Se ne vanno in silenzio le botteghe artigiane, senza rumore.
Artisti di cose rare, personalizzate, funzionali, artefici del made in Italy, luce per la moda, il settore agroalimentare, l’arredo e la meccanica. Espressione di bellezza e di unicità.
Diminuiscono ogni anno senza che se ne parli più di tanto, salvo a non incontrarli ancora nelle vie del centro, come una volta, immersi nella manualità e fonte inesauribile di storia oltre tempo.
Ho visto di recente l’Amica geniale, un salto indietro nel tempo e un ritorno alla voglia di futuro. Un mondo, dove la povertà diffusa ti faceva immaginare che andavi avanti per lasciartela alle spalle, dove la cultura non era per tutti, come i sogni. Un mondo in cui avere una salumeria significava contare nel quartiere e indossare scarpe fatte a mano distinguersi dagli altri.
Quelle botteghe artigiane in espansione racchiudono valore: il sapere artigiano, far bene le cose, con attenzione, cura e creatività; la famiglia, tutta di artigiani da genitori in figli; le radici del territorio, fonte di tipicità, tradizione, sapiente uso delle risorse naturali, senso di comunità. Elementi distintivi che tutto il mondo ci ha sempre invidiato, perché la sfida tecnologica può insegnarti a diffondere l’impresa, ma il gusto e l’emozione di vedere un artigiano mentre compie l’opera dal vivo, non sono riproducibili neanche in camera live.
Artigianalità è sempre stata sinonimo di qualità, in netto contrasto con standardizzazione, in simbiosi con identità artistica e culturale, e nel tempo c’è sempre stato uno stretto legame tra artisti e botteghe artigiane, tra la forza dell’idea e la maestria della manualità. Così come, da sempre sono proprio le imprese artigiane della filiera turistica italiana ad offrire ai clienti quel servizio personalizzato tanto ricercato, nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio circostante.
Difficile pensare a come in questo scenario di guerra post pandemica le botteghe artigiane potranno rimanere vive e continuare a portare luce. Sembra, infatti, di esser tornati indietro ma con minori prospettive alla lettura delle previsioni economiche di questi giorni in cui dominano due parole ricorrenti: incertezza e chiusura.
Non convince dichiarare che le previsioni del Fondo Monetario Internazionale sono troppo pessimistiche, siamo ai minimi dei consumi, per cui il volano virtuoso non si innesca, ma predomina la paura e si risparmia, si spende poco. Difficile anche auspicare che il circolo virtuoso possa ripartire dal reddito, perché le prospettive di lavoro sono in calo, e si auspica un rinnovo della cassa integrazione per aiutare le imprese.
Così sembra proprio che ci sia uno scollamento tra la politica e la realtà, soprattutto nei tempi, che non combaciano. Ma tra i tanti silenzi di questo vissuto, le botteghe artigiane che in dieci anni sono diminuite di quasi 300.000 unità, mi han fatto pensare alle scene dell’Amica geniale, a chi, si eleva dalla massa e si erge, grazie alle capacità e alla volontà.
Quindi, il mio articolo questa settimana è dedicato a loro, perché rimangano patrimonio della nostra identità.
Maria Luisa Visione
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