Nel mercato europeo – e dunque anche italiano – del trading online, sono da qualche tempo entrate in vigore le linee guida dell’ESMA: nuovi regolamenti che stanno impattando sulle abitudini di investimento finanziario di molti utenti, e che cogliamo ora l’opportunità di approfondire, pur brevemente, grazie alla consulenza prestata da MIGLIORBROKERFOREX.NET, uno dei punti di riferimento per un’informativa sana e trasparente su ciò che avviene sui mercati finanziari.
Cosa cambia per chi fa trading con CFD
Lo scorso mese di marzo l’EMSA (Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati), che si occupa della regolamentazione e della vigilanza finanziaria nell’Unione Europea, ha annunciato nuovi regolamenti che avrebbero impattato sulla fornitura di contratti per differenza (CFD) e opzioni binarie, dai broker alla clientela al dettaglio, ovvero gli investitori non professionisti.
Le novità per le opzioni binarie sono sicuramente le più drastiche: questo genere di strumento finanziario derivato non può infatti essere proposto agli investitori retail, ma solamente a quelli professionisti (vedremo poi di cosa si tratta).
Più complesse sono invece le novità in capo ai CFD, che possono essere proposti anche agli investitori non professionisti, ma con limiti che sembrano essere ben più stringenti rispetto alle abitudini precedenti. In particolar modo, la leva massima offerta sarà pari a 30:1, ma questo limite così “alto” sarà in vigore solo per le principali coppie di valute (come EUR/USD o GBP/USD).
Per gli altri asset sottostanti, il limite di leva finanziaria è inferiore. Per esempio, per le altre coppie di valute, per i principali indici azionari e per l’oro, il limite di leva finanziaria è pari a 20:1, mentre per le azioni la leva non può essere maggiore di 5:1, ed è di soli 2:1 per le criptovalute.
Altra novità meno impattante (poiché la maggior parte dei broker l’avevano già adottata in tempi meno sospetti) è la c.d. protezione dal saldo negativo: è in altri termini impossibile che l’utente possa perdere più denaro di quello che deposita, grazie alla chiusura automatica delle posizioni quando l’equity dell’account raggiunge il 50% del margine minimo richiesto da tutte le posizioni aperte.
Tra gli altri vincoli cui i broker dovranno sottostare, anche il divieto di offerta di bonus e altre forme di incentivo commerciale, e l’introduzione di un avviso di rischio standardizzato che includerà anche l’evidenza della percentuale dei clienti dell’operatore che perdono denaro in un determinato periodo.
Cosa cambia per i trader?
Ma che cosa cambia nel dettaglio per tutti i trader? In sintesi, considerato che i regolamenti si applicano esclusivamente per la clientela al dettaglio, retail, nulla varia per i clienti professionisti. I clienti che sono pertanto classificati come retail, ma vogliono continuare a operare come prima, non dovranno far altro che chiedere al broker di poter essere – appunto – classificati come professionista.
Per farlo è necessario compilare una domanda formale indirizzata al broker (online) e dimostrare di possedere almeno due requisiti tra esperienze e competenze finanziarie, ampio patrimonio disponibile, abitudine a effettuare numerose operazioni di trading, e farlo in maniera frequente.
Intuibilmente, è possibile che molti trader non siano in grado di qualificarsi come professionisti: i requisiti che infatti bisognerebbe oggettivamente rispettare sono a volte piuttosto elevati (come quello legato alla disponibilità di un patrimonio abbastanza facoltoso), con la conseguenza di tagliar fuori una maggioritaria fetta di trader dalla possibilità di ambire a divenire professionisti. Ad ogni modo, come vedremo tra breve, la cesoia sui clienti retail sembra essere meno rigida delle apparenze.
Al di là di questa piccola parentesi, appare chiaro come l’impatto maggiore che i regolamenti avranno sui trader è legata alla dimensione massima delle proprie operazioni. Considerato che i limiti massimi di leva sono calati, è possibile che i trader più speculatori possano trovare delle barriere alle proprie precedenti abitudini di investimento. È anche vero, però, che generalmente i trader che operano con leverage piuttosto spinto sono anche degli investitori che dovrebbero (il condizionale d’obbligo) avere requisiti utili per poter domandare il riconoscimento della qualifica di investitore professionista, e che in ogni caso i limiti oggi sussistenti su buona parte degli asset sono comunque sufficientemente alti da poter soddisfare le ambizioni di gran parte degli investitori. Insomma, a volte il trader che vorrà aprire dimensioni ampie come in passato, ma con minori condizioni di leva, sarà costretto a versare del margine in più rispetto a prima.
Un altro dei principali cambiamenti – che sopra abbiamo già rammentato essere però meno impattante – riguarda invece la protezione del saldo negativo. Nel caso in cui operiate con un broker che non aveva ancora adottato questa cautela, si tratta certamente di uno sviluppo positivo, e farà si che i rischi di perdita oltre i livelli attesi siano sicuramente più contenuti.
Come stanno reagendo i trader
Ma come stanno reagendo i trader dinanzi a tutti questi cambiamenti? In linea di massima, non sfugge come sia sicuramente troppo presto per poter trarre le debite considerazioni, valutato che non ci sono troppe settimane di “reazioni” a nostra disposizione per poter effettuare una sintesi complessiva.
Quel che possiamo però già anticipare è che moltissimi trader hanno richiesto il passaggio della propria classificazione da retail a professionisti: un passaggio che nelle intenzioni del legislatore europeo dovrebbe essere limitato ai soli grandi investitori con esperienza e patrimonio di rilievo, ma che in realtà si sta trasformando in una strada molto più agevole per tutti, considerato che in molti casi è sufficiente una autodichiarazione per poter ottenere questo “upgrade”.
Una seconda evoluzione che stiamo notando è che in certi casi… non succede nulla: le opzioni binarie (che hanno subito le conseguenze più drastiche di questo nuovo regolamento) erano già in parziale disuso da qualche anno, “sostituite” – nel desiderio collettivo – dai contratti per differenza. E, come abbiamo visto, per i CFDsono entrate comunque in vigore delle soglie di leva finanziaria piuttosto alte, che probabilmente non pregiudicheranno il mantenimento della strategia da parte della maggior quota dei trader.
Insomma, a questo punto non possiamo che attendere effettivi cambiamenti di rotta da parte di broker e trader che, peraltro, potrebbero anche non esserci: il mercato sta raggiungendo un nuovo equilibrio, e non è affatto detto che sia immutabile…