Quando un evento inatteso e dai danni economici incalcolabili arriva nessuno è preparato.
Eppure, già dalle prime ore tutta la vicenda è apparsa così surreale che anche un occhio inesperto si era reso conto che solo il governo a livello centrale poteva influenzare concretamente gli impatti futuri.
Sono salti di paradigma talmente veloci che l’unica cosa che ti salva è la fiducia, e l’affidarsi.
Lo dobbiamo dire perché adesso il tema per guardare avanti non è solo avere la consapevolezza che nessuno di noi sarà più come prima per il cambiamento radicale che ci ha attraversato e che ha spostato le nostre certezze più profonde. Per andare avanti dobbiamo sapere quale strada si apre e ritrovare le certezze perdute, o almeno riaverne alcune, quelle necessarie per vivere, dignitosamente.
La fiducia che ha salvato tante persone in queste settimane e che salva in stato di emergenza è sapere di avere la liquidità necessaria per far fronte alle uscite; quando non ne hai, poi, ti affidi alla “promessa di liquidità”, come ad un’ancora, in attesa di riceverla.
Quindi, se in qualche modo ieri, come Paese, essere in fondo alla classifica in educazione finanziaria piuttosto che avere ancora un gap di genere inaccettabile poteva non sembrare a molti un problema prioritario da risolvere, apprendere adesso che l’Italia, in modalità Covid 19, è fanalino di coda nel panorama europeo sui prestiti con garanzia pubblica, francamente è gravissimo.
Si parla di 150.000 pratiche già sbloccate in Francia da metà aprile, 44.000 in Spagna, 10.000 in Germania, 6.000 in Gran Bretagna; ma per Italia al 5 maggio parliamo di pratiche “esaminate” dal Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese: 90.000, di cui 70.000 riferite ai prestiti fino a 25.000 euro e 20.000 ai finanziamenti fino a 800.000 euro.
I dati che mi hanno fatto letteralmente balzare sulla sedia sono riportati nel report del Centro studi di Unimpresa; in sostanza sono state “avviate” 170 operazioni con garanzia Sace, “autorizzate” solo tre. Se traduciamo i numeri in miliardi di euro significa nel complesso richieste di finanziamenti in sospeso per 17,9 miliardi di euro, di cui 12,5 Sace, ampiamente all’interno delle garanzie pubbliche di 210 miliardi.
Per intenderci, in Francia, secondo il report citato, le operazioni sbloccate ammontano a 22 miliardi, su una disponibilità di garanzie pubbliche per 300 miliardi di euro.
Dal momento che in una situazione di emergenza economica come quella che ci è arrivata addosso è la concretezza degli interventi e delle misure di liquidità immediate l’unica fiducia percorribile, come si può, ancora, rispondere a tali inefficienze salva vite che il problema è la burocrazia?
Il problema sono le responsabilità.
Quindi, se molte aziende chiuderanno perché non è arrivata la liquidità, cosa che non accade in altri Paesi, dato che viene accreditata in qualche giorno con un click e si trova prontamente la procedura giusta per realizzare il processo in stato di emergenza grazie alla garanzia pubblica, la chiusura delle nostre aziende non è una questione di merito o di burocrazia, ma di responsabilità politica.
In gioco c’è il futuro economico del nostro Paese e dei suoi lavoratori.
Quindi, venga data ora questa liquidità promessa, in attesa di rilanci e di nuove richieste di fiducia.
Altro che “bonus vacanze”, scusate, non si legge.
Maria Luisa Visione
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