Economia

Contezioso Tls-Menarini, Rossi: “Per l’incubatore la situazione è tranquilla”

Sul caso del contenzioso da 23 milioni di euro con Menarini, per le dosi di monoclonali, Tls “può stare tranquilla”. Lo ha detto il presidente di Fondazione Monte dei Paschi Carlo Rossi a margine della conferenza dove l’Ente ha presentato il Documento previsionale del 2025.

“Dall’esame dei documenti”, condotto con due squadre di legali, “è emerso che gli accordi con Menarini sono tutti in capo a Tls sviluppo”, ha aggiunto Rossi che poi ha ricordato: “Tls sviluppo è nata in seguito ad un patto che fu fatto nel pieno della pandemia da covid con il commissario straordinario per l’emergenza. Tra le cose previste nell’intesa – ha aggiunto – c’era l’acquisizione da parte dello stesso commissario di 200mila dosi di anticorpi, la cui produzione era stata affidata a Menarini. La transazione era a tre, poi però è stato ritenuto, dal commissario e dal ministero della Salute, di non dover più acquistare questi farmaci”.

Il ruolo di Fabrizio Landi dentro Tls e dentro Menarini può far pensare ad un tempismo un po’ particolare nel contenzioso? ” A questo non saprei rispondere – continua – perché non so quale sia il suo ruolo dentro il gruppo Menarini, quindi francamente non saprei che dire. Landi comunque è sempre stato trasparente e corretto”.

Il presidente di Fondazione Monte dei Paschi ha quindi rivendicato “l’esperienza di successo” di Toscana Life Sciences con “cinquanta aziende incubate con seicento dipendenti complessivi ed un fatturato da 50 milioni di euro” e “80-90 lavoratori diretti”.

Per  Tls tra l’altro la prossima settimana tornerà a ritrovarsi il consiglio d’indirizzo che dovrebbe, salvo imprevisti, nominare Francesco Frati nuovo presidente.

Durante la conferenza in Fondazione spazio ad una domanda anche su Monte dei Paschi, dopo che ieri il presidente di Fondazione Cariplo Giovanni Azzone ha negato possibili aumenti di quota per l’ente lombardo.

“Lo stesso vale anche per noi –  ha chiarito Rossi – Siamo molto contenti di quello che sta facendo la Banca” e “abbiamo investito nell’aumento di capitale”, ha poi affermato ribadendo che “un incremento della partecipazione” dentro Rocca Salimbeni “non è all’ordine del giorno, anche perché a questi prezzi non è nemmeno più forse remunerativo”.

marco crimi

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