A cosa sono attenti i giovani quando si relazionano con il denaro?
Comprendono i concetti economico-finanziari di base e i comportamenti tenuti in campo finanziario?
Di chi si fidano per prendere decisioni finanziarie? E la finanza sostenibile, per loro, è teoria o realtà?
Quanto, oggi, le competenze digitali, sono davvero uno strumento per attuare comportamenti virtuosi in campo economico e finanziario?
Proverò a dare una risposta ai quesiti proposti attingendo alla nuova indagine condotta dalla Banca d’Italia sull’alfabetizzazione finanziaria che ha coinvolto quasi 5.000 giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni in Italia, svoltasi nel primo trimestre del 2023.
Le conoscenze finanziarie sono più basse tra i meno istruiti, le donne e i residenti nelle regioni del Centro, del Sud e nelle Isole, e sono più elevate negli indirizzi di studio scientifici o tecnici. Anche la familiarità nell’uso dei servizi di finanza digitale è più alta in presenza di maggiori conoscenze finanziarie e meno tra le donne, i disoccupati e chi non si trova in condizione di esercitare scelte autonome nell’uso del denaro. Evidenze che mostrano, a mio parere, quanto sia correlata la mancanza di cultura finanziaria con le situazioni di vulnerabilità economica e sociale.
Solo il 35% degli intervistati risponde correttamente su tutte le domande che riguardano inflazione, tasso di interesse e diversificazione del rischio, ed è sintomatico che il concetto più difficile sia quello sul tasso di interesse composto (30% di risposte corrette). Attenzione, però, circa la metà ritiene che mantenere i risparmi sul conto corrente protegga sempre dal rischio di inflazione e che l’andamento di un titolo azionario possa essere previsto con precisione da un esperto. In questo caso, credo che il concetto di inflazione e quello di rischio finanziario siano da apprendere correttamente, ad evidenza di quanto ancora siano necessari percorsi educativi mirati e contestuali alla vita reale.
L’indagine rileva anche che l’indipendenza economica e non vivere con i genitori siano propedeutici alla responsabilizzazione verso l’uso del denaro; infatti, oltre il 90% di chi non vive con i genitori è coinvolto nella gestione del bilancio familiare, anche in collaborazione con altri conviventi. Insomma, fa esperienza e impara a vedersela da solo.
In tema di comportamenti, l’89% è attento alle spese correnti e il 77% al rispetto delle scadenze di pagamento. Tuttavia, la propensione a pianificare il futuro è bassa, e ne fa le spese ipotizzare piani per la vecchiaia, per paura di perdere in un fondo pensione. Mi sembra evidente la conseguenza di una visione limitata, a causa della mancata educazione al corretto utilizzo del tempo, in termini di relazione rischio-rendimento, per un obiettivo così importante come la serenità dei consumi futuri, sulla quale le tutele pubbliche sono sempre meno per i giovani. Tanto che tra gli occupati, ha aderito a fondi pensione il 20%; percentuale che scende tra le donne e tra i meno istruiti, categorie più vulnerabili.
Sull’utilizzo degli strumenti di pagamento, emerge che tre intervistati su quattro detengono un conto corrente e che il 90% ha almeno una carta di debito, di credito, o prepagata. Invece, in relazione ai mercati finanziari, solo il 14% ha sottoscritto, almeno una volta, azioni o obbligazioni.
Relativamente diffuso è l’uso della finanza digitale: pagamenti online e gestione online dei conti correnti. Per contro, meno diffusi, on line, e credo sia un bene, la sottoscrizione di polizze assicurative, informarsi per un prestito, l’uso di piattaforme per il trading e per l’accesso a servizi di robo advisor.
La protezione dell’ambiente è considerato un tema di politica economica urgente; circa il 40% dichiara di conoscere i criteri di sostenibilità ESG; il criterio ambientale è considerato il più importante. Però, nella vita pratica, tra coloro che risparmiano, solo il 13% ne tiene conto nelle scelte di allocazione del portafoglio.
Infine, più dell’80% degli intervistati si aggiorna sui temi economici e finanziari principalmente attraverso i social media, la televisione, siti web o riviste specializzate, soprattutto grazie ai dispositivi mobili. Fino ai 23 anni scuola e università sono i luoghi preferiti per imparare, dopo cresce la preferenza per banche e istituzioni finanziarie come fonte di informazioni.
Mi colpisce molto che chi ha maggiori conoscenze finanziarie dichiara di avere prospettive più ottimistiche verso la possibilità di cogliere le opportunità di crescita professionale, di svolgere attività in linea con le proprie inclinazioni e di migliorare la propria condizione economica.
Chi ha maggiori conoscenze finanziarie è più orientato a considerare le competenze tra i fattori cruciali per trovare un buon lavoro, a discapito della fortuna, del passaparola e della raccomandazione.
Ancora una volta, la cultura salverà il mondo. E noi stessi.
Maria Luisa Visione