Tracciare il nostro personale identikit di investitore non è affatto scontato.
L’incremento delle valute virtuali registrato nei portafogli degli Italiani a marzo supera qualsiasi aspettativa: +85% rispetto all’ultimo trimestre del 2023. Aumenta il numero di investitori che detiene criptovalute e crescono le operazioni di conversione da valuta legale a virtuale – e viceversa – secondo l’OAM (Organismo che detiene i registri degli operatori virtuali).
Un dato che, di per sé, non è positivo o negativo in assoluto; mettiamolo, però, in relazione con le conoscenze effettive di questi strumenti.
In particolare, gli intervistati dell’ultima indagine Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane acquisiscono informazioni sulle criptovalute principalmente dalla stampa generalista (42% dei casi), dai media specializzati (28% del campione) e da social media e web communities (26%). Quindi, l’interesse crescente, generato dalla prospettiva di guadagni facili e dalla propensione a sopravvalutare le proprie conoscenze in materia, come accade spesso, difficilmente trova lo scudo della consapevolezza dei rischi reali che riguardano lo strumento finanziario utilizzato.
Su un altro fronte, guardando ai dati Assogestioni del recente Osservatorio annuale sui sottoscrittori di fondi comuni, curato dall’Ufficio Studi dell’Associazione, quasi 1 italiano su 5 affida almeno parte dei propri risparmi a questa tipologia di strumento. C’è una differenza fondamentale con le valute virtuali, in quanto si tratta di strumenti che hanno come caratteristica fondamentale la diversificazione del rischio.
Ciò che è interessante nei dati di Assogestioni è l’accessibilità dei fondi comuni a qualsiasi fascia patrimoniale di risparmiatore, genere ed età, con l’evidenza di uno scambio intergenerazionale in corso.
Infatti, l’età media dei sottoscrittori di fondi comuni di investimento è di 61 anni, con la generazione dei Boomers che pesa per il 41% del totale. Seguono la Generazione X con il 29%, le generazioni più anziane (ultra-settantottenni) con il 16%, e i più giovani – Millennials e Generazione Z – con il 15% (dato in crescita). Proprio le generazioni più giovani hanno iniziato ad aumentare la quota investita in fondi comuni. La differenza generazionale è nella preferenza della modalità di investimento: Millennials e Generazione Z preferiscono investire gradualmente con versamenti periodici di entità non necessariamente elevate (PAC).
Dal punto di vista educativo il versamento PAC è strategico in quanto consente di finalizzare il risparmio, capitalizzandolo nel tempo, senza andare dietro ai movimenti speculativi dei mercati finanziari o alla credenza di poter indovinare il miglior market timing. Per contro, le generazioni meno giovani e più patrimonializzate preferiscono l’investimento in un’unica soluzione.
Inoltre, dal punto di vista del genere l’investimento medio di uomini e donne si sta avvicinando nei valori: 51.000 euro degli uomini, contro i 47.000 delle donne.
Sull’allocazione di portafoglio, mentre per i fondi comuni di diritto italiano prevalgono la componente obbligazionaria (36%) e flessibile (34%), a cui seguono gli investimenti in fondi bilanciati (19%) e azionari (11%), per quelli esteri è più marcata la componente azionaria. Sulle aree geografiche gli italiani scelgono prevalentemente Europa e America (32%); tutto sommato, però, l’Italia pesa per il 16% (13% obbligazionario e 3% azionario).
Infine, sempre in base ai dati Assogestioni, il tasso di partecipazione è più elevato al Nord: in Emilia-Romagna (29,3%), seguita da Lombardia (27,1%), Piemonte (26,6%) e Liguria (25,1%).
Perché metto in relazione criptovalute e risparmio gestito? Partendo dal presupposto che il miglior prodotto finanziario non esiste, ma esiste la consulenza che conta, quella rivolta agli obiettivi di vita, l’interesse crescente per il mondo delle criptovalute da un lato e il consolidamento dell’investimento in fondi, comuni dall’altro, soprattutto PAC per le nuove generazioni, nelle tante differenze, hanno in comune un aspetto: sono strumenti che rispondono sempre a una finalità. Ed è la finalità, il perché, che deve essere chiara.
Quindi, attenzione a ricordare che l’accettazione delle criptovalute avviene su base volontaria, in quanto le monete virtuali non hanno generalmente corso legale e non sono regolate da enti centrali governativi, ma sono emesse e controllate dall’ente emittente secondo regole proprie, a cui i membri della comunità di riferimento accettano di aderire. Mancando un quadro giuridico di riferimento, oltre al rischio volatilità del prezzo dato dagli scambi, permane la potenziale esposizione a perdite e comportamenti fraudolenti, e l’ipotesi “non di scuola” di fallimento o cessazione di attività delle piattaforme on-line di scambio presso cui vengono custoditi i portafogli digitali personali.
Separiamo sempre rischi e obiettivi.
Conosciamo noi stessi e perché investiamo. Facile non è per niente semplice, o meglio, come viene attribuito a Warren Buffet: “Investire è semplice, ma non è facile”.
Maria Luisa Visione