Andare in pensione prima. Prima di aver centrato tutte le regole. Prima, per godere a pieno di una nuova giovinezza che all’alba dei 60, ti ritorna in mente, come un uragano.
Essere in pensione con abbastanza.
Abbastanza però non ha lo stesso significato per tutti. Abbastanza, come dignità o, invece, come qualità della vita? Abbastanza come giustizia? Per avere equamente la restituzione del versato e non il molto dei privilegi.
Su queste note si riapre il capitolo delle pensioni, argomento decisivo del consenso politico, dato che riguarda la protezione e nella sua veste di politica di welfare, ha chiuso l’anno con un taglio da Robin Hood, intervenendo sull’eccedenza per le pensioni dei più ricchi e vuole riaprirlo mandando definitivamente a casa la Fornero, che di sapore welfare non ne ha lasciato affatto nella percezione della maggior parte dei cittadini.
Una sorta di redistribuzione di reddito quella del taglio delle pensioni d’oro, che non sarà applicato alle pensioni interamente liquidate con il sistema contributivo. Ad oggi sappiamo che l’importo recuperato confluirà e rimarrà accantonato nel “Fondo risparmio sui trattamenti pensionistici di importo elevato” (legge 302/2018).
Ad aprile debutterà quota cento facendo realizzare ad alcuni il sogno di anticipare a 62 anni l’uscita, purché abbiano 38 anni di contributi previdenziali versati. Per altri, invece, l’uscita dal lavoro, dipenderà da regole già in vigore o riconfermate per il 2019.
Per esempio il mio amico Andrea, di 67 anni, aspetterà giugno per raggiungere i 20 anni necessari alla sua pensione di vecchiaia. Per fortuna sua moglie, Chiara di 58 anni, ne ha versati 35 come previsto da opzione donna rinnovata per il 2019, e far parte del genere femminile sarà un vantaggio. Mi raccontavano, poi, di un’Ape volontario, non dell’insetto, ma della misura eccezionale per chi a 63 anni non dista dalla pensione di vecchiaia più di 3 anni e 7 mesi. Pensate che, se ha versato per 20 anni, potrà ricevere un assegno previdenziale grazie all’accesso a un prestito sulla futura pensione, proprio di durata ventennale.
Il problema rimane per Giulio di 60 anni che non centra la combinazione anagrafica-contributiva di quota cento ma sperava di rientrare nella pensione anticipata della Fornero, visto che il 3 gennaio 2019 ha raggiunto i 42 anni e 10 mesi previsti fino al 2018. Ma oggi, se non modificano la legge, ne servono 43 di anni e 3 mesi.
Non cambierà il limite quantitativo di euro 1.268 (2,8 volte l’importo minimo Inps) per accedere alla pensione anticipata nel sistema contributivo. E come ho detto all’inizio, stabilire se tale importo è poco o è tanto, è soggettivo. Rispetto ai 780 euro mensili della pensione di cittadinanza non è poco, ma quella è una misura per contrastare la povertà. Rispetto al limite di 8.333 euro mensili delle pensioni d’oro, non è abbastanza.
Comunque sia, ognuno ha la sua storia, e la coperta è corta o lunga a seconda dei punti di vista. Ma anche giusta o iniqua, dipende da quale legge ti riguarda da vicino.
Pensate a Giulio, che se avesse avuto l’abito di Gastone con qualche giorno di lavoro in più a dicembre, poteva già essere a casa.
Maria Luisa Visione