile presa senza spiegare niente, decisa da chi evidentemente non sa neppure lontanamente cosa sia una impresa. E quindi non sa progettare una ripresa economica. Molti stanno pensando a delle forme di protesta”.
“Noi ci appelliamo agli enti locali, perché facciano la loro parte – aggiunge Confcommercio –. Ad oggi Cosap, Imu ecc… sono state sospese in tutti i comuni della provincia di Siena. Bisogna andare oltre. E
cancellarle per tutti questi lunghissimi mesi di chiusura. Bar, ristoranti ecc…non hanno incassato nulla da febbraio e non saranno riaperti fino al 1 giugno. Il che vuol dire che inizieranno ad incassare chissà quando. Le piccole imprese fanno la vita del territorio. Quando queste spariranno, se ne andrà via il tessuto, il volto stesso dei nostri territori e delle nostre città. E si andranno ad allungare le file dei servizi sociali e di
chi è in povertà. Non ci sono quindi altre strade: le aziende vanno aiutate, ognuno per la propria parte”.
“Quindi a livello locale è urgente la cancellazione dell’imposizione fiscale: Imu, Tari, suolo pubblico fino alla fine del periodo di crisi. Alla riapertura delle aziende i tributi dovranno essere rimodulati sulla effettiva base dei fatturati aziendali e sulla riparametrazione degli spazi. Per le strutture ricettive, fino al 2021 deve essere abolita la tassa di soggiorno. A ristoranti e bar, inoltre, devono essere concessi spazi pubblici gratuiti per aumentare il numero di coperti, quando potremo riaprire, rispettando il distanziamento sociale”.
“C’è un elemento di cui siamo consapevoli. Ovvero che gli enti locali avranno essi stessi minori entrate tali da incidere sui bilanci. Allora, si uniscano a noi, alle imprese, per chiedere a gran voce al governo
trasferimenti di fondi utili per cancellare l’imposizione fiscale e darci fiato – è la richiesta di Confcommercio –. Insieme ce la faremo, sì, ma se tutti andremo davvero nella stessa direzione”.
“Fra poco tempo potrebbe essere molto difficile trovare da mangiare anche a Siena. Sicuramente per chi lavora nella ristorazione, ma anche per i cittadini che non possono o non vogliono mangiare sempre a casa”. Così Michele Vitale, presidente provinciale dei ristoratori Fiepet Confesercenti Siena, riassume la drammatica prospettiva che si sta profilando per uno dei settori più rilevanti del terziario locale. Il rinvio della possibilità di apertura al 1 giugno, per bar e ristoranti, prospetta un altro durissimo colpo alle attività già provate dal lungo lockdown: “Siamo convinti che si debbano trovare soluzioni per coniugare salute e ripartenza: le attività rischiano di non sopravvivere a meno di interventi forti, decisi e immediati che finora non si non visti a sufficienza né a livello nazionale né a livello locale – spiega Vitale – servono misure che guardino in prospettiva: la sola facoltà di riaprire, più o meno tardi che avvenga, non potrà essere risolutiva. I ristoranti riapriranno, ma con quale redditività nell’immediato? Realisticamente, quanti coperti potranno essere occupati, specie nelle prima settimane?”.
Per questo motivo, secondo Vitale, non si può girare intorno al succo della drammatica questione: “C’è bisogno di disposizioni straordinarie che ci permettano per i prossimi mesi di abbattere i costi e far fronte ai mancati incassi – dice – solo così potremo tentare di salvaguardare professionalità e avviamento. Serve l’abbattimento degli affitti commerciali attraverso il riconoscimento di un credito d’imposta ai proprietari, la defiscalizzazione dei Dpi, la decontribuzione per i lavoratori che ritornano attivi. Altrimenti saremo costretti e mandare a casa persone che magari lavorano in sala o in cucina da decenni. Con quale faccia potremo farlo?”.
Quello della ristorazione è peraltro un comparto non abituato a stare con le mani in mano: “in questo periodo diversi tra noi stanno cercando di intercettare nuovi spiragli: la consegna a domicilo, l’asporto, la personalizzazione delle proposte – aggiunge Vitale – pur nel disorientamento dei continui cambi di normativa. Dovremo tutti andare verso un modo nuovo di porci, e siamo pronti a metterci in gioco su questo. Ma in questa fase serve ossigeno, altrimenti parecchi rimarranno senza cena”.