Italia ancora in coda nella classifica europea dei pagamenti della Pubblica Amministrazione
Secondo le statistiche ufficiali, la Pubblica Amministrazione italiana impiega 131 giorni di media per pagare i fornitori contro una media UE di 36 giorni. La normativa europea prevede massimo 30 giorni, 60 giorni nel campo sanitario.
Occorre sottolineare che i ritardi di pagamento ostacolano la crescita delle imprese e questo è avvertito da più delle metà delle PMI in Italia, la riduzione dei tempi delle PMI italiane e per il 20% sulle grandi imprese. La piattaforma del MEF serve per tenere sotto controllo il fenomeno dei ritardi dei pagamenti. Negli ultimi tre anni il governo ha puntato sulla fatturazione elettronica e sulla piattaforma elettronica per la certificazione dei crediti da parte del MEF (certificazione crediti.mef.gov.it).
L’obiettivo governativo, oltre a non incorrere negli strali della UE, è quello di avere un quadro certo real time dei debiti pubblici che si accumulano. Le fatture elettroniche sono obbligatorie nei confronti della PA decentrate dal 6 giugno 2014 e per tutti gli altri enti pubblici dal 31 marzo 2015. La piattaforma di controllo e monitoraggio dei crediti commerciali registra il totale delle fatture trasmesse a tutte le PA e recepisce anche i dati completi dei pagamenti effettuati. Le imprese italiane sono molto più vulnerabili delle aziende europee perché perdono una percentuale quasi doppia, intorno al 5%, rispetto alla media europea del settore. In Italia sono state recentemente introdotte importanti misure legislative per migliorare la situazione, ma manca una consapevolezza diffusa su quello che è effettivamente possibile fare per migliorare la situazione, ma manca una consapevolezza diffusa su quello che è effettivamente possibile fare per migliorare la situazione. Una di queste è senza dubbio la certificazione dei crediti: la PA che ha l’obbligo di certificare i crediti commerciali entro 30 giorni dal ricevimento della richiesta da parte del creditore deve attendere, con una certificazione legale, che i credito è certo liquido ed esigibile e in questo modo lo rende “bancabile e finanziabile” in modo da agevolare il creditore, ma al contempo anche il debitore pubblico che può pagare entro 12 mesi la banca.
Il creditore, ottenuta la certificazione, può quindi contattare la banca o la società di factoring per richiedere una cessione del credito ovvero per ottenere un’anticipazione a valere sullo stesso, anche senza ricorrere al notaio.
Per procedere alle operazioni di cessione sarà necessario da parte della cliente fornire copia della certificazione rilasciata dalla Pubblica Amministrazione in Piattaforma e la documentazione a supporto del credito.
Il finanziamento delle fatture certificare è praticamente immediato una volta avvenuta la certificazione che, se impostata in modo rotativo, funziona per consentire l’utilizzo del portafoglio come utilizzo di fido revolving in un certo meccanismo quasi di automatismo. Il flusso delle fatture presentate verso un certo debitore ceduto viene certificato subito dopo la presentazione, ottenuta la certificazione viene prodotto l’accredito pro solvendo o pro soluto al cedente. Un meccanismo molto semplice e funzionale per banca e cliente.
Abbiamo esposto un sistema semplice ed efficace per aumentare le possibilità aziendali di anticipare i crediti certi e migliorare il capitale circolante delle aziende.
In un contesto di difficile accesso al credito che purtroppo perdura, questa concreta possibilità aiuta non poco a superare i rischi di illiquidità delle aziende che storicamente scontano la lentezza cronica dei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione in Italia. Il factoring aiuta quindi le imprese dando loro ossigeno sotto forma di liquidità immediata e le pubbliche amministrazioni che hanno più tempo utile per effettuare i pagamenti dovuti ai loro fornitori. È un’alternativa all’anticipo fatture che evidenzia vantaggi sotto numerosi profili che possono essere spiegati con una semplice consulenza.
Fernando Cruz