Prendiamo spunto dall’ultimo Rapporto sulla stabilità finanziaria di Banca d’Italia per evidenziare alcuni dati da tenere sotto controllo nei prossimi mesi.
Le tensioni finanziarie sui mercati e la politica monetaria restrittiva in atto, delineano un rallentamento della crescita mondiale, sia a livello globale che europeo. Il peso delle crisi bancarie negli Stati Uniti e in Svizzera ha riposizionato gli investitori verso asset ritenuti più sicuri, per paura del rischio contagio e di nuove tensioni sui mercati finanziari.
Anche il settore assicurativo risente dell’aumento dei tassi di interesse, tanto che frena la raccolta premi nel comparto vita, a causa della ricerca da parte della clientela di rendimenti in grado di combattere l’inflazione, con la conseguenza di un orientamento alle estinzioni anticipate dei contratti.
Le proiezioni di crescita dell’economia italiana per il prossimo biennio, contenute nel DEF, risultano più elevate delle rispettive stime del Fondo Monetario internazionale, ma i rischi di stabilità finanziaria rimangono elevati. Tuttavia, dalla seconda metà del 2022, si modificano le scelte di investimento; in particolare, le famiglie italiane hanno continuato ad aumentare la preferenza verso i Titoli di Stato italiani, a discapito di altri strumenti finanziari e assicurativi.
Rispetto all’interesse sul mercato immobiliare residenziale, nell’ultimo semestre del 2022, in Italia le compravendite sono diminuite rispetto al primo, riducendo la crescita delle quotazioni delle case, anche a causa del rallentamento dell’erogazione dei mutui. Fattore che non ha consentito, nei dodici mesi, di proteggersi dall’inflazione nell’investimento immobiliare. In prospettiva, le stime segnalano che la variazione dei prezzi delle abitazioni, pur rimanendo positiva, continuerebbe a rallentare nel corso del 2023 e nei due anni successivi.
Altro dato interessante è la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici italiane, che nell’ultimo trimestre del 2022 si è ridotta al 5,3% del reddito disponibile. Mentre, resta elevata la liquidità sui conti correnti; torna la preferenza sulle obbligazioni bancarie; diminuisce quella per azioni, quote di fondi comuni e prodotti di investimento assicurativo. D’altra parte, l’indebitamento delle famiglie, in rapporto al reddito disponibile, è sempre inferiore di oltre 30 punti percentuali rispetto alla media dell’area dell’euro (terzo trimestre del 2022, ultimo dato disponibile).
Andamento diverso si osserva per il credito al consumo che, nel 2022, cresce in rapporto al reddito disponibile fino al 12,8%, superando la media dell’Area Euro (9,6%). Quasi il 70% dei nuovi contratti riguarda crediti di importi inferiori ai 5.000 euro, con durata inferiore a cinque anni.
Le proiezioni del modello della Banca d’Italia mostrano un aumento dei nuclei e delle imprese vulnerabili, ed è proprio su loro che resta accesa la lampadina.
Così come il ritorno alla sicurezza percepita negli investimenti, non è legata, di certo, alla capacità effettiva di uno strumento finanziario di coprire il potere di acquisto reale del denaro, ma piuttosto al rischio sistemico.
Maria Luisa Visione