Banche fuori dalla crisi ma la ripresa è ancora lenta: il problema più importante è il rapporto con le PMI
È stato reso pubblico da pochi giorni il primo rapporto sulla stabilità finanziaria (per l’anno 2019) redatto da Banca D’Italia, che evidenzia una situazione nel complesso solida e in miglioramento.
Il rapporto “oneri fin/MOL” è sceso a livelli minimi degli ultimi 20 anni; la leva finanziaria si è notevolmente ridotta andando quasi a raggiungere i livelli di Francia e Germania (in termini %).
Nel primo semestre è proseguito il calo dei fallimenti, ai minimi degli ultimi sette anni, e si sono ulteriormente ridotti i ritardi di pagamento nelle transazioni tra imprese.
Il tasso di deterioramento dei prestiti bancari, pari al 2,2% un livello inferiore a quello relativo agli anni precedenti la crisi, anche per il benefico effetto dell’avvenuta cartolarizzazione.
Il costo dei finanziamenti resta molto contenuto; dall’estate tuttavia, in concomitanza con l’acuirsi delle tensioni sui mercati finanziari, i margini applicati sui nuovi prestiti a tasso fisso sono aumentati.
Proseguono gradualmente il miglioramento della qualità del credito e il recupero della redditività, ma il processo di rafforzamento dei bilanci delle banche è frenato dalle tensioni sul mercato del debito sovrano italiano.
L’indebitamento verso le banche continua a crescere (3 per cento in febbraio rispetto a un anno
prima), ma resta basso nel confronto internazionale. Sono aumentati sia i mutui per l’acquisto di
abitazioni sia i debiti per finalità di consumo. Il tasso di crescita di questi ultimi, fortemente legato al ciclo economico, ha toccato un massimo nel secondo trimestre del 2018 e si sta riducendo.
Il Credito erogato alle famiglie consumatrici è in crescita negli ultimi 12 mesi: +8,64% per prestiti personali (6,36% nella provincia di Lucca), +1,66 mutui acquisto e ristrutturazione immobili (+1,51% Lucca). In netta diminuzione anche la % di sofferenze sui crediti: 6,36% contro 9,7% del 2017.
Seppur in presenza di segnali positivi registrati nei confronti dei consumatori, le Banche faticano ancora a sostenere le imprese, il cui rapporto con gli istituti di credito risulta sempre complicato e soprattutto poco funzionale per gli investimenti.
Gli impieghi nei confronti delle aziende con meno di 20 dipendenti hanno registrato dal 2011 al 2018 un decremento del 28,5% in Italia, (-33,32% nella provincia di Lucca). Timidi segnali di miglioramento giungono dall’analisi degli ultimi 12 mesi, nei quali l’andamento negativo è rallentato da -4% a -1,99% in Italia (Lucca da -6% a -3,73%) ed il tasso di deterioramento per piccole imprese è passato al 2,9% contro il 5% di fine 2016.
In provincia di Lucca, il tasso di sofferenza sul totale dei crediti bancari è diminuito al 20% contro il 28% del 2017.
Una situazione similare è stata riscontata anche nel credito alle imprese con più di 20 addetti:
dal 2011 al 2019 -29,7% in Italia, – 24% a Lucca (il dato è però appesantito dal settore delle costruzioni che da solo ha rilevato una variazione -62%). Anche in questo caso un barlume di speranza è rappresentato dalla diminuzione del tasso di deterioramento del credito, che scende al 1,84% contro il 3% del 2017.
Si amplia l’eterogeneità della dinamica del credito tra classi di rischio e dimensione d’impresa.
Le condizioni di accesso al credito stanno peggiorando, soprattutto per le aziende più piccole.
Da diversi anni, in ragione dell’elevata selettività degli intermediari, la crescita del debito bancario è limitata alle imprese finanziariamente più solide e a quelle di maggiore dimensione.
L’indebitamento è in lieve espansione, con ampie differenze tra le imprese in ragione delle classi di rischio e della dimensione a discapito delle piccole e medie aziende.
La crescita dei finanziamenti è limitata alle società più solide e a quelle di grande dimensione.
Quasi tutte le banche stanno offrendo finanziamenti “generosamente” ma solo alle imprese con buon rating (da 1 a 4 in scala 1-10). Alcune banche stanno scegliendo chirurgicamente i clienti a cui offrire credito e i clienti a cui toglierlo per traslocarlo alle imprese meno rischiose. L’offerta è più insistente verso le imprese di grandi e medie dimensioni, poco a micro e piccole imprese che sono sempre più rischiose.
Quando il rating non è brillante viene offerta o richiesta spesso una garanzia consortile, possibilmente assistita da controgaranzia sino all’80% del Fondo Centrale di Garanzia.
Gli spread stanno diminuendo, a causa della concorrenza su un parco limitato di imprese, e sono scesi anche sotto l’1% per i migliori clienti.
Da sottolineare infine che all’interno della struttura aziendale non sono sempre presenti professionisti provenienti dal mondo bancario che hanno le competenze e le professionalità per supportare le imprese nel dialogo con gli istituti di credito. In questo quadro l’imprenditoria di minori dimensioni aziendali deve poter contare sulla consulenza qualificata che può consentire un rapporto più positivo e utile con il sistema bancario in una stagione dove sostanzialmente il rapporto banca-PMI rimane purtroppo critico.
Articolo a cura del Dott. Gianfranco Antognoli, Dott. Stefano Vannucci e del Dott. Fernando Cruz
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