Regole di riapertura, liquidità, affitti e tributi. Sono questi i temi più caldi per il terziario senese in questi giorni. Lo rileva Confesercenti Siena, aggregando le centinaia di sollecitazioni e richieste di chiarimenti che sono state registrate tramite i propri punti di contatto nella prima metà d’aprile. “Registriamo una preoccupazione esponenziale tra gli esercenti su due grandi fronti – sintetizza il direttore, Valter Fucecchi (nella foto) -. Il primo è quello dei costi, che per tutti significano tasse e tributi, e per la gran parte anche canoni di affitto: una voce di costo esorbitante per le attività, che non è stata sostanzialmente considerata dalle misure di sostegno sin qui adottate. E’ utopistico pensare che le imprese possano far fronte ai costi di locazione contrattatati prima dell’emergenza. L’allarme registrato in questo senso nelle ultime settimane ci fa pensare che siano necessarie misure concrete in questo senso, applicando la cedolare secca ed un credito di imposta per i locatori che rinuncino ai canoni relativi al periodo di chiusura, e applichino una riduzione del canone del 50% per 24 mesi. Ma sarà anche da riconsiderare anche la normativa sugli sfratti”.
I TRIBUTI Benché temporaneamente sospesi o rinviati, Tari, Tosap e altri tributi rendono cupo l’orizzonte delle piccole imprese. Per questo Confesercenti sta chiedendo alle amministrazioni comunali l’azzeramento del dovuto per i periodi di mancata attività, ed una forte riduzione per i mesi di riapertura, “quando cioè la quantità di rifiuti conferita sarà inferiore – fa notare Fucecchi – e l’utilizzo del suolo pubblico da parte delle attività sarà meno redditizio, sia a causa del distanziamento sociale che per l’assenza dei flussi turistici”. Canoni e tributi aggravano complessivamente il problema-liquidità, e quindi credito: le misure attuali sono valutate insufficienti e di difficile accesso dalla generalità di imprese e lavoratori autonomi, molti dei quali hanno dovuto ricorrere alle indennità da 600 euro (che l’associazione ha chiesto di portare ad 800): nei primi 15 giorni utili sono state poco meno di 1.400 quelle presentate tramite il patronato. L’attesa è che il Governo attivi un massiccio finanziamento coinvolgendo la Cdp a favore del fondo centrale di garanzia. Questo darebbe modo alle banche di erogare credito alle aziende, permettendo loro di provvedere al pagamento dei fornitori, delle utenze, e dei costi del personale, attivando così una circolazione dei flussi finanziari virtuosa.
INCOGNITE FASE 2 “Cresce il disorientamento per il susseguirsi di disposizioni, sia nel tempo che tra un territorio e l’altro – racconta ancora il direttore – tra i ristoratori ad esempio si teme che la ripartenza possa creare disparità, o essere sconveniente. C’è un’insofferenza crescente per il botta e risposta tra Regioni e Governo a colpi di norme: servono uniformità e chiarezza. E aiuti nel lungo periodo come voucher che favoriscano i consumi in ristoranti e strutture ricettive, dove i ricavi sono azzerati. E siccome chi invece continua a farli sono i grossi players esteri dell’e-commerce, E’ forte l’esigenza di una vera web-tax per finanziare la ripartenza”.