Nel secondo trimestre 2023 la percentuale di richieste di mutuo a tasso fisso passa al 97%, rispetto al 58% del terzo trimestre 2022, a conferma di un cambiamento radicale di comportamento dovuto all’andamento di crescita a due velocità degli indici di riferimento e alla paura di nuovi rialzi dei tassi Euribor alle porte (Fonte: CRIF).
Se per le nuove operazioni di indebitamento l’orientamento al tasso fisso determina, a priori, la sostenibilità dell’operazione di finanziamento, per le famiglie già indebitate a tasso variabile, l’aumento del costo del mutuo in essere, è diventato un problema da affrontare subito.
Cosa occorre sapere e come si può prendere in mano la situazione per intervenire?
Partiamo dalle informazioni necessarie per procedere ad una prima valutazione della propria posizione debitoria; bisogna avere a portata di mano: 1.l’importo del capitale residuo; 2.la rata e la sua periodicità; 3.il numero delle rate residue; 4.il tasso, parametro di riferimento e lo spread applicato; 5.l’eventuale presenza di penali per l’estinzione anticipata.
Accanto alla fotografia delineata per verificare lo stato di salute del debito, occorre calcolare quanto pesano l’importo della rata sul reddito netto della famiglia e l’ammontare del capitale residuo sul valore del proprio patrimonio finanziario, per non incorrere in crisi di liquidità. Attenzione: se, ad esempio, l’importo del debito è pari a 800 euro mensili su un reddito netto di 2.100 euro, siamo al limite della fragilità finanziaria, dato che si tratta del 38% di peso sul reddito. È chiaro che ulteriori aumenti di rata, dovuti alla crescita dell’Euribor, minano la serenità e la sostenibilità economica della famiglia. Ridurre il costo del finanziamento non è rimandabile.
Quali sono i possibili interventi sui debiti esistenti per ridurli?
Sono quattro: Rinegoziazione, Surroga, Sostituzione e Consolidamento.
Ci soffermiamo sui primi due. L’operazione di Rinegoziazione consiste nel rivolgersi alla propria banca per contrattare nuove condizioni, rivedendo lo spread applicato, il tipo di tasso e/o la durata del finanziamento originario. A questo fine sarà utile avere ben presente l’andamento dei tassi d’interesse per comprendere l’andamento della rispettiva curva nel lungo periodo.
L’andamento dei tassi di interesse è consultabile on line. Segnalo l’osservatorio tassi disponibile sul sito de Il Sole 24 ore e quello di Mutui on line, dove troviamo il tasso fisso Eurirs e il tasso variabile Euribor, con le relative durate, da confrontare per ottenere il match. Facciamolo insieme!
Attualmente il tasso fisso dai 10 ai 40 anni è inferiore al Tasso Euribor su tutte le durate e scende con l’aumentare degli anni, permettendo, quindi, di avere una rata fissa a condizioni migliorative. Attenzione allo spread applicato rispetto a quello di partenza e alla possibilità di aumentare la durata per posizionarsi su una rata maggiormente sostenibile nel tempo.
Lo stesso discorso vale per la surroga, utilizzabile solo per i mutui, che consente gratuitamente la portabilità del debito residuo ad una banca diversa, disposta ad offrire condizioni più favorevoli, mantenendo intatto l’importo del debito residuo. Entrambe le operazioni non sono soggette a costi aggiuntivi, ma hanno l’obiettivo di ridurre l’importo della rata.
Gli interventi di Sostituzione e Consolidamento rappresentano, in alternativa, operazioni di nuovi finanziamenti, soggette, quindi, a tutti i costi di estinzione dei vecchi debiti e di accensione dei nuovi, e hanno l’opzione di poter aumentare l’importo del finanziamento. Richiedono, pertanto, una consulenza specifica mirata a eliminare situazioni di sovraindebitamento.
Ricordo che oggi c’è la possibilità di rinegoziare il proprio mutuo da tasso variabile a tasso fisso anche per redditi ISEE sopra i 35.000 euro, secondo quanto emerge dall’ultima circolare ABI.
Prendiamo in mano la situazione, facciamo i conti e interveniamo. L’obiettivo è duplice: ridurre la rata e assicurarsi di non andare incontro a nuovi aumenti nei prossimi mesi.
Maria Luisa Visione