Facciamo il punto sulla Legge di Bilancio 2020 con la disamina dei numeri chiave.
Si tratta, come ormai la maggior parte dei lettori sa, di dati previsionali, la cui utilità è comprendere dove stiamo andando nel breve e nel medio-lungo periodo, le prospettive, in pratica, sulle quali si basano le decisioni presentate a Bruxelles.
Partiamo dalla crescita economica rappresentata dal PIL reale: 0,6% per il 2020, 1% per il 2021, stesso tasso del 2021 per il 2022. Dato che la debolezza economica è collegata alla domanda interna, osserviamo che nell’anno in corso la crescita dei consumi delle famiglie non raggiungerà più dello 0,4% ed è in calo rispetto all’anno scorso, dato più debole dal 2014 ad oggi. Le famiglie italiane aumentano il risparmio, ma non il consumo, evidenziando l’incertezza nel domani.
Tuttavia se alla crescita annua del PIL non contribuisce la richiesta interna, lo fa la domanda estera di beni di consumo con un contributo netto di 0,6 punti percentuali. Quindi, le imprese italiane che esportano si difendono, diversamente da quelle che non lo fanno.
Il rallentamento economico non riguarda solo noi ma l’Europa in generale, tanto che anche la BCE ha invitato i governi nazionali ad attuare politiche fiscali espansive, ovvero ad aumentare la spesa pubblica e a ridurre le imposte. Non dimentichiamo che dobbiamo mantenere in equilibrio i conti di bilancio e qui ci è venuto in soccorso il calo dello spread sui Titoli di Stato, restituendoci ben 0,1 punti percentuali sul tasso di crescita del PIL; rimanendo su questi livelli, ne aggiungerà 0,4 nel 2020 e nei due anni successivi, rispettivamente 0,7 e 0,8 punti percentuali.
In ambito di entrate tributarie per il 2020 si stima che l’effetto degli interventi fiscali contenuti nella Legge di Bilancio, aumenteranno il gettito di 3 miliardi di euro. Attenzione, però, ciò viene giustificato non come maggiori tasse, ma come rimodulazione, o meglio, reperimento di risorse sottratte attraverso l’evasione fiscale dai contribuenti. L’aumento dell’IVA è stato sterilizzato per il 2020, con il benestare di Bruxelles visto il cambio al Governo dell’orientamento politico nei confronti dell’Unione Europea ed è stato comunicato un obiettivo di indebitamento netto del 2,2%. Ciò che è significativo è che si prevede un calo del disavanzo pubblico all’1,8% del PIL nel 2021 e all’1,4% nel 2022, motivato dagli “effetti permanenti delle misure strutturali da introdurre con la manovra 2020 e le leggi ad essa collegate”, misure che, però, ancora non conosciamo.
Sul mercato del lavoro mi soffermo sulle previsioni rosee del tasso di disoccupazione che scenderebbe sotto l’8% nel 2022. Attenzione di nuovo, molta fiducia è consegnata a quanto la politica del Reddito di Cittadinanza si trasformerà in lavoro effettivo. Per rimanere fedeli all’informazione, ad oggi, solo il 10% dei beneficiari considerati “occupabili” ha sottoscritto presso i centri per l’impiego l’impegno ad attivarsi nella ricerca di un lavoro.
Arriviamo ora alla spesa pubblica di cui la parola chiave contenuta nel documento è “revisione”. In numeri è semplice: per l’istruzione, la sanità e le pensioni, siamo ai livelli del 2017; per le politiche occupazionali i dati sono ritardati, ma attualmente, possiamo dire che c’è stata una leggera crescita rispetto a quanto accadeva nel 2014, determinata da misure riconducibili soprattutto a incentivi fiscali.
Presente, poi, la richiesta del Governo di 0,2 punti percentuali di PIL di flessibilità nel capitolo investimenti pubblici per mitigare il rischio idrogeologico e sismico e la riparazione e manutenzione delle infrastrutture e della rete viaria (risorse previste a copertura di 15 miliardi di euro). In generale, si ancora un “contenimento della spesa pubblica attraverso il suo efficientamento e la revisione o soppressione di disposizioni normative vigenti in relazione alla loro efficacia o priorità”, per un risparmio di oltre 0,1 punti percentuali di PIL nel 2020.
Terminiamo con l’inflazione: nei primi otto mesi del 2019 il tasso medio di inflazione su base annua (FOI esclusi i tabacchi) è stato dello 0,6%, la metà di quello programmato. Per il 2020 si prevede arriverà a 0,8%, quindi livelli bassissimi.
La conclusione la lascio ai lettori con la raccomandazione di guardare oggettivamente sempre i numeri. Perché vigilare spetta anche a noi cittadini.
Maria Luisa Visione