‘Il futuro è roseo’ ha detto il professor Rino Rappuoli questa mattina durante l’intervento al roadshow di Farmindustria che quest’anno ha scelto proprio la Gsk come scenario.
In effetti, come ha sottolineato anche la vice presidente di Farmindustria Lucia Aleotti, la farmaceutica italiana è ‘un piccolo miracolo all’interno dei conti pubblici’.
In Toscana, poi, c’è un’eccellenza in un settore di eccellenza. Nella nostra regione l’industria farmaceutica può contare su 10.400 occupati (6.200 addetti diretti, di cui 1.100 ricercatori, e 4.200 nell’indotto), un export di 1 miliardo di euro l’anno, 250 milioni di investimenti in R&S. Imprese del farmaco che rappresentano così un punto di forza per l’economia della Regione. Che, in questo comparto, è al terzo posto in Italia per addetti nella R&S (18% del totale) e investimenti in R&S (35% del totale).
E rientra nella top ten dei poli hi tech del nostro Paese. Anche grazie a un efficace network della Ricerca – tra aziende, centri di ricerca, università e Istituzioni – che ha permesso proprio alla Toscana di diventare una punta di diamante nel settore del biotech, dei vaccini e degli emoderivati.
L’export farmaceutico è triplicato dal 2000 a oggi e nel 2015 è ancora in crescita (7%, rispetto all’1% della media manifatturiera). Esportazioni che pesano il 65% del totale hi tech della Regione nel 2014.
Firenze, Siena, Lucca e Pisa sono tra le prime 20 province farmaceutiche in Italia, potendo contare su 15 stabilimenti produttivi e 9 imprese con laboratori di Ricerca.
I dati sono stati presentati oggi nel corso del roadshow di Farmindustria Innovazione e Produzione di Valore. L’industria del farmaco: un patrimonio che l’Italia non può perdere presso lo stabilimento di GSK Vaccines Italia di Rosia (Si) dove, insieme con Kedrion, si è svolto un focus sulle eccellenze farmaceutiche della Regione.
Il roadshow partito nel 2012 proprio in Toscana torna in questa Regione dopo aver toccato Emilia Romagna, Lombardia, Lazio, Puglia, Abruzzo e Marche.
“La farmaceutica in Toscana – afferma Massimo Scaccabarozzi, Presidente di Farmindustria – è un’eccellenza, con una forte presenza industriale, a capitale nazionale e internazionale. Un’industria che rappresenta un chiaro esempio delle qualità del settore: produzione, innovazione, specializzazione nel biotech, nei vaccini e negli emoderivati, export in continua crescita, competitività a livello globale.
Punti di forza, non sempre riconosciuti, di imprese che nel Paese sono una realtà di spicco del made in Italy. Basti pensare che ogni anno con il meccanismo del payback (un ripiano a carico delle imprese, tenute comunque a fornire i farmaci, se il tetto di spesa viene sforato) le aziende pagano una vera e propria mini-finanziaria di 1,4 miliardi di euro.
La sfida da affrontare oggi – precisa Scaccabarozzi – è quella della sostenibilità. Molti nuovi farmaci sono arrivati e molti ne arriveranno a breve. Un vero e proprio tsunami che richiede un fondo sanitario adeguato, il reinvestimento in Sanità dei risparmi ottenuti e un Fondo per l’innovazione autonomo e fuori dai tetti di spesa.
È necessaria – conclude il Presidente di Farmindustria – una nuova governance in grado di superare la visione a silos e considerare il farmaco anche come fonte di risparmio per la Sanità nel suo complesso”.
UN’ECCELLENZA CHE HA FATTO DIVENTARE L’ITALIA L’HUB FARMACEUTICO D’EUROPA
174 fabbriche sul territorio, 63.000 addetti (90% laureati o diplomati), quasi 6.000 ricercatori, 2,5 miliardi di investimenti nel 2014 (1,3 in R&S e 1,2 in produzione). E ancora 29 miliardi di euro di produzione, il 72% destinato all’export.
Sono i numeri che fotografano, nel nostro Paese, la realtà delle imprese del farmaco. Che hanno portato l’Italia al secondo posto in Europa, dietro la sola Germania, per valore assoluto della produzione ma al primo per produzione procapite.
Un’industria farmaceutica che è vitale e dinamica e gioca tra i grandi player globali. E conta su un export di assoluto livello di farmaci e vaccini, cresciuto del 50% tra il 2010 e il 2014.
Senza dimenticare l’aumento dell’occupazione, anche grazie al Jobs Act: nell’ultimo anno le 5.000 assunzioni – la metà under 30 – hanno superato il numero dei lavoratori in uscita. Trend di crescita dei livelli occupazionali che si conferma pure nella prima metà del 2015 (1%), dovuto all’incremento di investimenti in Ricerca (10% circa secondo le prime stime) e della produzione (6% rispetto all’1% del totale industria), ancora una volta trainata dall’export (8%, con una punta del 13% per i vaccini).
Risultati che fanno ben sperare in vista di un futuro – ormai prossimo – ‘rivoluzionario’: i 7.000 farmaci in sviluppo nel mondo avranno un ruolo fondamentale nella cura di diverse patologie. In questo contesto l’Italia potrà acquisire una sempre maggiore importanza nella competizione mondiale. Così come nella Ricerca – sempre più biotecnologica, come dimostrano i 303 prodotti biotech in sviluppo – grazie alle sue diffuse eccellenze, competenze e una sinergia sempre maggiore tra imprese, centri di ricerca e università.
E l’importanza delle imprese del farmaco è evidente anche considerando il contributo economico offerto al Paese: 13,7 miliardi versati insieme all’indotto (3,3 miliardi in investimenti, 6 in stipendi e contributi, 4,4 in imposte) a fronte di una spesa pubblica di 12,5 miliardi. Ecco perché l’industria farmaceutica è un patrimonio che l’Italia non può perdere.
IL RUOLO DEL COMUNE DI SIENA
“La fondazione Toscana Life Sciences – ha detto il sindaco Bruno Valentini – di cui il Comune di Siena è socio fondatore, ha sempre operato come soggetto tecnico-operativo per favorire l’incontro tra le diverse progettualità e la dimensione locale e regionale, ponendosi anche come interlocutore di riferimento per l’Università, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese e nei confronti di quelle multinazionali, come GSK Vaccines, che hanno un peso determinante sull’economia della città. Abbiamo salutato con grande soddisfazione la scelta di GSK di ampliare i propri centri di ricerca mondiali da due a tre, facendo di Siena il centro di ricerca su vaccini e biotecnologie più grande d’Italia. In parallelo si sono consolidate aziende importanti ed innovative, ed inoltre intorno a TLS operano già altre venti società, con circa 200 addetti. Dobbiamo lavorare tutti insieme, in una rete di relazioni istituzionali e imprenditoriali – ha proseguito Valentini – a partire dalle piccole e medie imprese fino alle Università e all’Azienda ospedaliera, favorendo anche le sinergie tra soggetti pubblici e privati, per valorizzare la presenza dei grandi gruppi industriali, come GSK Vaccines, i quali sono fonte di occupazione e investimenti nonché attrattori di capitale umano qualificato che genera progettualità, nuove opportunità di lavoro, crescita e sviluppo del territorio, come accadrà ulteriormente con l’attuazione degli investimenti annunciati da GSK in Italia, che l’Amministratore Delegato ha quantificato proprio nel convegno di Rosia in 1 miliardo di Euro.La città di Siena – ha concluso il sindaco – sta vivendo una fase nella quale è chiamata a fare scelte strategiche per delineare il proprio futuro. Oltre a turismo, cultura ed università, il settore delle Scienze della Vita, grazie alla presenza fondamentale di grandi aziende e alla vitalità del tessuto produttivo e di ricerca ormai radicato nel territorio. L’area di Siena, dove sono già occupati 3300 addetti, è inserita nel grande contenitore disegnato dalla Regione nel Distretto Toscano e nel progetto Pharma Valley”.
Katiuscia Vaselli