Svolta decisa della giunta della Regione Toscana che con l’ordinanza del presidente Eugenio Giani autorizza finalmente i proprietari e i conduttori dei fondi muniti di licenza di caccia ad attivarsi direttamente per difendersi dai cinghiali, sotto il coordinamento dell’agente responsabile individuato dalla polizia provinciale e dalla polizia della Città metropolitana di Firenze.
Plaude Coldiretti Toscana all’ordinanza regionale che disciplina l’attività venatoria ed il controllo faunistico, assieme ad altri provvedimenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, per la zona arancione.
“Esprimiamo soddisfazione ed apprezzamento per l’ordinanza firmata dal presidente Giani che accoglie le nostre richieste, proprio nel momento di maggiore criticità nel contenimento della presenza di ungulati sul territorio”, afferma Coldiretti.
Coldiretti Toscana aveva aperto il confronto su questi temi sin dal primo incontro con l’assessore regionale all’agroalimentare Stefania Saccardi e se ne raccolgono i frutti con gli impegni mantenuti grazie alla firma dell’ordinanza.
“Chiederemo all’assessore Saccardi un immediato confronto con le polizie provinciali e il Coordinamento Regionale degli Atc – precisa Coldiretti regionale – con la volontà di dare la massima collaborazione per lo snellimento delle procedure autorizzative, utili a rendere efficace quanto previsto dall’ordinanza”, aggiungendo che dopo questo primo atto tanto atteso “serve che i contenuti del provvedimento divengano norma al di là dell’emergenza Covid, quando si potrà tornare alla normalità”.
Per Coldiretti Toscana è inderogabile, in relazione al contenimento della fauna selvatica ed in particolar modo degli ungulati, che la Regione Toscana intervenga in maniera decisa e decisiva nelle operazioni di contenimento dei cinghiali.
“Per effetto del Covid, con le limitazioni alla movimentazione in città e nelle aree rurali – aggiunge il presidente Filippi – si è registrata nelle campagne una proliferazione degli ungulati che scorrazzano liberamente, con un aumento esponenziale dei danni alle produzione agricole”.
L’agricoltura in Toscana non si è mai fermata, garantendo l’approvvigionamento alla famiglie toscane grazie al lavoro di oltre 40mila aziende agricole e stalle, di 2mila imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione tra negozi, supermercati, discount e mercati contadini di Campagna Amica, nonostante le preoccupazioni per la sicurezza, i vincoli, le difficoltà economiche e gli ostacoli oggettivi all’operatività.
“In attesa di uscire dall’emergenza Covid, si deve passare senza indugi dalle parole ai fatti – incalza Coldiretti – con la delibera di Giunta completa del passaggio fondamentale che autorizza gli agricoltori ad intervenire direttamente sui propri fondi per difendersi dai cinghiali e dai selvatici. Il patrimonio agroalimentare e zootecnico conservato nel tempo dalle oltre 40mila imprese agricole con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari, un tesoro messo a rischio dall’avanzata dei cinghiali che sempre più spesso in queste aree si spingono fin dentro i cortili e sugli usci delle case, scorrazzando per le vie dei paesi o sui campi, nelle stalle e nelle aziende agricole”.
Una situazione che costringe ormai le aziende a lasciare i terreni incolti, stravolgendo l’assetto produttivo delle zone – aggiunge Coldiretti – con il rischio che venga meno la presenza degli agricoltori, soprattutto nelle zone interne, e con essa quella costante opera di manutenzione che garantisce la tutela dal dissesto idrogeologico. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare anche i territori più isolati – rileva Coldiretti Toscana – e a garantire la bellezza del paesaggio e il futuro del Made in Italy agroalimentare. La proliferazione senza freni dei cinghiali sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali. Studi ed esperienze relative all’elevata densità dei cinghiali in aree di elevato pregio naturalistico hanno mostrato notevoli criticità – conclude Coldiretti – in particolare per quanto riguarda il rapporto tra crescita della popolazione dei selvatici e vegetazione forestale.