Secondo l’associazione di consumatori Aduc, vari istituti come Mps, Intesa Sanpaolo e Unicredit hanno cominciato a effettuare bonifici per il 100% dell’importo.
In una situazione di recessione dell’economia e di crisi reputazionale consolidata del sistema bancario si inserisce la truffa a danno di migliaia di risparmiatori delle 5 maggiori banche italiane (le prime quattro in tutte le classifiche che detengono una quota maggioritaria della quota di mercato nazionale).
La questione dei diamanti venduti allo sportello dalle banche come forma di investimento sta trovando pian piano una soluzione. Una delle maggiori associazioni dei consumatori, Aduc, che da anni segue il caso per conto di circa 2 mila clienti (che hanno investito fra 20 mila e 800 mila euro a testa), ha trovato un accordo con quattro delle cinque banche coinvolte. “All’inizio Unicredit aveva deciso di pagare subito, poi ha fatto marcia indietro e di recente, quando è fallita Intermarket Diamond Business, è tornata a restituire il valore complessivo della pietra”.
I diamanti, come 10 anni fa le case oggetto di pignoramento, per quanto siano beni concreti, rischiano ora di essere congelati nei caveaux degli istituti per diverso tempo, diventando una forma di npl di lusso. A meno che non siano venduti ad un prezzo scontato. L’inchiesta sulla loro vendita è partita anni fa, ma i nodi stanno arrivando al pettine in queste settimane. Una settimana fa la Procura di Milano ha ordinato il sequestro preventivo di 700 milioni di euro a carico di Banco Bpm, Mps, Intesa Sanpaolo e Unicredit. Il provvedimento cautelativo riguarda per 83,8 milioni Banco Bpm e Banca Aletti (che fa parte dello stesso gruppo), per 32 milioni Unicredit, per 11 milioni Intesa Sanpaolo e per 35,5 milioni Mps.
Nel momento in cui l’economia nazionale è rallentata e si discute se la recessione maturata ad inizio anno trovi conferma nel resto del 2019 (le stime più accreditate direbbero di sì) occorre una risposta forte e positiva del sistema bancario. Bisogna che tutte le banche accompagnino le iniziative valide di investimento (oltretutto facendo la loro vera missione istituzionale) e favoriscano la ripresa degli ordini (sul mercato interno e internazionale) e sostengano di fatto indirettamente anche un contributo necessario alla occupazione che ristagna.
Articolo a cura del Dott. Antognoli e del Dott. Cruz
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